“Dalla A alla Z”: A come Alfa

Alfa

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla A come Alfa. A cura di Francesco Costa

La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla A, A come Alfa.

Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.

“Dalla A alla Z”: A come Alfa

Per Sara che studia fuori sede e per pagare l’affitto porta ai tavoli da bere, per Filo che ora vive in Olanda, per Totò e le notti in studio assieme. Per Andrea che si guardava attorno in cerca di un posto nel mondo con i suoi chili, di troppo come gli sguardi della gente. È per tutti loro che fa musica l’artista della puntata di oggi che si chiama De Filippi, ma non ha fatto Amici. Il suo talento divampa tra i ragazzini su TikTok in una primavera di qualche anno fa e da lì migliora sempre di più. Gli hanno detto di puntare al sole ma non come Icaro, lui l’ha fatto e ora le sue canzoni prendono ovunque un po’ come Radio Maria. Il suo nome inizia con la lettera A, A come Alfa

«Bella come quando è estate a Roma ma fredda come l’inverno a Milano», è così che definisce la sua lei, ma in fondo non è un po’ questo il senso di vivere? Stagioni che si alternano, ombre che turbano e rendono più gloriose le luci. La vita non è un gioco da ragazzi come canta Lucio Corsi, è un gioco da equilibristi che ti fa oscillare come su di un filo tra gioie e delusioni e lui non è mai del tutto soddisfatto. Se gli chiedi “Nei tuoi occhi cosa c’è”, ti risponderà che c’è l’agrodolce sensazione di trovarsi sempre all’inizio di tutto. Incastrato in un loop di prime volte, un eterno ritorno dell’identico con tutte le ansie e le aspettative che questo comporta. Ecco svelate le ragioni del nome d’arte, non serve essere diplomati al liceo classico come lui per sapere che l’Alfa che è la prima lettera dell’alfabeto greco, l’inizio di tutto.

«Io mi sento come al primo giorno di scuola, messo alla prova», canta in “San Lorenzo”, hit del 2020 con Annalisa (canteranno insieme anche in “Amsterdam”) in cui confessa di sentirsi fuori luogo, un cantante fuori dal coro. Il pezzo anticipa – insieme a “Snob”, duetto con Rosa Chemical pubblicato pochi mesi dopo, il suo secondo album “Nord”, non solo un disco, ma la stella polare polare da seguire. «Io ho puntato tutto sulla musica per capire chi sono» ed è in un dieci agosto dal cielo terso che da bambino vede passare una stella cadente. Esprime un desiderio, il desiderio di non sentirsi più lo sfigato della scuola, quella stessa scuola che lascia la protagonista di una sua canzone country pop del 2023, “Sofia”. Anche lui come lei non va all’UniMi, va all’UniBo dove “Bo” non sta per Bologna, sta per un gigantesco punto interrogativo. Ci prova, si iscrive anche, ma i suoi sogni lo trascinano altrove. Quanto può essere attrattivo il suadente richiamo di un sogno? Tutti ne abbiamo inseguito uno, incantati come Ulisse da Calliope, almeno una volta nella vita. Ci sono i realisti che sognano il posto fisso come Checco Zalone in “Quo vado” e poi ci sono gli idealisti che sognano la luna come Gru in “Cattivissimo me”. 

Non esistono strumenti per calibrare la grandezza dei sogni, non è una partita di calcio, non ci sono desideri di serie A o di serie B ed è per questo che ci siamo tutti commossi nel vedere la vecchia generazione – saggiamente rappresentata dal professor Vecchioni – unirsi alla nuova per poi lasciarle un foglio sulla scrivania con una poesia scritta sopra a cui manca solo un verso. A finirla ci pensa a ventiquattro anni Alfa, segnando con il duetto “Sogna ragazzo sogna”, il momento più emozionante del Festival di Sanremo del 2024. «Sin da quando ero piccolo amo fare sogni a letto ma sogni troppo grandi per restare in un cassetto», canta infatti in “Non la ascoltare” con Ariete e da quel cassetto ci escono talmente tanto che sugli Yo-Yo Motta che si portava a scuola suo padre ora c’è la sua faccia (come rappa in “Cerco un posto”).

Il successo è così “Stupefacente” da confonderlo e destabilizzarlo. Mancano poche settimane alla maturità e in quella fase che è come una bottiglia – colma fino al collo, non di acqua ma di ansia e aspettative, di atavici dubbi sul futuro e questioni esistenziali – si ritrova all’improvviso ad essere popolare come il quarterback dei film americani nei licei. Si ritrova a firmare autografi e scattare selfie tra una lezione di latino e una di letteratura. Lui che fino a qualche giorno prima era il ragazzino solo, timido e impacciato che faceva musica nel silenzio generale.

Quel ragazzino picchiato e umiliato dai bulli delle medie che esorcizzava le paure, partecipando alla gare freestyle della città. I primi mixtape “Mondo Immobile Mixtape” e “Alfa-Omega” li pubblica nel 2017 e si delinea presto il suo stile, un rap chiaro e comprensibile da abbinare al pop dei primi singoli come  “Disegno” e “Tempo al tempo”, frase mantra che ritorna spesso nei suoi pezzi come se fosse una sorta di auspicio. «Tempo al tempo, testa a posto con lo sguardo avanti, solo così ti stacchi dagli altri, solo così raggiungi i traguardi», canta infatti nel pezzo.

È sempre in questi anni dell’adolescenza che collabora con gli altri giovani emergenti dell’hinterland genovese con cui condivide passioni e speranze, tra di loro c’è anche un giovanissimo Olly che canta con lui “Best seller”. La coppia si riunisce poi una seconda volta 

nel 2021 sulle note del brano estivo “Bevo tutta la notte”. È come se per anni i genovesi si fossero chiusi nel reverenziale timore degli eroi che li hanno preceduti, come se non si azzardassero nemmeno a fare musica per paura di disturbare l’inquilino di via del Campo e i suoi amici. Ad abbattere il muro, con l’umiltà e la consapevolezza dell’insuperabile spessore dei maestri, ci ha pensato la generazione zeta. È nel maggio del 2019, con la hit pop “Cin cin”, che esplode il fenomeno Alfa. Il brano diventa virale su TikTok, le ragazze in particolare fanno a gara per usarlo nelle loro coreografie e nel tempo raggiunge la cifra record di oltre 100 milioni di stream con un totale di quattro dischi di platino.

lluminate dalla luce di questo tormentone, anche le canzoni già uscite brillano come “Dove sei?” del 2018 e la dolcemente melanconica “Testa tra le nuvole, Pt. 1”. Una cosa è certa, se i talent show hanno preso il posto della gavetta quindici o venti anni fa, i social stanno soppiantando i talent ora. Per arrivare alla gente sono fondamentali e Andrea di questo è un po’ il simbolo. Sono stati sempre i social a lanciare la ballad “Il filo rosso”, uno dei più grandi successi dell’autunno 2024.

Anche questo testo, come tanti altri che scrive, funziona perché profuma di quelle cotte che ti prendi da adolescente quando ti sembra che la vita non dipenda da altro. Ed è per questo che diventa un punto di riferimento per i più giovani che prima non lo guardavano neanche in faccia e adesso gli chiedono la foto. Ma quando ci si innamora, ci si comporta da ragazzini, a qualunque età succeda. Ecco perché anche gli adulti lo apprezzano. Lo apprezzano per la sincerità dei suoi sentimenti, stessa sincerità con cui ammette di essersi montato un po’ la testa dopo il boom. È ripensando al ricordo delle sue insicurezze – che non vanno cancellate ma devono servire come monito per rimanere con i piedi per terra – che gestisce le difficoltà del successo.

Di fragilità parla nel primo album “Before Wanderlust” per giungere alla conclusione, in “Temporale (24 marzo)”, che non cambierà per l’oro. Non fa musica per la gloria, ma per fare tornare il sole. D’altronde, per lui che è nato in agosto, l’estate è la stagione migliore. Si spiega così la sua predilezione per i tormentoni estivi a partire da “You make me so happy” del 2022 – che passa inosservata ma viene subito seguita dalla hit con Rosa Linn “Snap” – e poi dalla mega hit cinque dischi di platino dell’anno successivo, una canzoncina leggera e divertente: “Bellissimissima”

Complice quel successo, che lo fa conoscere a tutte le generazioni, da Genova approda a Sanremo con tutta la sua energia e arriva decimo con l’orecchiabile folk – per alcuni molto simile a un pezzo degli One Republic – “Vai!”. In quella fortunata settimana esce anche il romantico album “Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato”. Non avrà il dono della sintesi, ma con quel disco – supportato poi anche dal singolo “Vabbè ciao” – vola al primo posto della classifica e i biglietti del suo primo tour nei palazzetti vanno a ruba. Tutti i sogni che custodiva, ora si stanno realizzando come il duetto con Manu Chao – si è addirittura tatuato la sua faccia in quel mosaico di tattoo che sono le sue braccia – che vince il titolo di tormentone estivo ai Power Hits di Rtl del 2025, “A me mi piace”.

«Tutto cambia se lo vuoi, un giorno “Prima o poi”» e per Alfa quel giorno è arrivato. È arrivato perché, per una volta, non ha avuto paura di volare vicino al sole. Si è liberato di ogni paura e ora, sul filo del rasoio, ci fa l’equilibrista e anche se gli fanno male le gambe non può fermarsi perché ha imparato che un sogno da solo non si realizza. Bisogna costruirlo lavoro dopo lavoro fino al posto fisso, tentativo dopo tentativo fino alla luna perché per quanto sia scontato, Simona Ventura ha proprio ragione: crederci sempre, arrendersi mai. «Lasciatemi sognare ancora “5 minuti” in più, la sveglia suonerà». E ora che la sveglia ha suonato, il sogno è realtà.

Scritto da Francesco Costa
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