“Dalla A alla Z”: R come Rose Villain

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla R come Rose Villain. A cura di Francesco Costa
La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla R, R come Rose Villain.
Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.
“Dalla A alla Z”: R come Rose Villain
A volte pensa che dovrebbe andare dalla psicologa, ma preferisce canticchiare “Sere nere” di Tiziano rannicchiata sul divano. Altre volte, il cuore le viaggia veloce più di una Ducati. L’artista della puntata di oggi non resta immobile mentre tutti intorno ballano. Si perde, ma poi “Dalle ombre” sente nascere una musica e si ritrova nella notte, nella sua incosciente instabilità che la spinge a vivere la vita secondo un unico imprescindibile mantra: «Salta che magari sai volare e non lo sai». Il suo nome inizia con la lettera V, V come Rose Villain.
Mi capita più o meno tutti i giorni di avvertire il bisogno impellente di una breve pausa Tik Tok. Solo due o tre filmati, mi prometto, prima di ritrovarmi in una specie di wormhole in cui cinque minuti diventano un’ora. Questo capita perché l’algoritmo mi conosce troppo bene e sa cosa propormi per emozionarmi. L’altro giorno mi è successo con un video girato durante una tappa del tour di Rose.
C’è lei che canta vicino ai fan della prima fila e intercetta un ragazzo particolarmente coinvolto, gli prende le mani e insieme si commuovono sulle note della travolgente ballad “Trasparente”. «Vorrei sentire cosa si prova ad esser felice anche per un’ora e poter brillare in mezzo alla gente, ma forse sono trasparente», canta nel pre ritornello, dando sfogo alla sensazione di non contare nulla. La stessa che provano tutti gli artisti che scalpitano per arrivare in cima alle classifiche, fino a confondere lacrime e sogni.
Di strade, ne ha tentate molte e se ce l’ha fatta è perché ha saputo aspettare il suo momento, accettando anche di rimanere in secondo piano. Lo dimostra con i molti, moltissimi duetti a cui partecipa prima di sfondare come solista a partire dal primissimo successo, “Chico” di Guè che la sceglie (con Luchè) per questa hit del 2020 da quattro dischi di platino.
Da quel momento, inizia la sua scalata e ricambia il favore all’amico l’anno dopo con “Elvis”, primo video in cui mostra una sfacciata chioma azzurra, suo marchio di fabbrica. Si trovano così bene insieme da diventare una sorta di versione 2.0 di Albano e Romina che negli anni raggiunge il traguardo di sette collaborazioni e sono tutti successi certificati tranne “Au Revoir” con anche Fred De Palma, che la chiama due anni dopo nel singolo reggaeton “Mmh”, e “Il bacio del serpente” che apre l’ultimo album di Rose come prima traccia, stessa posizione di spicco che Guè assegna nel suo disco più recente alla hit “Oh mamma mia”.
Altro duetto riuscito è quello di “Piango sulla Lambo” del 2021, ma il loro incontro più fruttuoso è sicuramente quello che dà luogo al tormentone dell’estate 2024, il secondo consecutivo dopo “Fragole” con Achille Lauro. Da aprile a ottobre, nelle radio e su Spotify, tutti si scatenano con la bachata hip hop “Come un tuono”. Avere un feauturing con Rose Villain è sinonimo di successo, sarà per questo che tutti i rapper (e non solo) bramano la sua presenza.
In “Gangsta love” è lei a volere Rosa Chemical (con cui canta anche “America” la sera delle cover al 73esimo Festival), ma il boom vero e proprio come ospitante lo ottiene grazie a un pezzo che fa tremare tutto come quando abbaia un Rottweiler, “Michelle Pfeiffer” con Tony Effe, la coppia si ritrova poi in “Balenciaga” e nell’ultimo irresistibile singolo pubblicato da lei per l’estate, “Victoria Secret”.
Tra il 2021 e il 2022 è invece ospite di Mondo Marcio in “Corona Love Story”, di Don Joe con Ernia in “Kandinsky”, di Annalisa in “Eva+Eva”. E poi ancora di Fabri Fibra in “GoodFellas” (lo richiamerà poi in “Bop”) e infine di Irama con “Canzoni tristi”. Qualcuno di voi starà pensando che dalla psicologa dovrebbe andarci per imparare a dire qualche no, eppure è grazie a tutti questi sì che nel gennaio del 2023, vede la luce per Sony il suo album di debutto, il primo di una trilogia: “Radio Gotham”. Dopo tanto peregrinare, è giunto il suo momento.
«Vorrei che questo attimo non finisse mai», canta in “Dalle ombre”, la traccia apripista di un cd da disco di platino. Dopo tre anni in cui le uniche parentesi da solista sono state “Goodbye” e “Rari”, ora c’è solo lei in copertina con il suo volto elegante (che per qualche strano motivo mi ha sempre un po’ ricordato quello di Julia Roberts), l’attitude aggressive e lo skyline dark di una New York degradante in cui homo homini lupus.
Una New York che la spinge a tirare fuori le unghie per evitare di essere divorata e contribuisce a trasformarla nell’artista che è oggi. Una New York che le tiene compagnia nelle notti insonni e il disco, un connubio vincente tra rap (“Gotham”) e pop (“Non sono felice per te”), è caratterizzato proprio da questa atmosfera cupa. In ogni brano, racconta i vicoli più oscuri di sé. Cerca di non pensare, ma viene fuori nelle rime la sofferenza.
Vengono fuori nelle rime la tristezza, l’amore, la solitudine, il dolore, i rimpianti, il senso di colpa per non esserci stata quel giorno del 2017 in cui sua mamma se n’è andata per sempre.
«Dove si va se si va via da qua? Ti cerco tra gli aerei, ti cerco nei bar, dimmi dove si va», canta nella struggente “Monet”, il feat più importante di Rose. Era il sogno della sua Fer, contenuto nell’ultimo dolce messaggio scritto per la figlia prima di morire: «Stanotte ho sognato che duettavi con Elisa, le mie due cantanti preferite insieme. Non ho dubbi perché accadrà, credimi e soprattutto credici. Se hai bisogno di una corista, ci sono». Se fate attenzione, sul finale del pezzo, in sottofondo, si sente proprio Fernanda che canticchia. Quella notte, Rose la passa nella Grande Mela. È lì che si trasferisce dopo il liceo a Milano e il diploma in musica rock conseguito a Hollywood.
Ed è lì che conosce i primi agenti e salta da un’etichetta discografica all’altra. Sarà per questo che quando, dopo il disco iniziale, approda alla Warner lo fa con energia e il cambio di passo è evidente. Per avviare il nuovo percorso nessun feat, ma la svolta pop punk di “Io, me ed altri guai”, campionamento di “Tainted Love” che le apre le tanto agognate porte del Festival di Sanremo a cui esordisce nel 2024 con l’originale sali e scendi pop della futurista “Click boom!”.
Si posiziona agli ultimi posti della classifica e ci rimane pure male, ma il successo del pezzo in radio è impressionante. Il pubblico si tuffa a capofitto nel suo disordine emotivo e la canzone, che mette in pieno risalto le sue limpidamente potenti capacità vocali, vende 300mila copie. Come una montagna russa, alterna sfumature lente da ballata a bruschi e repentini cambi di ritmo e unisce tradizione e modernità come fa nel secondo album della trilogia, “Radio Sakura”.
Ci avvisa già in “Hattori Hanzo” con Madame, in questo disco la vedremo sanguinare ed è quello che effettivamente succede. Con i testi profondi che scrive ci porta nei suoi “Brutti pensieri” da cui si tiene lontana per non spezzare il cuore a papà e ci svela altri lati di sé, non c’è solo New York ma anche la città in cui nasce di cui parla in “Milano almeno tu”.
«Mi dicono che sono antisociale ma poi non si divertono finché io non arrivo alla festa», canta invece nella ironica “Il mio funerale” in cui invita tutti a divertirsi per l’ultimo saluto al suo “Funeral party”, titolo di un brano elettro pop del 2018 che appartiene alla sua fase americana, quella fase che la vede esibirsi nella band The Villains (a cui ruba il nome, unendolo al suo) e scrivere canzoni solo in inglese come il primo singolo in assoluto, “Get the fuck out of my pool” del 2016, prima di arrivare all’italiano in “Bundy”. Proprio in questa fase conosce Andrea, il produttore Sixpm, che cura tutte le sue creazioni con passione. Una passione che porta i due a vendere migliaia e migliaia di copie, ma soprattutto a diventare marito e moglie.
Ed è proprio della passione vitale e soffocante dell’amore che canta in “Fuorilegge”, hit che presenta a Sanremo nel 2025 in cui si strugge perché ha oltrepassato il limite di ore senza il suo lui e che accompagna l’uscita del capitolo conclusivo della trilogia dedicata alla radio con “Radio Vega”. Un album composto da tracce che suonano più squisitamente pop come “Musica per dimenticare” e dagli amati duetti come “Lacrimogeni” con Chiello e “No vabbè” con Lazza. «Mi piace un po’ di dramma», ammette in “Patrick Bateman” e infatti i testi del disco sono più emotivi.
Sono i testi di una donna che, come canta nella romantica dedica di “Tu sai”, a volte si perde in una crisi esistenziale. A volte odia il suo corpo e lo vorrebbe cambiare. Sono i testi di un’artista che a volte pensa di non essere così speciale, ma quando si perde non ha più paura perché sa che Andrea la viene a cercare. Andrea che sa rallentare quando lei ha paura in macchina perché per lui, saperla felice è tutto. Non ha paura perché sa di avere migliaia di occhi che la guardano, orecchie che la ascoltano e cuori che si commuovono con le sue canzoni. Non ha paura perché sa che ce l’ha fatta. A sfondare con la sua musica, a realizzare i suoi sogni, a brillare in mezzo alla gente. Forse un tempo era “Trasparente”, ma ora no.