A tu per tu con il duo musicale composto dal chitarrista Cristian Soldi e dalla cantante Sara Bronzoni
Hanno cura delle sonorità e ben chiaro il valore di ogni singola parola Cristian Soldi e Sara Bronzoni, in arte Cri+Sara Fou, duo artistico attualmente in rotazione radiofonica con il singolo “Non possiamo più aspettare” (Sciopero Records, Edizioni La Contorsionista), disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire da venerdì 19 ottobre. Reduci dalla pubblicazione dell’album d’esordio “Non siamo mai stati”, tornano sulla scena musicale con un nuovo brano dal forte contenuto emotivo, un invito a superare ed esorcizzare ogni situazione negativa con l’ausilio di un bel “chissenefrega”.
Ciao Sara, ciao Cristian, partiamo da “Non possiamo più aspettare”, com’è nato e cosa rappresenta per voi questo nuovo singolo?
Sara: «In maniera abbastanza casuale, durante le prove poco prima di un nostro spettacolo, c’erano la voglia e l’esigenza di fare qualcosa di nuovo. L’ispirazione è arrivata all’improvviso, come tutte le cose che riguardano la musica o l’arte in generale. Per noi rappresenta un punto di ripartenza, dopo una piccola pausa post produzione del disco».
Cristian: «E’ nato durante un mese di ritiro in una casa nella bassa del Piemonte, dove ci siamo ritrovati per scrivere brani nuovi. È arrivato per caso, in maniera molto naturale, come quando si scrivono solitamente le canzoni, con nulla di impostato, il testo é venuto fuori quasi da solo».
Un brano che segue la pubblicazione dell’album “Non siamo mai stati”, c’è un qualche filo conduttore tra il disco e questo nuovo singolo?
Sara: «Si, il brano non è presente nel disco, ma il filo conduttore credo sia da ricercare nell’atmosfera, nelle sonorità e nell’attitudine che abbiamo nella scrittura. Nonostante queste ben rodate caratteristiche, abbiamo cercato di rendere una maggiore immediatezza che potesse essere accolta da più persone».
Cristian: «A differenza dell’album che è stato composto a distanza, questo pezzo è stato scritto insieme, il filo conduttore in realtà è rappresentato dal nostro affiatamento e dalla nostra crescita, l’evoluzione che sta proseguendo dopo questo anno di conoscenza personale e di approfondimento del nostro sodalizio artistico».
Una canzone con una veste sonora ben precisa, quanto è importante avere un’identità già ben definita?
Sara: «Le sonorità sono abbastanza caratterizzanti, abbiamo un’identità definita ma spontanea, il nostro disco è nato in maniera casuale e a distanza. Sono certa che, ascoltando tutte le nostre canzoni, si avverta un’atmosfera di estrema naturalezza».
Cristian: «Penso molto, anche se siamo nati solamente da un anno, abbiamo la nostra identità, una linea ben definita che si ripercuote attraverso le nostre idee. Credo che questo conti molto, per imporsi per ciò che si è veramente».
Dal punto di vista testuale, invece, cosa avete voluto raccontare in questo pezzo?
Sara: «Tutti i nostri lavori si caratterizzano per una ricerca e un’attenzione abbastanza maniacale dei testi. In questo nuovo brano, le parole sono senz’altro più dirette, meno criptiche ma comunque evocative, raccontano delle emozioni, ci spronano a cercare di vedere sempre un punto di luce, anche quando ci sembra tutto buio».
Cristian: «È il primo brano scritto a quattro mani da me e Sara, racconta un po’ le sfide di tutti i giorni, la vita può risultare difficile per tutti, dalle pene d’amore ai problemi di lavoro, dire ogni tanto un “chi se ne frega” è terapeutico e rappresenta una bella spinta per poter andare avanti».
Quanto è importante, oggi come oggi, infondere un messaggio di speranza?
Sara: «E’ importante in primis per noi stessi come persone. Non possiamo solo chiudere gli occhi ed escludere i turbamenti dalla nostra vita in generale, perciò anche se la tentazione sarebbe quella di lasciarsi trasportare da questa corrente di non ottimismo, è senza dubbio più confortevole trovare lo spirito giusto».
Cristian: «Purtroppo non è facile, soprattutto attraverso la musica mainstream che si ascolta nelle radio, ormai non passa quasi più alcun messaggio. Sembra che i testi siano passati in secondo piano, questo è un vero peccato e, in tal senso, cerchiamo di dire la nostra».
La musica può essere ancora il giusto antidoto per smuovere coscienze e riprendere, in qualche modo, le redini del gioco?
Sara: «La musica può e deve avere il ruolo di smuovere gli animi, di risvegliare l’attenzione nei confronti delle persone, anche se nelle produzioni attuali manca un po’ di quell’istinto per regalare un abbraccio sonoro all’ascoltatore».
Cristian: «Penso proprio di sì, la vita è ciclica e credo che la musica ritornerà, o almeno spero, a fare la differenza».
In “Non possiamo più aspettare” ritorna più volte il mantra del “Chissenefrega”, un modo per sminuire ed esorcizzare ogni situazione negativa?
Sara: «Esattamente, simboleggia quel momento in cui decidi di rialzarti e di lasciarti scivolare addosso determinate cose che non possiamo controllare».
Cristian: «Certamente, serve a trovare quella forza per andare avanti, il “Chissenefrega” non è da intendere come una cosa negativa, bensì come una reazione che ti spinge a rimboccarti le maniche».
Tornando un attimino indietro nel tempo, come vi siete conosciuti?
Sara: «Per caso, ci hanno presentati per una collaborazione in cui, in realtà, non dovevo nemmeno cantare. Dopo poco tempo è nato il nostro primo brano “Let’s waltz”, ci siamo sentiti affini nella scrittura e abbiamo intrapreso insieme questo nuovo percorso».
Cristian: «Ci siamo conosciuti tramite amici comuni, stavo scrivendo un disco musicale di sola chitarra, volevo fare il video di un brano, mi avevano suggerito Sara per partecipare alla clip, essendo lei cantante le ho chiesto di provare a fare qualcosa insieme, da lì è venuta l’idea di accorpare la sua voce in tutti i brani».
Con quale spirito vi affacciate al mercato e come valutate il livello generale dell’attuale settore discografico?
Sara: «Onestamente non ci siamo posti il problema, abbiamo deciso di mostrarci per quello che siamo, in maniera elegante e quantomai spontanea. Se scrivi pensando a cosa potrà succedere di quel brano, viene meno la componente di ricchezza di un determinato lavoro. Ho l’impressione che oggi manchi l’attenzione per le canzoni, troppo spesso vengono trattate come prodotti commerciali e non artistici».
Cristian: «Ci affacciamo al mercato rimanendo spontanei, sperando che i nostri messaggi vengano recepiti da qualsiasi persona, arrivando ad un pubblico trasversale. Il mercato offre tante proposte interessanti, purtroppo la selezione va sempre a discapito dell’arte, basta guardare le classifiche per capire l’orientamento dell’intero sistema».
Personalmente, vi collocate in un genere particolare?
Sara: «Non ci collochiamo in nessun genere particolare, ci ispiriamo al cantautorato e cerchiamo di dare una forte attenzione alle linee melodiche e alle trame strumentali».
Cristian: «Premesso che non sono un amante delle etichette preconfezionate, ci avviciniamo a qualcosa di simile al cantautorato, almeno credo, anche se non saprei bene dirti dove possiamo collocarci per la precisione».
Per concludere, quale messaggio vorreste trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la vostra musica?
Sara: «Farsi trasportare dalle emozioni racchiuse in tutti i nostri brani, nessuno escluso, credo che sia fondamentale per un artista essere accolto nella totalità della sua espressione. La musica è conforto e deve cercare di infondere speranza».
Cristian: «Un messaggio d’amore per la vita, per l’arte e per la musica, un veicolo potentissimo ultimamente troppo influenzato da ciò che passa nelle radio e in televisione, oltre che dalle mode di un determinato momento».
Nico Donvito
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