A tu per tu con il cantautore toscano, fuori dallo scorso 10 luglio con il singolo “Le commesse“
Tempo di nuova musica per Daniele Barsanti, artista classe ’90 in uscita con il singolo intitolato “Le commesse”, brano che anticipa la pubblicazione del nuovo album. Approfondiamo la sua conoscenza
Ciao Daniele, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Le commesse”, cosa racconta?
«”Le commesse” è una canzone che ho scritto dopo il periodo di lockdown, è una scena che ho visto. Una commessa intenta a piegare e ripiegare la solita maglietta che i clienti puntualmente prendevano, e poi ributtavano la. Lei, ormai quasi come un automatismo ripiegavano e rimetteva al suo posto, da li ha preso vita la frase “Sono una vita che ripiegano la vita in uno scaffale”».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato del brano?
«Credo proprio quella appena citata “sono una vita che ripiegano la vita in uno scaffale”».
A livello narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip?
«Aggiunge un po’ di sana leggerezza al brano, ci siamo affidati all’idea di un collettivo campione di incassi come Gratis Dinner ed abbiamo fatto bene!».
Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai capito che la musica per te era qualcosa in più di un semplice passatempo?
«Quando ho scoperto che scrivere le canzoni mi dava un emozione cosi forte che non avrei trovato in nessun altra maniera. E’ ancora cosi, quando non scrivo niente vado in crisi di astinenza. Decidono loro (le canzoni) quando arrivare e basta, io mi limito a seguirle».
Da ascoltatore, tendi a cibarti di un genere in particolare o ti reputi abbastanza onnivoro?
«Mangio di tutto. Dipende da che tipo di ”fame” ho e dai momenti della giornata».
Come hai vissuto questi difficili mesi e come stai affrontando questa graduale ripartenza?
«Mi sono caricato di voglia di vivere. Ho scritto pure una canzone al riguardo che è uscita solo sui mie social durante il lockdown. Si chiama “Forever Offline” e nel ritornello dice “voglie le piazze accesse, tutte le case spente. Per farti capire quanto avevo “fame di vita”».
“Le commesse” anticipa l’uscita del tuo nuovo album prodotto da Diego Calvetti, cosa dobbiamo aspettarci a riguardo?
«Un disco che parla di vita intorno ai 30 anni, di nottate, di zingarate gli amici, della mia Versilia che si veste di lusso ma rimane di provincia, di ragazzi innamorati. Parlo di ciò che vedo, di ciò che amo».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«La parola arrivare intende un punto fermo, la fine del viaggio, a me piace il viaggio, nel vero senso della parola “zingarata”. Voglio un viaggio senza meta, senza sapere dove si va a finire, voglio che la mia musica sia cosi, che viva nell’improvvisazione, come piace a me».
Nico Donvito
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