Intervista al cantautore siciliano
In occasione della pubblicazione del suo nuovo EP d’inediti abbiamo voluto a tutti i costi fare una nuova chiacchierata con Daniele Magro, un giovane e talentuosissimo cantautore che negli ultimi anni abbiamo conosciuto per la sua attività autorale al fianco dei maggiori nomi del pop italiano ma che, di suo, è dotato di una grandissima vocalità soul e di una sensibilità davvero rara. Ecco, dunque, qualche chiacchiera a proposito di Il giorno che ho imparato a camminare, un EP fatto di racconti di vita, di emozioni e di una gran bella voce che ha avuto l’esigenza (fortuna nostra) di tornare a proporsi in prima persona.
Allora Daniele, partiamo da questo tuo ultimo tassello di vita artistica: ‘Il giorno che ho imparato a camminare‘, un EP con 5 brani tutti scritti e cantati da te che, in qualche modo, riprende quel filone della tua musica che ti vede anche come artista in prima persona. Come è nata l’esigenza di tornare a pubblicare qualcosa di proprio?
<<In qualche modo hai già risposto tu: è stata un’esigenza. Parallelamente al percorso di autore che ho frequentato molto in questi ultimi anni si è fatta strada in maniera molto spontanea l’esigenza di pubblicare qualcosa di mio. Mi sono reso conto che le cose che scrivevo per altri iniziano ad essere parecchie e che, in qualche modo, definiscono una mia identità in larga parte diversa da quella che si evidenziava dalla mia musica pubblicata fino a prima di questo EP e che, in soldoni, si riconduce alle cover realizzate durante il percorso di X-Factor>>.
Immagino che le canzoni non ti mancassero eppure hai scelto proprio questi 5 pezzi rispetto, magari, ad altri che già hai nel cassetto o che hai scelto di affidare ad altri artisti. Come hai scelto queste canzoni?
<<La scelta è stata fatta in virtù di un racconto e di un concetto: volevo raccontare un passaggio. Sono tutti brani che ho scritto alla soglia dei miei 30 anni e che fotografano quelli che sono stati questi ultimi miei anni di vita come uomo. Ho cercato di comporre la tracklist perchè raccontasse questo passaggio dai 20 ai 30 anni inserendo le storie, le situazioni, gli stravolgimenti, le storie che ho vissuto, le difficoltà che ho affrontato. Quando arrivi ai 30 anni si sviluppa una consapevolezza di se stessi che permette di vedere determinate difficoltà, che fino a quel momento risultavano insormontabili, con un occhio più rilassato>>.
Ecco, a proposito di questo passaggio di vita, mi ha colpito un verso di ‘Il cuore è un elastico’ dove dici “ogni piccolo dolore serve e dietro il buio che hai ci sarà sempre luce grande”: è una piccola scommessa ottimista verso il futuro che, forse, racconta quel momento di smarrimento che ogni ventenne vive di fronte ad un mondo che non gli da gli spazi che ci si aspetta. Credi di aver superato quel momento?
<<E’ vero ciò che dici! Molte volte le canzoni si scrivono perchè permettono di immaginare e di sperare di essere leggermente migliori di quello che siamo. Questo vale sia per noi stessi che per la realtà che ci circonda. Sicuramente il mantra che “ogni piccolo dolore serve” torna molto nelle mie canzoni anche se, magari, in forme diverse. Penso a ‘L’amore non mi basta’ che ho donato ad Emma dove dico “forse dal dolore si potrà anche guarire ma anche scrivere canzoni”. E’ sempre stata la mia forza quella di riuscire a rialzarmi dopo numerose cadute e proprio quella situazione è stata l’humus su cui costruire le mie canzoni che, per me, non sono un lavoro ma un’occasione di riscatto personale. E’ naturale che ci saranno altri momenti di sconforto, tutti li abbiamo e credo che sia impossibile risolvere definitivamente quella situazione di vita>>.
Dal punto di vista musicale sono tutte canzoni che riflettono molto il tuo modo di scrivere e di cantare rendendo onore alla tua bellissima voce soul. Non sembra anche a te di captare nell’aria una certa voglia di ritorno al pop intenso, al soul, alle voci importanti anche tecnicamente malgrado in radio impazzi tutt’altro genere musicale?
<<Lo spero! Nonostante viva in questo mondo non riesco mai ad avere una visione veramente oggettiva di ciò che accade nella musica. Non so se ci sia questo ritorno a questo tipo di canzoni: lo spero però. Te lo dico non solo come ascoltatore, perchè sono una persona che la musica l’ha sempre comprata e seguita, ma anche come autore. Mi capita spesso di confrontarmi con altri colleghi ed artisti ed il dubbio più ricorrente è quello di chiedersi se convenga o no cambiare stilemi, seguire o meno la moda e le esigenze del mercato. Questo dilemma l’ho vissuto anch’io e vi ho trovato risposta proprio in prossimità di lavorare a questo EP. Ho scelto di fare quello che mi piace da sempre: cambiare in modo non spontaneo non è la soluzione perchè la gente se ne rende conto immediatamente. Non è un mistero che mi sia sempre piaciuta un certo tipo di musica ed è proprio quello stesso ingrediente che gli artisti per cui scrivo ricercano nelle mie canzoni: ho rispettato me stesso e proprio per questo penso di aver fatto un buon lavoro>>.
In ‘Il giorno che ho imparato a camminare‘ parli sicuramente di te in prima persona ma c’è anche un accenno al mondo di oggi quando dici “c’è sangue in prima pagina: una certezza secolare ma la signora che stende in cortile intona una canzone popolare”. Sembra quasi un’immagine del dopoguerra quando malgrado il ricordo della violenza sia ancora vivido si riafferma anche la voglia di canticchiare spensieratamente. Com’è il mondo d’oggi che vedi e può davvero il pop italiano dare spazio anche all’attualità nei propri versi?
<<‘Il giorno che ho imparato a camminare’ è una canzone che ho scritto un paio di giorni prima di tornare in Sicilia dalla mia famiglia. Avevo molta voglia di tornare a casa anche se ci torno spesso ma, quella volta in particolare, sentivo di averne particolarmente bisogno. Mi sono tornati in mente quei sabati nella mia piccola città di provincia ed ho voluto proprio celebrare quel tipo di vita e quei momenti tipici dell’adolescenza dove non hai pensieri che ti preoccupano.
Penso che ci sia ancora molto bisogno del fatto che la musica pop racconti l’attualità: se si riesce a trovare il modo di veicolare dei messaggi importanti in modo semplice e chiaro credo che sia giusto farlo anche attraverso le canzoni che, in questo senso, hanno una grande responsabilità. Qui il tema delle tragedie della nostra attualità è soltanto citato ma posso pensare, per esempio, anche a ‘Forza e coraggio’ scritta per Alessandra Amoroso dove ho cercato, sempre con una chiave pop, di raccontare la realtà: intendo parlare d’amore come normalmente il pop fa ma c’è bisogno di aprirsi alle tematiche di attualità anche senza vene polemiche>>.
In un altro punto di questo progetto dici anche “per ogni stronzo che è passato da qui e che mi ha detto ‘non ce la puoi fare'”. Artisticamente i no che hai ricevuto saranno stati sicuramente tanti e ti avranno aiutato, in un modo o in un altro, a crescere e a capire ma, a posteriori, ti senti di poter dire che ne è valsa la pena?
<<Assolutamente si. E se vogliamo fare una battuta, non è un caso che il mio primo inedito lanciato sul mercato s’intitolasse proprio “No”. Sembra un po’ un cerchio che si chiude. I ‘no’ sono sempre necessari ma bisogna ricordarsi sempre di distinguere tra quelli che sono detti con tatto, garbo e consapevolezza e quelli che, invece, sono nocivi e non lasciano spazio per maturare e capire ma mirano soltanto a ferire. In questi anni ne ho avuti tanti, di entrambi i tipi. Ogni ‘no’ detto è stimolante e, forse, quelli che feriscono lo sono anche di più per certi aspetti>>.
Dall’ultima volta che ci siamo sentiti, circa due anni fa quando uscì ‘Cuorearmato‘, hai scritto per tantissimi nomi della musica italiana da Alessandra Amoroso a Fiorella Mannoia fino a Raffaella Carrà, Alexia, Alberto Urso, Einar ed il ritorno recentissimo con Emma: che collaborazioni sono state? Ce ne è una che porti particolarmente nel cuore per l’esperienza vissuta?
<<Hai fatto bene a sottolineare la parola esperienza perchè è la cosa che ha più valore per me. Scrivere per Fiorella Mannoia, per esempio, è stata una bellissima esperienza. L’incontro con Fiorella è nata dalla mia frequentazione ad ‘Amici’ dove c’era Carlo di Francesco, il suo produttore, che mi ha permesso di farle ascoltare delle demo. Ci siamo, poi, conosciuti e dal nostro incontro è nata ‘Riparare’ e quella canzone mi ha fatto sentire un vero autore perchè il brano è da un discorso, da un incontro reale avuto direttamente con l’artista. Anche il rinnovo della collaborazione con Alessandra Amoroso è stata una bellissima esperienza da cui è nata anche la voglia di Alessandra di mettersi a scrivere un brano insieme pur non essendo lei una cantautrice in natura.
Sono stati due anni veramente ricchissimi e tutte queste esperienze mi hanno aiutato ad avere uno spaccato più ricco e definito di questo mondo il che mi ha aiutato quando, poi, ho approcciato a questo mio nuovo progetto. Ho fatto tesoro di tutte queste esperienze>>.
Guardando al futuro, invece, abbiamo notato che negli ultimi giorni ti sei incontrato con Noemi a Londra, bolle in pentola qualcosa?
<<(ride). Abbiamo messo sui social una foto insieme e si è scatenato il finimondo. In realtà ero a Londra e casualmente c’era anche lei per cui ci siamo sentiti e siamo andati a cena insieme pur senza pensando al lavoro. La nostra amicizia, iniziata ad X-Factor dieci anni fa, ci porta ad incontrarci ogni tanto e a volerci davvero bene. So che lei sta preparando a delle bellissime cose>>.
Ovviamente, questo era solo un simpatico pretesto per chiederti se ci sono altri progetti a cui stai lavorando sia come autore che come artista?
<<Continuerò a mantenermi stretto il ruolo di autore che mi piace sempre molto. In linea di massima continuerò a lavorare ad entrambi i lati della mia carriera ogni qualvolta che ce ne sarà l’opportunità incrociando sempre le dita>>.
Ilario Luisetto
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