giovedì 21 Novembre 2024

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I Coma Cose e “L’addio” per riaccendere l’amore – RECENSIONE

Recensione del brano che i Coma_Cose hanno presentato nell’ultima edizione del Festival di Sanremo

Compagni sul palco come nella vita, i Coma_Cose sono tornati a Sanremo, a due anni dal successo di “Fiamme negli occhi” (di cui qui la nostra recensione), con “L’addio“, un brano autobiografico con al centro un periodo di separazione che ha recentemente contraddistinto la loro storia.

Una proposta quindi in netta contrapposizione con quella che ha segnato il loro debutto sul palco dell’Ariston, e ciò si è visto anche dalla messa in scena. I due hanno ribaltato l’esibizione di due anni fa, non cantando più faccia a faccia ma di spalle, per poi ritrovarsi solo nel finale del ritornello. Quasi a voler esternare, in quei poco più di tre minuti, quello che hanno vissuto nella loro vita reale: prima il dolore della distanza, poi il piacere di una ritrovata serenità.

Canzone positiva a scapito del titolo |

Perché “L’addio” in realtà, a scapito del titolo, è una canzone positiva. Non parla della fine, ma di come evitarla. Il loro è un rapporto minato dalla professione che hanno scelto e dalla velocità che la contraddistingue (“Magari è solo questa vita strana, con le valigie sempre mezze fatte“) e che impedisce, soprattutto nei momenti di massima esposizione, di trovare un certo equilibrio. Subentrano quindi i silenzi (“Restare zitti per non maledirsi“) e prendere le distanze dall’altro sembra, a quel punto, l’unica soluzione possibile perchè “mica puoi toccare il fondo“.

Una distanza che si rivela però sana perché in loro c’è sempre stata la volontà di non abbandonare mai l’idea di coppia (“E sparirò ma tu promettimi che potrò sempre ritornare da te“). C’era la consapevolezza che “forse arriverà davvero il giorno in cui diventerai solo un ricordo“, ma c’era anche, e soprattutto, da parte di entrambi, la pazienza di aspettare la guarigione delle ferite dell’altro perché “quel tempo trascorso non puoi cancellarlo“.

L’allontanamento è stato quindi una necessità per riprendere coscienza di sé e far sì che i ricordi belli oscurassero quelli brutti. È un distaccarsi per poi riscoprirsi ancora più innamorati di prima: “C’era una foto dove ci guardiamo, gli occhi felici dopo i giorni brutti, ed ogni tanto lo dimentichiamo, ma il nostro fuoco lo hanno visto tutti“. E non sembra un caso l’utilizzo di questa immagine per loro che hanno già cantato l’amore con quelle “fiamme negli occhi” che “se mi guardi mi bruci“. È la fotografia di una complicità ritrovata e, soprattutto, rinnovata.

Minimalismo che lascia spazio alle parole |

La loro interpretazione contribuisce a rendere avvolgente un brano che è in piena tradizione Coma_Cose, con il cantato leggero di California intervallato dalle barre di Fausto Lama, entrambi bravi a dare peso ad ogni parola. E, in questo, contribuisce anche la scelta, immaginiamo voluta, di sonorità scarne e minimaliste. Una produzione troppo ricca e invasiva avrebbe rischiato di togliere attenzione su quello che è il vero punto forte di questo brano: il testo e l’efficacia delle immagini di cui è composto.

Manuale su come affrontare una crisi di coppia |

L’addio” è così un vero e proprio manuale per tutte le coppie che si ritrovano in crisi. L’amore non può essere solo rose e fiori ma è anche sofferenza, e ad acuire questo concetto ci pensa la nostra società attuale, di sentimenti che rischiano di soccombere davanti a ritmi sempre più frenetici e di addii che sembrano quindi la soluzione più facile e a portata di mano dopo le prime difficoltà.

I Coma_Cose insegnano invece a non farsi travolgere da tutto ciò che, in quel preciso momento, allontana dall’idea di coppia ma a sapersi vedere, allo stesso tempo, anche come persone autonome. Accettano che sì, ci si può perdere ma poi si può anche combattere per cercarsi di nuovo. Perché, se era amore vero, “l’addio non è una possibilità“.

Ascolta e acquista qui il brano |

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.