“Dalla A alla Z”: I come Irama

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla I come Irama. A cura di Francesco Costa
La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla I, I come Irama.
Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.
“Dalla A alla Z”: I come Irama
Un guerriero senza patria e senza spada che suona il pianoforte in mezzo al fuoco e alle fiamme della battaglia, un ragazzo di strada mezzo nudo e accerchiato da ballerine che gli twerkano addosso. L’artista della puntata di oggi spariglia le carte.
Come i serpenti che si è tatuato sull’addome, sul braccio e sulla schiena, non teme di mutare pelle. Ha la pace dentro, ma lo sguardo di chi litiga. Non cerca il dolore, cerca passione. Non cerca il sole, cerca tempesta. Il suo nome inizia con la lettera I, I come Irama.
«Non ho mai avuto paura di schiantarmi», afferma deciso Filippo. Più che un’affermazione, uno stile di vita che si delinea netto tra le note dell’album “Il giorno in cui ho smesso di pensare”, uscito nel 2022. Un titolo provocatorio, ma emblematico in una realtà così frenetica che ci bersaglia di input fino a stordirci. In quell’anno di splendore per la sua carriera, stacca la spina alle aspettative.
Prima incanta il pubblico del Festival di Sanremo in cui si posiziona quarto, esibendo una notevole capacità di controllo vocale, con “Ovunque sarai” – una ballad potente che tocca le corde più intime dell’Io e ci ricorda il valore dei ricordi nel fronteggiare la perdita delle persone amate – e poi, a dimostrazione del suo coraggio, stravolge le aspettative, catapultandoci nel reggaeton di “Pampampampampampampampam” con tanto di jacuzzi e «una colombiana che muove il suo booty».
Apparentemente, potrebbe apparire incoerente. Ma anche se lo fosse, fuor di ipocrisia, chi di noi non lo è? Per essere chi vuole essere, senza paletti di alcun tipo, non vuole attendere “Un giorno in più”. Si intitola così la graffiante ballata di sette anni fa che accompagna il suo percorso nella scuola di Amici, il talent che gli fornisce tutti gli strumenti necessari a diventare una star della musica italiana. E già dopo la vittoria del programma, il successo è sotto gli occhi di tutti. Con l’Ep “Plume” ottiene tre dischi di platino.
A pubblicarlo è la major Warner Music Italy, da quer pasticciaccio brutto sono trascorsi circa dodici mesi. Sotto contratto da due anni, nel giugno del 2017, recide infatti ogni vincolo con l’etichetta, adirato dalla scarsa sponsorizzazione fornitagli. Ecco l’ennesimo schianto. L’accusa che rivolge ai discografici è quella di non aver investito sufficientemente nella sua musica dopo un Sanremo tra le nuove proposte nel 2016 con “Cosa resterà” (lo stesso anno in gara tra i giovani ci sono anche Mahmood, Francesco Gabbani ed Ermal Meta), il primo album eponimo e il successo del singolo “Tornerai da me”. Scellerato ad andarsene dopo questo assaggio di fama, direte voi, ma se non lo avesse fatto, oggi probabilmente non sarebbe ai vertici delle classifiche.
Quello che compie è un salto nel buio, ma lui alle situazioni scomode ci fa il callo. Pensate che è l’unico artista che partecipa a tutte le serate del Festival senza essere presente fisicamente. Isolato a casa per via della positività al Covid di uno dei suoi collaboratori, gareggia nel 2021 con lo stesso filmato delle prove. Sui social si scatenano le ironie, ma con l’irresistibile dance pop di “La genesi del tuo colore” arriva quinto. Dopo “Nera”, tormentone dal gusto latino di tre estati prima, caldeggia lo scoppio del colore in un brano – che canta anche con Annalisa in una energica esibizione – pieno di ritmo. E in lingua malese, Irama significato proprio ritmo.
Si tratta però di una coincidenza, d’altronde che nesso potrebbe mai esserci tra un ragazzo cresciuto ta Carrara e Monza e la Malesia? Non c’è nessuna ragione recondita, lo pseudonimo lo ottiene anagrammando il suo secondo nome Maria. Fin da bambino, si appassiona alla musica che continua a coltivare anche da adolescente quando cambia tre scuole in poco tempo.
«Ho sempre voluto fare la vita da scappato di casa anche se da casa non me ne sono mai andato davvero», dichiara in un’intervista. Possiamo quindi asserire che si atteggia a ribelle, in “Non ho fatto l’università” racconta le notti brave ad ubriacarsi con gli amici, ma è un ribelle moderato che insegue il sogno di fare di una passione anche un lavoro. «Dai dimmi che non vende la verità, che sul palco son stonato nato nato ma è per farlo che sono nato nato nato», canta in “Non mollo mai”.
E dagli inizi, questo fa, non molla. Insieme a lui c’è il produttore e compositore Giulio Nenna, una figura costante che lo segue da prima della partecipazione allo show di Maria De Filippi, lo appoggia nella trasmissione – curando brani come “Che ne sai” e “Che vuoi che sia” – e continua a collaborare con lui negli ultimi tempi come nella sontuosamente sinfonica “Tu no” del 2024, pure questa quinta a Sanremo.
La sua firma si cela, inoltre, dietro alle hit estive come “Arrogante” e “Mediterranea” che insieme superano i duecento milioni di ascolti su Spotify e sono entrambe contenute nell’ep “Crepe” del 2020. I testi delle due canzoni sono leggeri e di facile presa, sulla stessa onda troviamo anche “Una cosa sola” con il producer Shablo. Nei suoi brani, però, Irama mette al centro anche temi più profondi.
In “Goodbye” parla di bile vomitata sul palco e occhi che non piangono forti di qualche farmaco, mentre nella sanremese “La ragazza con il cuore di latta” del 2019 racconta la toccante storia di Martina Nasoni – una giovane con il pacemaker che incontra per caso. E poi ci sono due pezzi in parte collegati. «Potessi volare, sì, fino alle stelle per strapparmi le ali, ricadere a terra», canta in “Eh mama eh”, brano intenso in cui parla anche di figli persi «perché mamma ha preso una pastiglia». Quelle stesse “Ali” che menziona, diventano due anni dopo le protagoniste di una ballad. Quando cadi, le ali non sono più un dono, ma il motivo per cui hai sofferto e soltanto spezzandole, torni ad amare la vita.
Che sia per la vita o per una donna, l’amore è sempre al centro. In “Hollywood” nomina addirittura la sua ex fidanzata Giulia De Lellis. Tutte le storie che vive sono complesse. Se lui ha il vuoto dentro, lei è “Bella e rovinata”, unico singolo estratto dall’album “Giovani”. Gli amori che vive sono Ferrari senza freni destinate a schiantarsi contro il muro, ma “Lentamente” come il sentimento che si spegne nella canzone con cui partecipa al Festival del 2025, il quarto in cinque anni.
Il pezzo parla di appuntamenti nascosti, una costante nei suoi pezzi. «Ci spogliavamo nascosti», canta infatti in “Icaro” del 2018 che pubblica poi in duetto con Mr Rain. Se non consideriamo “Colpa tua”, brano degli inizi in coppia con Cecilia Stallone, si tratta del suo primo feat che dà il via a una lunga serie di sposalizi come quello di “Una lacrima” con Sfera Ebbasta e “Colpiscimi” con Lazza.
Ma soprattutto c’è la mega hit “5 gocce” con Rkomi. I due collaborano già nel tormentone “Luna piena” – immagine che torna in “È la luna” – ma da quel momento in poi si trovano così bene che incidono un disco intero insieme, “No stress” del 2023. Un curioso esperimento tra rap e pop in cui si passa dalla struggente “Petrolio”, che parla di depressione, alle orecchiabili “Sexy” con Guè e “Sulla pelle”. Colonna portante è ancora Nenna che cura diverse tracce dell’album come “Gravità”. E quando il sodalizio si scioglie, lo sostiene pure nei nuovi progetti come la recente “Galassie”.
Quanta acqua passare sotto i ponti deve aver visto Nenna in questi dieci anni di carriera. Lui lo ha visto «marcio in mezzo alla strada con gli scappati di casa credendo di fare filosofia», come canta in “Semplice”, altra canzone degli esordi. Lo ha seguito in tutta la sua avventura, testimoniando in primo piano le vittorie e gli sbagli che non sono di certo agli antipodi perché senza sbagli non ci sarebbero vittorie.
«Se è dagli errori che si impara, imparerò a lottare fino a che non è suonata la campana». E quella campana non suona ancora perché se il mondo della discografia è un incontro di pugilato, lui è forte come Muhammad Ali. Filippo non ha mai avuto paura di schiantarsi. Collisione dopo collisione, impatto dopo impatto, sta per giungere a un traguardo gigantesco: San Siro 2026.