“Dalla A alla Z”: C come Cesare Cremonini

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla C come Cesare Cremonini. A cura di Francesco Costa
La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla C, C come Cesare Cremonini.
Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.
“Dalla A alla Z”: C come Cesare Cremonini
A poco più di trecento chilometri dalla Genova di Bresh, esiste una città colorata in cui la musica scorre da sempre come sangue nelle vene lungo i suoi infiniti portici. «Vorrei, vorrei, esaudire tutti i sogni miei», pensava tra le strade di Bologna, ricordando la cotta dell’estate appena trascorsa al mare, l’artista della puntata di oggi.
Era la prima canzone che scriveva, aveva quindici anni, da allora ne sono passati altri trenta. L’amore con Simona non si è mai realizzato, ma la voglia di diventare un numero dieci, a giudicare dai milioni di fan che lo ascoltano tutti i giorni su Spotify, quella sì che l’ha esaudita.
Un antico proverbio cinese dice che solo col sudore della fronte, lascerai le tue impronte. E lui, sul palco, suda tantissimo. Il suo nome inizia con la lettera C, C come Cesare Cremonini.
«Nessuno sa che avrei soltanto l’amore per lei», canta nel 2008 in “Dicono di me”. Un bastardo, un bugiardo, un serpente con ali da diavolo. Di lui dicono di tutto, ma dei gossip non si è mai curato perché ha sempre preferito che fosse la musica a parlare al posto suo. Protagonista nel video della canzone è Francesco Mastrorilli che, come Mastroianni per Fellini e Servillo per Sorrentino, assurge al ruolo di attore feticcio per Cremonini. Compare, tra gli altri, anche nei filmati di “Latin lover” del 2002 e “Io e Anna” del 2015.
Quel brano di diciassette anni fa, apre le danze all’album pop rock “Il primo bacio sulla luna” che contiene anche altri successi come “Il pagliaccio”, sorella maggiore di “Il Comico (Sai Che Risate)” del 2012, che mette al centro la figura del clown. Il giullare che ogni sera si trucca e si esibisce per il suo pubblico, ma che a volte non riesce più a levarsela quella maschera. Nello stesso album c’è anche “Qualsiasi cosa”, tratto da una poesia di Patrizia Binazzi. E forse “Una poesia” non sarà quel che innamorare ti fa, ma è con le poesie che, durante l’adolescenza, Cesare inizia a scrivere. Al talento con la penna associa presto quello con il pianoforte e la passione per la musica. Il suo punto di riferimento, fin dagli undici anni, sono i Queen e la prima canzone che impara è proprio “Love of my life” che performa nuovamente nel 2019 per un post sui social.
Con la voce di Freddie Mercury nelle orecchie, affronta gli anni del liceo che coincidono con quelli delle prime band. Poco prima della maturità, siamo nel 1999, legge una pietra miliare dei romanzi generazionali, “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Subito dopo, come illuminato da una luce divina sulla via di Damasco, scrive una canzone e la propone al gruppo con cui suona, i Lùnapop. Ai ragazzi piace e quello non solo diventa il loro primissimo singolo, ma un pezzo che rivoluziona le loro vite e cambia le sorti della musica pop italiana per sempre: “50 special”. Sono poco più che ragazzini quando si ritrovano travolti da un successo esplosivo. E infatti, dopo hit come “Un giorno migliore” e “Qualcosa di grande”, esplodono anche loro.
Il sodalizio si scioglie, con il frontman rimane solo Ballo, il biondino rasta che ancora oggi suona il basso per lui. È il 2002 quando deve ricominciare tutto, questa volta con il suo nome. Il salto nel vuoto spaventa, ma aver chiamato il primo disco “…Squérez?” – che nel linguaggio dei Lùnapop significa “Merda” – gli porta così tanta fortuna che vent’anni dopo festeggia l’importante anniversario come super ospite al Festival di Sanremo. Pochi mesi dopo, nell’estate 2022, il primo trionfale tour negli stadi.
Sempre in quell’anno, nonostante sia conscio che rischia di ottenere un esito commerciale inferiore rispetto ai precedenti fasti, decide di osare. Rinuncia ai ritornelli ficcanti e lo fa con un album che mischia pop, funky, prog rock e ballad barocche: “La ragazza del futuro”. È la sua creazione più sperimentale, ma anche la più adulta. In “Jeky” narra la sofferenza vissuta dai ragazzi durante la pandemia mentre in “MoonWalk” si denuda di ogni filtro ed elabora la dolorosa perdita del padre. Con violenta tenerezza, racconta gli ultimi giorni vissuti insieme a lui. Gli chiede di fargli una carezza, di parlare tutta la notte, di insegnargli a volare come un aquilone per far sì che un giorno lo possa raggiungere. Davanti alla morte, crollano le sicurezze. Ma una cosa è certa nel suo cuore, anche se ora non c’è più, suo padre continuerà a cercare di illuminarlo con i suoi proverbi. Come canta in “PadreMadre”, singolo estratto nel 2003 da “Bagus”, il suo primo cd da solista.
Tra le tracce, c’è anche la consolatoria ballad “Vieni a vedere perché”: si può arrivare a odiarlo l’amore, ma se si riesce a scorgere il suo lato romantico, anche la tristezza può diventare una promessa d’amore. Un po’ come New York in una delle sue canzoni più importanti e più vendute in assoluto, perfetta da urlare ai suoi concerti con la torcia del cellulare accesa, “La nuova stella di Broadway” del 2013. Sono passati molti anni, ma ancora ricordo precisamente il commento della figlia di una coppia di amici di famiglia: “Quando nomina l’odore del caffè, mi sembra di sentirlo”. È proprio vero, Cremonini ti fa sentire sulla pelle tutte le parole che canta con la sua voce avvolgente e piena di colori. Non per l’altro, il disco che comprende questa hit, si chiama
“La teoria dei colori”. Guardando le sue gambe muoversi, pensò che fosse una stella e lui, per sua stessa ammissione musicale, è “L’uomo che viaggia tra le stelle”. Un uomo che sa cosa significa amare e lo dimostrano i suoi testi come quello della sognante e dolcemente fiabesca “Una come te” in cui Cesare Cremonini paragona l’amata a un pianoforte senza coda che suona in città.
Quella stessa città di cui vorrebbe che lei spegnesse tutte le luci per ballare un’ultima volta prima di lasciarsi per sempre in “Ora che non ho più te” del 2024 che lo porta a sperimentare nuovamente, questa volta con il pop elettronico. Un ritorno in grande stile per Cè che conquista in breve tempo il disco di platino per la sua ultima creatura, “Alaska baby”. Un album estremamente variegato in cui si passa dai featuring con l’amica Elisa “Aurora boreale” e l’estiva “Nonostante tutto” all’elettro da tormentone di “Il mio cuore è già tuo” con i Meduza, ma c’è spazio anche per la più classica delle ballate, una toccante dedica in musica alla sua città che omaggia in duetto con un altro bolognese, Luca Carboni
Perché Bologna per lui non è solo la città dei colli sui quali sfrecciare allegri in vespa, è anche la città che non lo giudica quando piange. Quando gli altri se ne vanno al mare e vuole stare da solo, va a correre fino a “San Luca” ed è soltanto lì che si trova. Bologna è sempre presente, nei momenti di gioia – come quando, dagli spalti, corre nel prato dell’Olimpico con Morandi per festeggiare la vittoria dei rossoblu in Coppa Italia – e pure nei momenti di paura come nel caso della fuga dai ragni per le strade della città nel videoclip di una canzone nostalgica che ha compiuto da poco vent’anni: “Marmellata #25”. Una storia d’amore è appena naufragata e occorre trovare il modo per superare il senso di smarrimento. «Ogni volta in cui ti penso mangio chili di marmellata, quella che mi nascondevi tu, l’ho trovata». Una storia d’amore è finita, ma non l’amore.
E si ricomincia a vivere, ad amare. Ve lo ricordate come fa il tormentone “Buon viaggio (Share the love)” del 2014? «Coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare. Che se ci pensi, siamo solo di passaggio». Questa vita è come un viaggio e anche se è proprio strana, ci somiglia.
È una sala d’aspetto affollata e di provincia questo posto che si chiama “Mondo”, un posto in cui tutti vogliono essere eroi e “Nessuno vuole essere Robin”. Ma anche se “Possibili scenari” si contendono e dalle ultime ricerche di mercato si evince che la gioia è ancora tutta da inventare, anche se penserai che non è “Poetica”, questa vita ci ha sorriso.
Per questo, dobbiamo essere sempre consapevoli che «per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale» e come ci ricorda sempre Cesare Cremonini alla fine di tutti i suoi concerti: «domani sarà un giorno migliore».