domenica 15 Dicembre 2024

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Davide Locatelli: “La musica è una grande palestra” – INTERVISTA

A tu per tu con Davide Locatelli per parlare del suo nuovo album intitolato “Merry Dave Christmas”. La nostra intervista al “pianista rock”

È fuori per Warner Music Italy dallo scorso 29 novembre, Merry Dave Christmas”, il primo album natalizio di Davide Locatelli, pianista di fama internazionale. Il disco si presenta come un progetto innovativo e completamente diverso dai precedenti. Contiene dieci tra le canzoni natalizie più iconiche e famose di tutti i tempi che, reinterpretate in chiave jazz e contaminate dallo stile inconfondibile del “pianista rock”, danno vita a un risultato unico nel suo genere. Davide Locatelli INTERVISTA

Il tuo nuovo progetto si intitola “Merry Dave Christmas”. Cosa ti ha spinto a realizzare un album natalizio e a reinterpretare queste canzoni iconiche?

«È stata l’idea di andare fuori dal coro in questo 2024 con un progetto diverso dal solito, quello che mi ha spinto a riarrangiare 10 dei più grandi classici natalizi in chiave “Davide Locatelli”, quindi sperimentando dalla musica moderna al jazz, con qualcosa anche di elettronica. Ho reinterpretato dieci dei pezzi natalizi più iconici di sempre che mi hanno accompagnato negli anni in tutti i miei Natali e da questo è nato “Merry Dave Christmas”».

Nel tuo album, hai scelto di mescolare jazz, rock e musica classica con le tradizionali canzoni natalizie. Come nasce questa fusione di stili?

«Nasce dagli studi che ho fatto e avuto nella mia vita: dal primo diploma al pianoforte classico, per poi passare alla composizione e al pianoforte jazz… ho voluto unire tutto il mio percorso formativo di questi quasi vent’anni di studi in conservatorio, perché ho iniziato che avevo 9 anni e ho terminato gli studi al conservatorio che ne avevo 27, ed eccoli tutti qua nel mio nuovo prodotto musicale». 

La tracklist include brani come “Silent Night” e “Last Christmas”, canzoni pluricoverizzate. Ci sono delle versioni o dei dischi natalizi in particolare che hai preso in riferimento come reference?

«No questa è una cosa che cerco sempre di non fare mai, non voglio copiare quello che è già stato fatto, quando reinterpreto un pezzo cerco sempre di prendere spunto dall’originale, per cucirci poi sopra un vestito totalmente mio, per riconfermare quello che è il mio stile».

Come hai affrontato la sfida di rendere queste canzoni famose uniche, mantenendo però la loro identità originale?

«Molto semplice, mi sono fatto ispirare da quella che è la mia anima e come dicevo prima, senza aver alcun tipo di riferimento cerco sempre di dare il mio tocco unico nei pezzi che faccio e spero di aver rispettato le aspettative anche quest’anno».

Hai registrato l’album a Los Angeles con la collaborazione di Nico the Owl, noto per il suo lavoro con artisti come The Weeknd. Come è stato lavorare con lui e come ha influenzato il sound dell’album?

«Lavorare con Nico the Owl è stata una cosa incredibile, perché ti accorgi che veramente i più grandi al mondo sono anche le persone più umili e semplici con cui avere a che fare e mi rendo conto anche che dall’altra parte del mondo, passatemi il termine, “non se la tirano”, perché si fanno progetti a livello mondiale e si finisce poi a mangiare la pizza insieme a questi grandi nomi al termine della session, come se fosse il tuo più grande amico da tutta la vita. È stata un’esperienza quindi altamente positiva, che mi ha aperto sicuramente tante possibilità per il futuro. In più tutti i consigli portati da un esperto del settore come lui mi hanno aiutato moltissimo, tant’è che in tante delle improvvisazioni che ci sono nell’album lui continuava a dirmi: “Puoi fare meglio” e solo dopo un’ora sempre sul solito giro di 4 battute arrivava poi a dirmi: “Okay adesso ci siamo”, quindi ciò che ho appreso da lui è proprio questa logica del “Never give up”, mai mollare fino a quando non sei veramente soddisfatto al 100% di quello che stai facendo».

Hai dichiarato in passato che il tuo obiettivo è avvicinare il pubblico giovane alla musica strumentale. Come credi che il tuo nuovo album possa contribuire a questo?

«Il mio intento è sempre stato quello di far avvicinare i ragazzi più giovani e in generale qualunque fascia di età al mondo del pianoforte, perché è uno degli strumenti musicali più belli e sicuramente il più completo, perché ti da la possibilità di fare tutte le armonie, cosa che gli altri strumenti non consentono. Quindi ho sempre voluto portare le persone ad appassionarsi a questo mondo, che non è mai stato visto come una cosa nazionalpopolare e proprio per questo mi piacerebbe portare il pianoforte come fosse una canzone pop cantata dall’artista x importantissimo del momento e riuscire a dare voce agli 88 tasti del pianoforte, portando, come anche nel caso del mio ultimo album “Merry Dave Christmas”, musica molto conosciuta ad un pubblico che magari non è così avvezzo al mio mondo pianistico».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?

«La cosa che mi porto dietro da tutti questi anni di esperienze e di gavetta è che la musica è sempre in continua evoluzione ed è una grande palestra per la tua testa: se ti alleni e ti dai da fare, nel mio caso sul pianoforte, se continui a studiare e ad andare avanti, di conseguenza migliori sempre di più, se invece smetti di allenarti c’è sempre qualcun altro disposto a fare più di te e in qualche modo ti sorpassa. Quindi la musica è una grande palestra sia per l’anima che per il nostro cervello, che ci aiuta ad aprirci sempre verso nuovi orizzonti».  

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.