sabato 12 Ottobre 2024

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Daniele Magro: “scrivere è come fare un regalo a qualcuno e tenerci affinché sia felice nel riceverlo” – INTERVISTA

Intervista ad uno dei più promettenti autori del nostro pop italiano

Qualche tempo fa per pura casualità ho ascoltato “Il senso del mio vivere” (di cui vi ho raccontato qui), brano pubblicato sui social come se fosse un regalo da Daniele Magro, autore che da anni ammiro per la sua profondità (e contemporaneamente leggerezza) nella scrittura di vere e proprie hit per il meglio del nostro mondo pop 2.0. Inevitabile, dunque, mi è apparsa l’idea di contattarlo per togliermi qualche curiosità relativamente al brano e a tutto il suo percorso musicale e come cantante e come autore per artistica come Marco Mengoni, Emma, Alessandra Amoroso, Chiara e Giusy Ferreri. Ecco che cosa mi ha raccontato:

Da qualche settimana hai condiviso con i tuoi fan una tua nuova canzone, “Il senso del mio vivere”, che ha attirato la nostra (e non solo a giudicare dall’entusiasmo generale) attenzione. Oltre ad essere un brano nato ricordando una circostanza particolare è una canzone doppiamente importante visto che ti vede in qualche modo nuovamente interprete delle tue parole. Che valore ha per te questa canzone?

<<Come ho spiegato in un post sulla mia pagina Facebook qualche tempo fa “Il senso del mio vivere” è una canzone che ho scritto dopo un’esperienza traumatica ma che, allo stesso tempo, mi ha permesso di entrare in contatto con una parte di me fino ad allora forse assopitasi. E’ una canzone che parla di rinascita come molte mie altre canzoni ma questa lo fa in maniera ancora più personale. Puoi immaginare la mia felicità nel vedere la reazione del pubblico che mi segue quando l’ho pubblicata sui miei social: è stato come vincere definitivamente quel brutto momento>>.

Da anni sei un autore importante nel mondo pop italiano: ti è tornata la voglia di rimetterti in gioco anche come cantante dopo questa accoglienza riservata a questo brano?

<<Ho sempre visto il mio percorso da autore come strettamente connesso a quello di cantante. Credo che proprio l’esperienza da cantante mi abbia davvero aiutato nel songwriting per altri artisti in questi anni. Quando sono a lavoro su una nuova canzone, infatti, tengo sempre conto del fatto che verrà poi performata davanti ad un pubblico. Noto che questa è una cosa che gli artisti apprezzano molto perché si sentono pensati non solo come il tramite di un messaggio che tu hai scritto ma anche, e soprattutto, come performers che usano la voce come mezzo. Tutto ciò non sarebbe stato possibile se non mi fossi messo in gioco anche come cantante>>.

Il tuo percorso come musicista parte, agli occhi del grande pubblico, da X-Factor. Sono passati quasi 10 anni e di cose ne sono successe tantissime: rifaresti comunque quell’esperienza oppure oggi sceglieresti una via differente?

<<Dieci anni non sono pochi e se mi guardo indietro quasi non mi sembra sia stato possibile arrivare fin qui. Il merito è stato sicuramente anche di quell’esperienza che, per quanto non sia andata esattamente come speravo, mi ha permesso di farmi conoscere agli addetti ai lavori e diventare quello che sono oggi. Quando ho partecipato al programma non scrivevo ancora canzoni ed essere adesso un autore richiesto mi fa capire come niente sia impossibile. Naturalmente l’ho voluto molto e ho lavorato tantissimo, ho avuto accanto a me persone che mi hanno supportato e dato tanta determinazione>>.

Nel 2013 il tuo percorso riparte da capo in un certo senso. Che cosa ti ha spinto a scrivere per altri? Era una possibilità che avevi considerato anche in precedenza oppure no?

<<Da tempo il mio editore mi spingeva a scrivere per altri perché così sarei migliorato nella scrittura anche dei miei brani.  Questo ha generato in me un senso di responsabilità che non avevo mai provato quando scrivevo per me stesso: è un pò quando compri un regalo per qualcuno e ci tieni che sia felice nel riceverlo. La mia grande occasione è arrivata effettivamente nel 2013 con Emma ma già da qualche tempo avevo cominciato a vedere questa come una possibilità concreta e a lavorare sodo scrivendo e provinando brani su brani>>.

In “Schiena”, fortunato album di Emma pubblicato nell’aprile di quell’anno, ci sono ben 3 tuoi pezzi di cui 2, tra l’altro, sono diventati anche singoli radiofonici: una ri-partenza davvero fortunata potremmo dire. Che cosa hai provato nel momento in cui hai effettivamente capito il valore di questa prima collaborazione?

<<Mi ricordo molto bene la fase di scrittura di quei tre brani ed il periodo che ha preceduto l’uscita di quel fortunatissimo disco. In modo particolare ricordo “Trattengo il fiato” perché scrissi su un pezzo di carta “per fare tanto grande la tua strada mi sono fatto il cuore piccolo” e lo feci leggere al mio editore che mi disse che dovevo farne assolutamente una canzone. In studio c’era un’energia nuova, fortissima, mentre provinavo quelle canzoni. Era tutto nuovo per me e aspettavo con ansia l’uscita dell’album per vedere la reazione della gente che fino ad allora mi conosceva solo come interprete.  Quando misero in anteprima download su iTunes “L’amore non mi basta” e arrivò in prima posizione pur non essendo un singolo ammetto di aver realizzato per la prima volta la forza della musica: una vera grande soddisfazione dopo anni di tentativi e canzoni scritte>>.

C’è una collaborazione che dopo quasi 5 anni di attività autorale ti rende in un certo senso più orgoglioso o che hai desiderato più di ogni altra? Ce n’è stata una, invece, che ti ha sorpreso?

<<Domanda difficile. Ogni collaborazione è stata davvero importante. Penso a quella con Giusy Ferreri che è stata l’artista che col suo primo disco, che avevo letteralmente consumato, mi ha spinto a fare i provini per X-Factor. Mi sono identificato molto nel suo essere così “diversa” e nuova. Ritrovarmi anni dopo a scrivere per lei un singolo è stato come la chiusura un cerchio. In generale, mi reputo molto fortunato perché le collaborazioni nascono sempre da una stima reciproca e reale con questi artisti e in alcuni casi anche da un’amicizia>>.

Tra i brani che scrivi, e che tu stesso hai talvolta cantato, risuonano talvolta in modo abbastanza esplicito dei riferimenti al mondo soul, blues, quasi black: sono radici che ti appartengono dal punto di vista del gusto musicale oppure è una casualità?

<<Nessuna casualità. Il soul e l’ Rnb fanno parte dei miei ascolti musicali da quando sono un adolescente e ho sempre cercato di riproporlo nelle mie canzoni. In casa poi si ascoltava molta musica italiana da Battisti a Dalla e anche questo ha esercitato la sua influenza>>.

Daniele Magro è l’autore che firma profonde ballate soul come “Proteggiti da me”, per Marco Mengoni, o “Il rimedio, la vita e la cura” per Chiara ma anche brani istrionici e leggeri come “1,2,3” per Emma: c’è una preferenza di scrittura? Ti risulta più semplice scrivere all’interno di tematiche testuali e sonore più intime o più solari?

<<Amo le ballate ma amo anche le canzoni che io definisco “slogan”: non esistono canzoni “leggere” o di serie B secondo me. Prendi ad esempio “Un giorno di sole” che ho scritto per Chiara: ha un testo duro, ricercato ma volutamente espresso in un linguaggio quasi da filastrocca. Credo che il pop debba essere fatto con questo tipo di coscienza.  Poi ci sono le canzoni come “Proteggiti da me” di Marco Mengoni o “Fidati ancora di me” di Alessandra Amoroso dove  mi lascio andare totalmente e ricerco soltanto l’emozione.>>.

Hai mai pensato di pubblicare tutte le tue versioni dei brani scritti per altri oltre che cantarli talvolta live come è accaduto lo scorso anno in occasione dell’apertura del concerto di Alessandra Amoroso a Roma?

<<Ci ho pensato, non lo nego. Quando ho preparato la scaletta per le aperture del Vivere a colori tour ho pensato a quali canzoni potessero rappresentare una sintesi del mio percorso, così ho inserito brani inediti e alcuni di quelli scritti per altri.  Sono e sarò sempre molto riconoscente a queste canzoni e quindi magari anche in futuro ne ricanterò altre. Per il momento, però, mi sto concentrando sulla scrittura di nuove canzoni>>.

In “Il senso del mio vivere” nel ritornello canti dei versi che fanno pensare al passato quando dici “perché per quanto questa ci ha deluso […] sai quante volte mi hanno detto non c’è un posto qui per te […] ho visto il fondo troppe volte”: è un racconto autobiografico di un qualche momento cupo e difficile che ti è capitato di affrontare?

<<Lo è. Ma credo che molti si sentano o si siano sentiti inadeguati. Quelle dell’inciso sono le classiche frasi che mi vengono già con una melodia quando sto componendo e allora mi chiedo : “perché una frase così dura?” poi però la lascio perché si vede che andava scritta così>>.

C’è un verso di qualche tuo brano che porti particolarmente nel cuore?

<<Molto spesso scrivo versi che mi fanno apparire migliore di quello che sono. Mi accorgo di sembrare uno coraggiosissimo che sa sempre come cavarsela. Sono l’opposto. Per questo mi ritornano sempre contro come boomerang nelle situazioni. “Spesso chi rinuncia temendo abbia perso ha perso già in partenza” è una frase a cui mi piacerebbe somigliare moltissimo>>.

Per il futuro che progetti hai in ballo dal punto di vista autorale? Stai pensando anche a qualcosa come interprete?

<<La scrittura delle canzoni sta andando avanti, è stata un’estate davvero prolifica e sono felicissimo delle nuove canzoni. Da un anno a questa parte è come se avessi rimosso quell’ultimo filtro che avevo e stessi davvero scrivendo di quello che mi va e come mi va. Ci saranno nuove canzoni, questo è quello che so per certo>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.