“Dalla A alla Z”: W come Alex Wyse

Alex Wyse

Dal debutto ai grandi successi: la vita e la musica dei protagonisti della scena, uno per lettera. Oggi proseguiamo dalla W come Alex Wyse. A cura di Francesco Costa

La musica è fatta di storie, di viaggi che attraversano generazioni e influenzano il panorama culturale del proprio tempo. “Dalla A alla Z” è la rubrica che ripercorre le carriere degli artisti più iconici della scena italiana e internazionale, raccontando le loro origini, i primi passi, le sfide e i successi che li hanno consacrati. Oggi proseguiamo dalla W, W come Alex Wyse.

Un percorso che parte dagli esordi e arriva fino ai giorni nostri, tra aneddoti, evoluzioni stilistiche e curiosità che hanno segnato il loro cammino artistico. A cura di Francesco Costa, questa rubrica si propone di esplorare in profondità il talento, la determinazione e l’unicità di ogni singolo artista, analizzando l’impatto che ciascuno ha avuto sulla musica e sul pubblico.

“Dalla A alla Z”: W come Alex Wyse

«Bello e impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale», canta Gianna Nannini. Più che impossibile, però, l’artista della puntata di oggi è il bello e tenebroso. È l’umbratile vampiro stile Twilight o lo schivo chitarrista che canta struggenti pezzi d’amore sulla spiaggia davanti a un falò e si ritrova tutte le ragazze ai suoi piedi. Ma non c’è strategia, la sua timidezza è genuina come la sua musica, come il suo sogno più grande (e più importante di qualsiasi obiettivo nella carriera): trovare la serenità. Il suo nome inizia con la lettera W, W come Alex Wyse.

Ciò che cerca questo promettente emergente, oltre alla consacrazione definitiva nel mondo discografico, è la stabilità di “Ammirare tutto” e accettare realmente che a volte passano dei treni che non ti portano dove vuoi, il tutto senza mai smettere di urlare “Sogni al cielo”. Parla di questo nella sua primissima canzone che estrae dal cassetto e regala alla gente, una intensa ballata cantata al pianoforte che in un pomeriggio di settembre del 2021 gli apre le porte della scuola di Amici, cambiandogli per sempre la vita. Come spesso capita, la sua avventura nello show è un crescendo che lo porta a sviluppare la sua potente voce e smussare gli acerbi angoli dei diciannove anni. E anche se, nonostante fosse il favorito, non vince (arriva secondo nella categoria canto dietro a Luigi Strangis), a tutti gli effetti è il vincitore morale dell’edizione. Il suo ep “Non siamo soli” vola al primo posto della classifica e agguanta presto il disco d’oro. 

Al suo interno, le sei canzoni con cui conquista il cuore dei fan del talent ed è proprio dalla collaborazione con un’altra figlia di Maria, Giordana Angi, che prende vita la title track del disco, estratta in radio per l’estate del 2022. È quello il primo pezzo che porta davanti a un pubblico più variegato rispetto alla bolla dello show, il pubblico dei festival musicali come TIM Summer Hits e Battiti Live. E qualora ve lo steste chiedendo, sì, è un’altra ballata (carica ma riflessiva) dopo il singolo più energicamente pop “Senza chiedere permesso”, scritto dalla prezzemolina Federica Abbate e da Michele Bravi. Sicuramente, uscire con una canzone decisamente antitetica rispetto al festoso clima dei tormentoni estivi, è una scelta azzardata ma lui non teme di risultare fuori contesto perché la profondità (che a volte rischia di tramutarsi in pesantezza) è insita nel suo carattere e di conseguenza nella sua musica. Non per altro, se il nostro nome è “Il titolo di un libro” che nessuno ha ancora scritto, Alex ha scelto per sé il nomignolo che gli davano gli amici nel periodo trascorso a Londra: Wyse (per chi non lo sapesse, Wise in inglese significa saggio).

Al Chesterton Community College di Cambridge dove studia da adolescente – per poi diplomarsi nel 2019 all’istituto musicale BIMM – è conosciuto come il Grande Puffo della situazione, sempre con qualche intima riflessione che gli frulla tra la testa e il cuore. Quella per la musica è una passione che nasce fin da quando è bambino, è spontanea e innata. Sarà per questo che non riesce ad adeguarsi pienamente a questi tempi in cui tutti inseguono quello che è virale. «Ho una notizia, sicuro è falsa, l’ha detto un genio stamattina in un podcast», canta in “Batticuore” (qui la nostra intervista), il pezzo pubblicato per l’estate 2025 in cui denuncia la sovrabbondanza di quello che funziona perché, quando funziona, iniziano a farlo tutti e si perde un po’ di autenticità. Oltre a dare sfogo alle sue opinioni, c’è anche un’altra novità in questo brano ballabile e radiofonico ed è l’irresistibile ritmo pop funk che sperimenta per la prima volta. È come se, piano piano, stesse trovando pillole di gioia che si convertono poi in canzoni più vivaci. 

Quest’anno, in effetti, è un anno molto vivace per lui che può orgogliosamente affermare di aver coronato un sogno: partecipare al Festival di Sanremo. «Non è vero chе facciamo solo sbagli», canta grintosamente preciso nel bridge della power ballad “Rockstar” con cui si posiziona al secondo posto della categoria Giovani della kermesse. Ancora una volta la medaglia d’argento, ma a lui, del rischio Toto Cutugno, non importa proprio nulla perché grazie all’esperienza sanremese ottiene l’affettuoso consenso di una fetta ancora più ampia di pubblico. Consenso che lo porta – insieme al vincitore e amico Settembre e alle altre compagne di viaggio Vale LP e Lil Jolie e Maria Tomba – a esibirsi con il suo brano, un inno a vivere come meglio si crede perché la libertà (come quella di vestirsi che rivendica quando viene criticato dopo aver indossato la gonna a uno dei suoi live) non deve essere solo una fantasia, negli Stati Uniti con il Sanremo Giovani World Tour. A convincere è la sua voce che appare più decisa che mai, anche se chi segue Amici ricorda ancora perfettamente i duetti del serale di tre anni che dona al pubblico con Sissi da “Just give me a reason” allo spettacolare “Shallow”.

In ogni brano, ci mette tutto il pathos di cui è capace perché la sua emotività è più forte di tutto. In fondo, non è così che funziona la vita? Ci avvolge e ci travolge, rendendoci biglie che non sanno mai dove fermarsi perché la vita non cerca le strade. Come canta nel ritornello del suo secondo singolo, la vita semplicemente “Accade”. È dando sfogo a ciò che si ha dentro che si diventa adulti. Ed è passo dopo passo, affrontando anche relazioni in cui non riesce a comunicare come quella raccontata in “Tra silenzi (Roma)” e amori non corrisposti – «vorrei un vagone per noi due al lume di candela ma scendi alla fermata successiva», canta in “Linea della vita” – che Alex matura. Se non le avesse incanalate nelle sue canzoni così sentimentalmente ebbre, non avrebbe mai trovato la forza per incollare di nuovo le crepe. Prima di farlo per gli altri, gli artisti fanno musica per sé stessi e non è egoismo, ma necessità. Tuttavia, nelle sue ballate non c’è solo l’elaborazione dei traumi, c’è anche dolcezza. La dolcezza di dire alla persona che ami che soltanto quando è lei a tenertela, riesci ad avere la “Mano ferma”.

Si chiama proprio così la tenera dedica d’amore che anticipa nell’ottobre del 2022 l’uscita del suo primo (e al momento unico) album vero e proprio, “Ciò che abbiamo dentro”, che viene certificato disco d’oro come l’ep e il primo singolo. Tra le tracce spicca evidente la sua maturazione. C’è ancora il dolore che fa male come «una rete che blocca le emozioni e crea dei lividi per sempre» (da “Stelle in Antartide”). C’è ancora il dramma per un amore finito a cui vorresti solo dire “Torna a casa”, la sofferenza che ti fa chiedere “Quanto pesa la città” che se avesse un’anima sarebbe una lacrima. Ma «da tutte queste lacrime potrebbe nascere qualcosa». Eccola, la positività che fa finalmente capolino nel pezzo ottimisticamente incoraggiante “Non ho paura”. Nel disco, Alex svela sfumature mai mostrate e celate dietro la confort zone delle ballad. Le svela nei testi e anche nei sound come nella orecchiabile “Dire fare curare” con Sophie and The Giants. Crescere, alla fine della fiera, significa sperimentare e di questo inizia a farne un must. E se cresce, è anche grazie ai rifiuti come quello che incassa quando non viene scelto per i giovani di Sanremo nel 2023 per poi rialzarsi pubblicando “La mia canzone per te” che è sempre una ballad come “Un po’ di te” perché il trucco non è rinnegare ciò che è. Non è abbandonare il genere che gli riesce meglio, ma imparare ad osare come nell’estiva “Gocce di limone” del 2024. 

Che vada bene o male, non importa. L’importante è non avere paura di bruciare la fiamma per un’emozione. Non avere paura di partire domani senza direzione, di trovarsi riflessi nelle altre persone. L’importante è ricordarsi sempre incondizionatamente che «ci sono arcobaleni anche nei cieli neri» e tentare ogni strada, anche quella meno battuta. E proviamoci ancora che “Amando si impara”.

Scritto da Francesco Costa
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