“Dalla A alla Z”: V come Ornella Vanoni

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla V come Ornella Vanoni. A cura di Francesco Costa
La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla lettera V, V come Ornella Vanoni.
Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.
“Dalla A alla Z”: V come Ornella Vanoni
È vero, «il tempo insiste perché esiste il tempo che verrà». Capita però, di rado, che nascano persone senza tempo: immortali, come l’artista della puntata di oggi. Sopraffina interprete tra le più apprezzate del panorama musicale italiano, con vispa e sagace intelligenza si è saputa reinventare, stupendo tutti grazie alla dirompente ironia che l’ha resa regina dei meme.
Se mi chiedeste con quale personaggio famoso andrei a cena, non avrei dubbi, sceglierei lei. Davanti a un calice di vino, mi gusterei la sua inebriante fame di vita e mi farei raccontare gli aneddoti che soltanto una diva dalla settantennale carriera può custodire.
Se avessi una macchina del tempo, mi farei catapultare alla fine degli anni cinquanta, alla Bussola di Focette, per conoscerla agli esordi, quando beveva whisky e caffè per superare la paura del palco, e innamorarmi perdutamente della sua folle lucidità che la contraddistingue da sempre. Il suo nome inizia con la V, V come Ornella Vanoni.
«Giorno per giorno senza sapere cosa mi aspetta ma voglio vedere». Si chiude così, con un monito a mantenere drizzate le antenne della curiosità, “Imparare ad amarsi”, una perla delicata ed emotivamente impattante scritta e composta da Bungaro e Pacifico che riporta Ornella in gara al Festival di Sanremo nel 2018 a distanza di diciannove anni dall’ultima partecipazione con “Alberi”, in coppia con Enzo Gragnaniello, più di cinque decenni dopo la primissima volta con “Abbracciami forte” del 1965. Con una voce vellutata come una carezza, commuove gli spettatori per la sua bellezza. La bellezza di una donna che ha superato gli ottanta e brilla mentre confessa di conservare l’infanzia, addirittura di praticarla ancora e di essere ancora affascinata dalla seduzione. Che icona.
Il suo spirito è più fresco e libero di quello di una ventenne; lo dimostra tutte le domeniche, da due anni a questa parte, nello studio di Fazio che le dà carta bianca e nei suoi interventi emerge con tigna un’innata vitalità. Nei racconti del passato, si percepisce una sorprendente predisposizione alle contaminazioni che nella sua lunga storia d’amore con la musica la porta a sperimentare generi e sposare culture diverse.
Memorabile la sua fase brasiliana iniziata nel 1967 con “Tristezza, per favore va’ via” e proseguita nove anni dopo con uno dei cento dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stones, “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria”: una pietra miliare frutto dell’unione artistica con Vinícius de Moraes e Toquinho. Quando sono triste mi basta ascoltare “La voglia la pazzia” per dire «buonanotte all’incertezza, ai problemi e all’amarezza» e lasciare che il carnevale entri in me, arrendendomi alle note samba di questo irresistibile assaggio di bossa nova.
In questi nove anni di febbrile attività che separano le parentesi sudamericane (in Brasile farà poi un tour negli anni novanta) vedono la luce i suoi successi più importanti: dalla collaborazione con Califano nascono la sontuosamente sinfonica “La musica è finita” – composta da Bindi e arricchita da un elegante coro a bocca chiusa alla Madama Butterfly di Puccini – e “Una ragione di più” in cui il timbro di Vanoni si staglia avvolgente grazie alle note dei fratelli Reitano e lei si cimenta per la prima volta anche nelle vesti di autrice, ma è nel 1970 che partorisce il suo brano manifesto, una canzone che vende più di mezzo milione di copie e le concede di farsi conoscere ai pochi che ancora non si sono imbattuti nella sua folta chioma rossa, “L’appuntamento”. Una canzone che ha trovato una nuova gioventù come sigla del programma cult “Belve” e che Ornella, con la sua proverbiale reticenza, ha dichiarato di non sopportare più perché continuano a chiederle ostinatamente di cantare esclusivamente quella e lei giustamente non ne può più.
Ma sopratutto, sono anni in cui abbandona qualsiasi ritrosia o timidezza e mette a fuoco la sua ineffabile sensualità. Un erotismo talvolta esplicito, ma mai volgare, che la sottopone comunque al vaglio della censura della Rai. Siamo nel 1975, il femminismo reclama sempre più diritti, ma i dirigenti di viale Mazzini non possono tollerare che una donna dica a un uomo “Non sai fare l’amore”. Ma i tempi sono maturi perché il sesso non sia più prerogativa maschile e tabù femminile. Per questo, sull’onda luciferina di questa ammiccante svolta, collabora dall’anno successivo con i New Trolls e nel ’77 arriva “Ti voglio”: una dichiarazione d’amore carnale, reincisa poi nel 2024 con Elodie e Ditonellapiaga, di una dannunziana femme fatale che intimorisce i maschi con la sua imponente ma irrinunciabile attrazione. Pochi mesi dopo, accetta di posare nuda per Playboy ‘a gratis – per citare la sua gag al Sanremo del 2019 quando va ospite senza cachet – anzi non proprio, in cambio chiede una sfera dell’artista Arnaldo Pomodoro.
Chi come lei. Quello della nudità, del resto, non è per lei un limite. «Non sono più parsimoniosa con le mutande ormai ma quando ero giovane spesso non le mettevo, mi sentivo più libera». Un’altra delle sue sagaci affermazioni che dirama recentemente nei vari programmi in cui è ospite.
Nella vita, in fondo, ci vuol passione e un filo di incoscienza, come canta in “Rossetto e cioccolato” del ’95. Un brano contenuto nell’album “Sheherazade” che dedica alle donne. Il tema le sta particolarmente a cuore e lo riprende ogni volta che ne ha occasione. Non per altro, nel 2022 gira i teatri italiani con il suo tour di sole musiciste, ma di questo impegno sociale si fa portatrice da molto prima. Gli anni ottanta sono caratterizzati per Vanoni dall’autoproduzione, un chiaro segnale di emancipazione che si concretizza nel disco “Ricetta di donna” e nella creazione di brani dal profondo significato come “Vai Valentina” dell’81: un dialogo in cui una donna adulta consiglia a una ragazza come affrontare il mondo e la invita a correre come una gazzella che non vuol finire in mezzo ai trofei, come il tempo che ti dà un minuto e dopo va via.
Ornella, di certo, non è mai stata un trofeo da mettere nella vetrinetta delle conquiste di un uomo. Il suo rapporto con gli “Uomini” – titolo di un disco che pubblica nel 1983 – è intenso fin dalla tenera età. Proprio per la differenza d’età tra lei e il suo primo amore, il regista Giorgio Strehler che conosce a vent’anni quando si iscrive alla sua Accademia nel ’53 e con cui debutta a teatro come attrice, i rotocalchi parlano di scandalo. Ma a lei di questo non importa, da quella relazione prende il buono e quando si accorge che non vuole vivere di vizi come lui, lo lascia. Gli anni sessanta sono alle porte, conosce un tipo «bruttino ma un talento vero» e se innamora. Che coppia strana lei e Gino Paoli, come i gatti in amore, vanno a stagione. Eppure oggi, che ne è passata di acqua sotto i ponti, si sentono ancora e sono in molti a sperare in un nuovo concerto insieme perché il loro è un amore “Senza fine”, come l’indimenticabile canzone, famosa in tutto il mondo, con cui duettano nel 1960. Novant’anni, un traguardo che sono in pochi ad avere la fortuna di raggiungere con questa energia. L’energia di chi si guarda indietro e non si pente di nulla, conscio di essere tutto l’amore che ha dato. Di questo parla la power ballad del 2021 “Un sorriso dentro al pianto”, un regalo di Francesco Gabbani che ritrae con dolcezza un bilancio della vita di questa artista. «Per affrontare la stupidità abbiamo ancora l’allegria», canta nel pezzo.
È proprio in nome dell’allegria che nell’ultimo decennio, accetta di fare concerti, recitare in film, andare in tv. Il suo ingrediente segreto è l’ironia, centrale in “Tu/me” – il duetto con la comica Virginia Raffaele che la imita sempre nei suoi sketch – e l’atipica hit estiva che vede Colapesce e Dimartino nei panni dei suoi “Toy boy”. Non si prende mai sul serio e crede nei giovani, investe in loro. Sui social spopola ancora oggi l’esibizione con Mahmood in cui cantano una vecchia canzone di Vanoni, “Sant’allegria”, che grazie a un vincente remix ha recentemente ottenuto il disco d’oro per le vendite.
Alla luce di tutto questo, credo di aver chiarito perfettamente le diverse ragioni che mi spingono a sognare di andare a cena con Ornella Vanoni. Chi la ama, la ama perché sa di libertà e riesce a coniugare saggezza e umiltà; ha tanto da trasmettere, ma non ha la presunzione di insegnare. La ama perché si nutre di passione, una passione che le permette di calcare palcoscenici importanti e cantare per ore, incurante del fatto che poi per due giorni le gambe non la reggeranno perché nelle sue vene scorre il sangue dello show. Scorre curiosità e la curiosità è il motore che ci mantiene festanti come bimbi.
Non c’è niente di più bello di vedere una novantenne commuoversi nel ricordare i genitori mentre riceve una laurea ad honorem. Quando una persona ama così tanto la vita, sconfigge la morte. Imprime un segno permanente, diventa immortale. Anche se è uno di quei giorni che ti prende la malinconia e fino a sera non ti lascia più, anche se esperienze e delusioni non sono servite a niente e il bilancio sembra non quadrare, Ornella della stagione morta se ne frega. Rimpianti adesso non ne ha più perché, come Rossella O’Hara, sa che “Domani è un altro giorno” e si vedrà.