Il cantautore, tornato all’Ariston insieme al rapper Rancore, dimostra ancora una volta tutta la sua originalità
“Tu vieni al Festival e vinci sempre il Premio della Critica… quindi cosa sei venuto a fare anche quest’anno?” “A vincere il premio della critica…” Così Daniele Silvestri rispondeva in conferenza stampa profetizzando il finale di un ottimo Festival 2019, dove ha preso parte gareggiando con il brano Argentovivo, classificandosi alla fine al sesto posto, aggiudicandosi però Premio della Critica, Premio miglior testo e Premio sala stampa Lucio Dalla. Poca roba alla fine…
Chi conosce Daniele e ed è pratico della sua discografia sa quanto questo artista sia spesso fautore di progetti particolari e di qualità e questo ultimo brano ne è l’ennesima conferma. Parole, tante parole, incollate abilmente dall’autore per creare un testo intelligente e non banale. L’idea di base è quella di raccontare di un adolescente di oggi: “ho sedici anni, ma è già da più di dieci che vivo in un carcere”. Riflette sul come essere giovani oggi sia differente, sul senso di rassegnazione e autodistruzione che spesso (ma non sempre per fortuna) sia una prerogativa dell’adolescente tipo del 2019, frenato e sedato da social, smartphone e schermi.
“Avete preso un bambino che non stava mai fermo, l’avete messo da solo davanti a uno schermo e adesso vi domandate se sia normale se il solo mondo che apprezzo è un mondo virtuale”, il testo ben si concilia con il tappeto musicale voluto dal cantautore: cupo e pieno di ritmo, spezzato dal bell’intermezzo di Manuel Agnelli e poi ripreso da Rancore, ovvero da una delle migliori penne del panorama rap italiano (ascoltare l’ultimo album Musica per bambini per conferma). Nel complesso il pezzo funziona e, pur non essendo certamente adatto ad un ascolto distratto e fugace, ascolto dopo ascolto cresce e convince, Silvestri ancora una volta sceglie di evitare la strada del facile ritornello o della melodia orecchiabile e riesce nel difficile intento di parlare di un tema complesso in maniera assolutamente non banale.
I versi di Rancore poi, contribuiscono ad aumentare ancor di più il valore artistico del pezzo, ne è un esempio la frase “io che ero argento vivo in questo mondo vampiro, mercurio liquido se leggi la nomenclatura”: dal simbolo del mercurio HG che deriva dal latino hydragyrum ovvero letteralmente “argento vivo”, arma utilizzata secondo credenze popolari contro i vampiri.
Un insieme di significati, di incastri e di sensi che testimoniano ancora una volta la capacità del cantautore romano di stare al passo con i tempi e di saper raccontare questi in maniera originale e mai banale.
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