“Comuni mortali”, Achille Lauro si leva la maschera e si racconta – RECENSIONE

Achille Lauro Comuni mortali

Analisi di “Comuni mortali”, il nuovo album di Achille Lauro. Il cantautore romano firma la sua opera più autentica e intensa: un lavoro che parla di dolore, radici e rinascita.

Gli artisti, in fin dei conti, scrivono quello che vivono. E anche se lui lo fa dall’inizio, è soltanto con “Comuni mortali” che riesce a mettersi completamente a nudo. Stiamo parlando di Achille Lauro e del suo nuovo album uscito il 18 aprile per Warner. È il disco della maturità, la sua creazione più importante. Il 2025 è un anno speciale, l’ennesima svolta, quella pop intimista in cui si racconta mostrando senza pudore quel cuore pugnalato che si è tatuato vicino all’occhio destro. 

Lo fa per sé stesso e per gli amici che ha perso. Per tutti i frà uccisi nelle piazze di spaccio che miravano alla luna e sognavano di riscattarsi sotto un cielo senza regole. «Sparano a ‘sti giovani ambiziosi e alle ambizioni in un mondo che fa poveri i più poveri. Ho asciugato le lacrime a tua sorella quando ha saputo che cosa era successo. Fratello, sai, ti voglio bene come da bambini. Aspetto che saremo insieme e di nuovo vicini», canta nella struggente “Barabba III”, una ballad potente e delicata al tempo stesso.

Lo fa per sua madre a cui dedica la toccante “Cristina”. Una mamma che c’è sempre stata con i suoi abbracci che non smettevano mai, che ha fatto da madre anche ai ragazzi madre con cui uscivano i figli e per loro ha rinunciato a tutto, persino a comprarsi vestiti nuovi. Lauro la ringrazia perché è solo grazie a lei se è diventato l’uomo che è oggi. «Quei sacrifici non sono stati per niente e se oggi trattano i tuoi figli diversamente è perché hai insegnato a dare senza mai indietro niente, mamma». E se in questo disco si spoglia di ogni costrutto lo fa anche per Roma che ama immensamente e che lo ricambia. È bastato annunciare sui social uno show speciale per scatenare in poche ore il delirio in Piazza Spagna, duemila persone radunate per lui che presenta in anteprima il nuovo singolo “Amor” (qui la nostra recensione) con cui omaggia proprio la capitale. Quella capitale che gli fa sempre l’effetto della prima sera. 

Con questa settima creatura, si spoglia di ogni maschera e si ritrova spalle al muro. Come l’omonimo pezzo di Renato Zero a cui l’artista veniva accostato per i suoi maquillage. Ma ora non ci sono più lustrini, è Lauro senza travestimenti. Un Lauro romantico che spicca nel singolo certificato disco di platino “Amore disperato” e nella sua canzone sorella, “Incoscienti giovani”, rispettivamente la sesta e la settimana traccia del disco.

Lo abbiamo capito, “Comuni mortali” è emotivamente travolgente come l’amore che canta nel pezzo di apertura “Perdutamente”. Si piange, ma non pensate ci siano solo le lacrime. C’è lo zampino di Michelangelo nella produzione della danzereccia “Fogli di papavero” e il contributo del fratello di Achille nella eroticamente caotica “Dirty love”. Oltre alla follia e al romanticismo, nelle canzoni si sente anche molta America. Quell’America che ha girato in lungo e in largo durante la gestazione del cd e che rende protagonista in “Dannata San Francisco”. Pensate che tre titoli dei brani sono in lingua inglese e citano due simboli degli Usa, la Walk of Fame di Los Angeles e Kennedy. 

Più che un album, un turbolento sali e scendi in cui emergono tutte le sfumature di Achille Lauro che non avevamo ancora conosciuto. 

Scritto da Francesco Costa
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