venerdì, Marzo 29, 2024

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Cortese: “Amore e gloria? Riflessioni sull’amore e i sogni” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore salentino, in uscita con il suo nuovo album intitolato “Amore e Gloria

E’ disponibile dallo scorso 19 ottobre “Amore e Gloria”, il nuovo progetto discografico di Michele Cortese, in arte semplicemente Cortese. Si tratta di un concept album che racconta le varie sfaccettature e declinazioni di tutto ciò che nella vita facciamo per la gloria dell’essere e dell’anima: amare e sognare. Approfondiamone ogni dettaglio insieme al diretto protagonista.

Ciao Michele, benvenuto. Partiamo da “Amore e Gloria”, come si è svolto il processo creativo di questo progetto?

«Era l’inizio del 2020, un anno maledetto un po’ per tutti, ho ascoltato tanta musica nuova raccogliendo nuovi stimoli e nuovi spunti, staccandomi anche un po’ dagli ascolti di cui ho abusato per anni di alcuni capostipiti della canzone d’autore (che porto comunque ormai sotto pelle) per esplorare nuovi linguaggi. È stato un  processo fluido e veloce, per me necessario, un flusso creativo intenso e concentrato. Ho scritto un po’ di canzoni, ovviamente più delle otto che sono finite nella tracklist del disco e le ho condivise con Matteo Bemolle De Benedittis, tastierista e producer che ha lavorato agli arrangiamenti. La produzione di quest’album è iniziata così, a distanza, in pieno lockdown, quindi poi dopo mesi, nelle fasi successive, ritrovarsi in studio è stata davvero una festa».

Quali riflessioni ti hanno ispirato durante la composizione di questo lavoro?

«Riflessioni sull’amore e i sogni, tutto ciò che nella vita facciamo per la gloria dell’essere e dell’anima». 

A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?

«Synth pop, indie, rock, sonorità che mi piacciono e mi appartengono e che mi raccontavano bene i brani emozionandomi tutte le volte che Bemolle mi inviava un provino in fase di pre-produzione». 

Cortese Amore e Gloria

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinato alla musica?

«Avrò avuto 11-12 anni, vidi su Rete4 “Jesus Christ Superstar”, la rock opera di Andrew Lloyd Webber, un capolavoro di Broadway e mi innamorai di quelle voci; nello stesso periodo grazie ad una musicassetta nella macchina di mia zia scoprii Lucio Battisti e decisi che desideravo una chitarra per scrivere e cantare anch’io le mie canzoni». 

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?

«In ordine cronologico, volendone citare solo alcuni, direi: Deep Purple, Lucio Battisti, Led Zeppelin, Queen, Lucio Dalla, Ivan Graziani, PFM, BMS, Battiato, Niccolò Fabi. Poi ce ne sarebbero altri più recenti che mi accompagnano e influenzano come ad esempio Brunori Sas». 

Nel 2008, come membro degli Aram Quartet, hai vinto la prima edizione italiana di X Factor. Che ricordo hai di quell’esperienza?

«È un mix di ricordi tra divertimento, bellissima spensieratezza, inesperienza, trascichi tanto incredibili quanto effimeri di visibilità televisiva, primo approccio ad alcune regole spietate dello show business». 

Nel 2015 ti sei aggiudicato il “Festival internazionale della canzone di Viña del Mar” in Cile. In che termini ti è stato utile il confronto con altre culture e altri popoli?

«È stato un confronto bellissimo grazie al quale ho preso assolutamente contezza del fatto che la musica a volte parla davvero tutte le lingue del mondo perché tocca corde emotive importanti da questa e quella parte del pianeta». 

Dopo aver collezionato queste importanti e prestigiose esperienze, quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

«Ora più che mai mi piacerebbe portare in giro le mie canzoni il più possibile, amo la dimensione del live, l’incontro coi musicisti e col pubblico. Ho un’ambizione forse utopistica e sicuramente sognante alla quale mi hanno un po’ viziato anche le mie esperienze all’estero e la mia età: meno hype e più palchi».

Per concludere, qual è la lezione più importante che pensi di aver appreso fino ad oggi dalla musica?

«Che bisogna lavorare duro con umiltà, caparbietà, cura e sincerità perché in questo mondo c’è posto per tutti e occasioni per pochi».

© foto di Federica Signorile

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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