“Dalla A alla Z”: G come Chiara Galiazzo

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla G come Chiara Galiazzo. A cura di Francesco Costa
La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla G, G come Chiara Galiazzo.
Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.
“Dalla A alla Z”: G come Chiara Galiazzo
Immaginati di nuotare in una vasca enorme piena di sogni. Al posto delle paperelle che ti divertivano da piccola, il premio del talent show che hai vinto, i dischi d’oro e di platino. Una radio suona le tue canzoni e tu sei lì che galleggi, in pace con i sensi, mentre fai il morto.
Ripensi alle tre volte che hai fatto il Festival, ai complimenti della gente per la bella voce, ma all’improvviso l’acqua si tinge di rosso. Passa qualche minuto e ti rendi conto che il sangue è il tuo. Non te ne sei accorta subito perché il mercato discografico è come lo squalo di Spielberg, ti azzanna senza farsi vedere.
È successo anche all’artista della puntata di oggi. Un talento tanto brillante, quanto sottovalutato che continua a pulsare vibrante. Il suo nome inizia con la lettera G, G come Chiara Galiazzo.
Il bonsai ti insegna la pazienza e lei, che fino ai ventisei anni ha ricevuto solo porte in faccia, deve averne avuta molta. La pazienza di aspettare in coda il proprio turno e poi accettare il patto faustiano con i diktat del mondo della musica come la logica consolidata dei featuring con i rapper che rispetta con un pezzo fresco che parla di risvegli in letti estranei e piante come migliori amiche, “Pioggia viola”, il duetto con J-Ax del 2019.
Il brano è contenuto nell’ultimo album, il più maturo della sua carriera, che risale a cinque anni fa e si chiama proprio “Bonsai”. Il disco unisce modernità e tradizione e tra le tracce, c’è tutto quello che serve per soddisfare i palati del pubblico: dalle ballad come “L’ultima canzone del mondo” che scrive ispirata da un viaggio in Islanda agli anti-tormentoni dalle atmosfere aesthetic come “Honolulu”. E poi c’è “Bambola Daruma”, uno dei pezzi che più apprezzo di Chiara, il convincente ed equilibrato compromesso tra sperimentazione e orecchiabilità in cui invita la bambolina giapponese a portarle fortuna.
La stessa fortuna che la bacia nel 2012 quando, una volta estratta da dentro la forza, come un fiore che sta per sbocciare, scopre “Le leggi di altri universi” e strega il pubblico dei provini di X Factor. Con indosso un impermeabile, come se dovesse scappare da un momento all’altro, colpisce giudici e spettatori con la sua spontanea simpatia – arricchita da un irresistibile accento veneto – e poi li spettina con una versione da pelle d’oca di “Teardrop” dei Massive Attack.
Nel percorso, Morgan le affida vesti particolarmente variegate, la più azzeccata è quella sognante di “Over the rainbow” che si addice al suo carattere così in linea con quello di Dorothy. La cover è talmente riuscita da diventare lo spot della Tim che poi adotterà la sua “Vieni con me”. Le nuance di magia permeano ogni sua performance e cambiano addirittura le sorti della canzone di una star come Mika.
Nella vittoriosa finale del programma, una settimana prima della presunta fine del mondo – non per altro una sua canzone si chiama “Non avevano ragione i Maya” – la curiosa coppia duetta sulle note di “Stardust” e l’interpretazione ottiene quattro dischi di platino. All’interno del talent, a cui partecipa lo stesso anno anche un giovane Mahmood che la aiuterà poi a scrivere “Kamikaze”, la sua vita cambia per sempre. Ramazzotti crea per lei “Due respiri”, il primo inedito di Chiara Galiazzo che diventa presto una hit, e la Mannoia canta con lei “Mille passi”. Niente male per una ragazza che, fino a pochi mesi prima, si annoiava lavorando nella finanza, al punto da sperare che qualche collega si scaccolasse davanti a tutti per rallegrare il mortorio.
Il successo le viene addosso come un treno, come “L’esperienza dell’amore”, romanticissimo brano che presenta in gara al suo primo Festival di Sanremo nel 2013, scartato in favore della tanguera “Il futuro che sarà” che si classifica all’ottavo posto della classifica e anticipa l’uscita del suo primo album “Un posto nel mondo”. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando, otto anni fa, inizia a incepparsi qualche ingranaggio.
È come se le radio, l’industria, i discografici, non riconoscessero più il suo “Valore” – titolo dell’emozionante ballad piano e voce scartata da Sanremo sia nel 2024 che nel 2025. Dipende tutto da “Che valore dai” alle cose, alle persone e Chiara non viene valorizzata come dovrebbe. Di anno in anno, hanno iniziato a trascurarla, forse perché non è una sensuale tigre che si mangia il palco tra coreografie impeccabili e outfit stilosi.
Fatto sta che, dopo l’ennesima espulsione, si sfoga sui social perché anche la pazienza che impara dal bonsai ha un limite. A volte è meglio essere sinceri che fautori di una fasulla “Allegria bugiarda”, brano uscito poco più di un mese fa. Con la stessa schiettezza, affronta chi la giudica perché è dimagrita, commentando il video di “Domani” in duetto con ENRI e risponde agli hater che scelgono “Un giorno di sole” per poterle dire in faccia soltanto brutte parole.
Ci sarà sempre qualcuno che punterà il dito contro ed è per questo che deve essere lei “Il rimedio la vita e la cura”, perla scritta da Daniele Magro – con cui collabora anche nella dance “Nomade” e nella toccante “Il cielo”. In pochi se lo ricorderanno, ma il video di quel pezzo termina con un bacio tra Chiara e Luca Argentero. «Quel bacio è stato vita nello spazio, il sole che al tramonto segna un nuovo inizio», canta in un inedito di pochi anni dopo. Ma tranquilli, non si riferisce all’attore, o almeno credo. In quell’estratto cita il sole, una costante nelle sue canzoni perché anche se cercano di buttarla giù, lei continua a credere nella luce.
Una luce gialla come il vestito che indossa la prima sera del Festival del 2015 in cui arriva quinta con “Straordinario”, il suo più grande successo. Ma purtroppo non è tutto così fa-fa-facile, come canta in “Fermo immagine”, la realtà è fatta di “Buio e luce”, entrambi brani scritti da lei e contenuti in un album che ho divorato prodotto da Mauro Pagani, “Nessun posto è casa mia”.
La title track, che presenta al Sanremo del 2017, è una delle canzoni più impattanti degli ultimi anni. Non c’è una volta che io non mi commuova quando sento la sua voce cristallina intonare quel ritornello: «Perché si torna sempre dove si è stati bene e i posti sono semplicemente persone». Il concetto di casa equivale a quello di famiglia, famiglia a cui Chiara è legatissima e sono certo che se potesse, userebbe “Le ali che non ho” per raggiungere la nonna, scomparsa qualche anno fa. «È andata come doveva, è andata come poteva», ammette nella struggente dedica “La vita che si voleva”. Non c’è rancore nelle sue parole, c’è la dolce accettazione del buio che non fa solo male perché soltanto chi sa guardare nel suo “Chiaroscuro” capisce veramente il senso delle cose.
E il senso delle cose è legato al tempo presente. «Non mi fido troppo dei ricordi belli fino a quando non li perdi e proprio questo minuto è il centro di gravità», canta nella poetica “Grazie di tutto”. In fondo noi “Siamo adesso” e siamo una storia che non finirà così come la sua anima artistica.
Non serve riempire i palazzetti o fare San Siro perché le cose migliori si fanno in silenzio, senza scalpitare. Non contano gli streaming, conta quello che hai dentro. I veri artisti non cantano per guadagnare, per arricchirsi. I veri artisti vivono per cantare. «Non mi arrenderò ma lotterò, come una kamikaze io perderò tutta la mia voce per essere felice».
Chiara Galiazzo, con la sua voce, trascina l’estate al centro dell’inverno e fino a quando ci sarà anche una sola persona che si emozionerà grazie alla sua musica, ne sarà valsa la pena.