“Dalla A alla Z”: E come Elodie

Elodie

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla E come Elodie. A cura di Francesco Costa

La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla E, E come Elodie.

Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.

“Dalla A alla Z”: E come Elodie

Tutto quello che dice, lo dice perché ciò che sente batte le sue mille paranoie. Tutto quello che fa lo fa perché l’istinto è la sua arma e non si sposta come Rosa Parks. L’artista della puntata di oggi è il vino che ti ubriaca in un mondo che è freddo oramai. Nel suo spirito brilla trionfante la lettera “Elle”. L come la sua libertà, L come le luci di un club, L come quella di luccicare sempre e comunque. Ma il suo nome inizia con la lettera E, E come Elodie.

Vige incontrastata, nel mondo della discografia, una legge imprescindibile: la legge del più veloce. Devi essere veloce nel capire chi sei, ma ancora più veloce nel gettarti a capofitto in un mercato che non conosci e che ci mette un millesimo secondo a divorarti. E se tentenni ti ritrovi azzannato dai “Lupi mannari” in un buco nero dal quale è impossibile uscire. Ma lei ce l’ha fatta. Molteplici le svolte nella sua vita d’artista, la prima io la riscontro in “Quando stiamo bene”, pezzo sconosciuto ai più che esce in duetto con Zibba all’inizio del 2018. Fa discutere, nei mesi successivi, il suo allontanamento da Emma che acquista più peso del dovuto. D’altronde, tra i tanti record che inanella c’è quello di essere tra le personalità più bersagliate dalla stampa. Basta addirittura una voce messa in giro voce sulla sua presunta ira, scatenata dopo che qualcuno le avrebbe strappato l’abito dietro le quinte del Festival di Sanremo del 2025 – a cui partecipa con “Dimenticarsi alle sette”, brano di spessore ricco di suggestioni arricchito da una produzione originale e per nulla ruffiana – per scatenare la polemica sui giornali che cercano scoop a tutti i costi.

Ma a differenza del vestito, la presa di distanza da Emma, è reale. Anni dopo, in un’intervista, la stessa Elodie ammette di averla delusa. È stata lei la prima a credere nelle potenzialità di questa ragazza sensibile dai corti capelli rosa e dagli occhioni stile cerbiatto accecato dalle fari di un’auto, seguendola come coach nel lastricato percorso che la porta a classificarsi seconda nel 2016. È stata lei a produrre il primo album “Un’altra vita” al cui interno si trovano brani pop classici come la riflessiva title track e “Giorni spensierati” scritte da Fabrizio Moro e altri pezzi creati per lei dai grandi nomi del genere come Ermal Meta (“Una strada infinita”) e la stessa producer (“Amore avrai”), è stata sempre lei a produrre il secondo disco “Tutta colpa mia” lanciato nel febbraio 2017 dal palco del suo primo Festival in cui si prosegue sulla stessa linea d’onda del lavoro precedente con una vena più autoriale come in “La verità” scritta da Amara. Anche in questo caso, è ben impressa l’impronta della sua mentore che partecipa alla scrittura di “Fine”, del singolo pop rock “Verrà da sé” e della traccia che porta il titolo del progetto, settima a Sanremo e unico pezzo certificato dell’album in cui è presente anche un primo duetto con Zibba, “Amarsi basterà”

Le vendite sono al di sotto delle aspettative e si iniziano ad avvertire le avvisaglie di un imminente frattura di cui nessuno ha colpe, una frattura generata dalla naturale necessità di seguire una strada diversa da quella che gli altri hanno immaginato per te. Dopo l’ultimo pezzo estratto, “Semplice”, torna a duettare a gennaio del 2018 con il cantautore già incontrato precedentemente ma lo fa in una ballad carica di un groove inedito prodotta da Mace. Quando una donna vuole chiude una relazione, la prima cosa che fa è in genere quella di stravolgere il suo taglio di capelli. Elodie lo fa per segnare un prima e un dopo, abbandona il rosa e spiazza i suoi fan nell’estate con una chioma grigia che sfoggia nel videoclip del suo primo tormentone, prodotto sempre da Mace e dal Re Mida Dardust, “Nero Bali” con Michele Bravi e Guè. Un pezzo pop elettronico orecchiabile e scanzonato scritto anche da Mahmood che rappresenta un’altra svolta a cui segue una serie di feat, di contaminazioni finalizzate a comprendere quale è la sua vera identità. E così, continua a spinge sul radiofonico nel singolo successivo “Rambla” con Ghemon e in due collaborazioni ai vertici delle classifiche nel 2019:  la funky “Pensare male” con i The Kolors e la mega hit curata da tre dischi di platino “Margarita” con Marracash.

Il crescente successo è sotto gli occhi di tutti, ma ora è tempo di appoggiarsi solo sulle sue spalle. Volgono così al termine due anni brulicanti in cui esce dalla sua bolla e recupera la leggerezza di cui aveva bisogno. Forse aveva solo bisogno di tempo, di sentirsi sbagliata e dopo aver ascoltato Nina Simone sul letto per ore è pronta per prendersi il suo posto nel mondo. «La mia fragilità è la catena che ho dentro, ma se ti sembrerò piccola non sarò la tua Andromeda», grida sicura e più sensuale a Sanremo nel 2020 con una canzone che si chiama proprio “Andromeda”. Una ventata di aria fresca di mahmoodiana memoria caratterizzata da un testo femminista e una produzione moderna, complessa, molto urban ma al tempo stesso catchy. Questo è il suo anno, questa è lei e “This is Elodie” risulta l’album più venduto dell’anno in Italia per una donna. Il boom è così potente perché abbandona qualsiasi sovrastruttura, riportando al centro la semplicità delle sue origini. Si deve sentire che viene dalla strada ed è a questo che serve una scrittura più immediata, è a questo servono i duetti con i rapper come “Mal di testa” con Fabri Fibra e “Non è la fine” con Gemitaiz che sfocia quasi nella trap (proprio con il trapper Sfera Ebbasta dà vita a due pezzi virali, la potente e malinconica “Anche stasera” del 2023 e la hit “Yakuza” di pochi mesi fa). Tutto questo senza rinnegare il pop elettronico che emerge in “Apposta per noi” e “Lontano” o sperimentale in “Sposa” con Margherita Vicario. E non ci dobbiamo dimenticare della cover slow al piano “Niente canzoni d’amore” di Marracash e Federica Abbate.

Chiacchiere da bar sintetizzano il suo successo nel più superficiale dei ragionamenti, si è spogliata e fa i tormentoni. Ma non serve un esperto di musica per capire che dietro al suo exploit c’è un lavoro profondo e importante, che dietro ai suoi tormentoni non c’è mai nulla di basico così come nelle scelte dei look. Nello stesso periodo stupisce con una chioma di capelli mori lunghi e mossi per il video del flamenco “Ciclone” (hit con Takagi e Ketra) e con lunghe trecce afro nella dance “Guaranà”. I brani dance pop diventano la sua cifra più riconoscibile come nella squisitamente anni 2000 “Tribale” dell’estate 2022, primo brano composto anche da lei. Mentre l’anno successivo, con un outfit alla Spice Girls, aggiunge qualche sfumatura R&B con Mengoni in “Pazza musica” per poi tornare alla dance con “Black nirvana” del 2024. Ma se parliamo di tormentoni che ti si piazzano nel cervello per non abbandonarlo mai più non possiamo non nominare un altro brano che segna una svolta nella musica pop italiana e che a oggi è decisamente il suo pezzo più conosciuto: “Bagno a mezzanotte”. Oltre al volume nella testa, alza l’asticella, mostrando un certo coraggio. Nel video, riprende la scena cult di “Basic instinct” ma al posto di una Sharon Stone senza mutande che accavalla provocante le gambe c’è una modella transessuale. 

Elodie non si nasconde dietro un dito, è sempre in prima linea per difendere i suoi valori, i valori di un mondo svuotato di qualsiasi forma di omofobia e condanna ogni ipocrisia senza il timore di inimicarsi la politica. Questo fanno le star, non hanno mezze misure, o le ami o le odi. Non per altro, il suo ultimo lavoro si chiama proprio “Mi ami mi odi”, un disco che la vede ragionare anche su temi impegnati. In “Odio amore chimico”, riflette sull’imperversare di questa “Apocalisse” che ci ha trasformati in leader dallo sguardo crudo e cinico. In questa realtà non c’è più l’inferno, nessuno si salverà, crollano sia gli angeli che i demoni e noi? A forza di bere petrolio ci siamo fatti venire il “Cuore nero” e allora tanto vale dimenticare tutte le cose fatte, tanto vale non andare a letto prima delle tre e camminare in bilico. Tanto vale lasciarsi andare all’amore fugace di una notte come canta in “1 ora”. Le sonorità sono quelle di un pop ipnotico e martellante (r&b nell’inaspettato duetto con Tiziano Ferro “Feeling”), i testi quelli di una femme fatale che non rinnega le sue fragilità. «Scappo come tra i palazzi dove sono cresciuta, libera di fare e di sentirmi perduta», canta in “Raro”, brano introspettivo con cui chiude l’album.

Perché Elodie è ritmo e lo sappiamo anche dai dischi precedenti come “Ok. Respira” del 2023, che contiene pezzi ballabili come “Purple in the sky” e “Strobo” ma anche il suo lato più sensibile ed emotivo che emerge in “Una su cento” e soprattutto in una delle ballad migliori degli ultimi anni: “Vertigine”. Aiutata da Elisa,  in quel successo del 2021, parla di quella sensazione d’ansia che non le passa, che le fa tremare le mani e la paralizza. In Elodie c’è tutto, c’è la sapienza di costruirsi una carriera con l’impronta della stella internazionale. È così che si è sempre sentita fin da quando ballava in discoteca ed è con questa mentalità che è arrivata nel 2025 a mettere in piedi uno show negli stadi che non ha nulla da invidiare a quelli delle grandi pop star del mondo.

E come tutte le grandi star non ha paura di osare. Audace, galattica, erotica e magnetica come i quattro atti del suo spettacolo che raccontano tutto ciò che è. Sul palco porta gli outfit sensuali con tanto di fruste, porta l’autoerotismo con ospite Gianna Nannini e i baci saffici con Gaia, porta le lacrime che la bloccano quando interpreta le ballad. Porta tutta la potenza di un’artista che è tale in quanto, incurante delle critiche, se ne fotte se un progetto non venderà come gli altri e sperimenta come fa in “Red light”, il mixtape del 2023 con pezzi house come “Glamour” ed “Euphoria”. Amata, odiata, capita, incompresa. «Ma lo rifarei lo stesso con gli stessi errori, lo rifarei», canta dal palco di Sanremo in “Due”. Questo significa essere artisti, significa lasciare il segno e anche l’ “Ascendente”. Significa spezzare le cose per finire in giri di parole senza nessuna direzione, significa diventare altre persone. Ma anche in mezzo al veleno, Elodie non cambierà mai e non si lascerà mai fregare dall’hype. «Ricorda sempre che se vado troppo veloce e non mi trovi, segui la mia voce».

Scritto da Francesco Costa
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