sabato 23 Novembre 2024

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De Mian: “Le sfumature ci permettono di amare la nostra esistenza” – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista romano, in uscita con il nuovo progetto discografico intitolato “Giostra infinita

Tempo di nuova musica per Damiano Terranova, meglio conosciuto con lo pseudonimo di De Mian, artista classe ’85 in uscita con “Giostra infinita”, progetto contenente tre brani inediti: “Il tuo mistero”, “Senza forma” e “Tao”. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Damiano, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo EP “Giostra infinita”, a cosa si riferisce il titolo?

«”Giostra infinita” in un certo senso vuole rappresentare quella che è la condizione dell’animo umano, sempre in bilico cioè nell’alternarsi di momenti di gioia a momenti di tristezza. A mio avviso credo che se si prende consapevolezza di questo pendolo continuo che caratterizza le nostre vite, si ha la possibilità di apprezzare maggiormente sia gli istanti di felicità sia quelli più bui, prendendo coscienza che anche all’interno di quest’ultimi esistono diverse sfumature che possano permetterci di amare la nostra esistenza».

Quali pensieri e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la composizione di questi brani?

«L’intero album è stato scritto durante il periodo del lockdown. Credo che la mia forte passione per la musica mi abbia aiutato molto a superare quel lungo lasso di tempo. Mi sono isolato dal mondo, e con molta energia mi sono buttato a capofitto nella composizione. Stranamente quindi la quarantena è stato molto produttiva, mi svegliavo ogni giorno felice per avere la possibilità di dedicare tutto me stesso al mio lavoro, senza distrazioni e senza dover rendere conto a qualcuno».

A livello musicale, quali sonorità avete voluto abbracciare?

«La componente rock che caratterizza da sempre la mia musica è ovviamente sempre presente. A differenza dei miei precedenti lavori però, in questo ho voluto accentuare l’essenza di sonorità elettroniche, mettendo molto più in evidenza i vari sintetizzatori a discapito della chitarra elettrica, e creando un effetto di distorsione sul rullante della batteria».

Chi ha collaborato con te alla realizzazione di questo lavoro?

«Nessuno, ho fatto tutto da solo in casa. Certo via via che l’ EP prendeva forma mi sono avvalso della consulenza dei miei musicisti, ma visto il periodo in cui stava nascendo era praticamente impossibile lavorare e collaborare con qualcun altro».

Facciamo un salto indietro nel tempo, c’è stato un momento preciso in cui hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«La musica ha sempre fatto parte della mia vita ,ho iniziato a suonare il piano quando avevo circa 7 anni. Ho forse cominciato veramente a desiderare di voler fare questo nella vita, durante la mia adolescenza, quando con il mio gruppo di allora andavamo in giro a suonare qui nella provincia, e la gente ballava e cantava le canzoni (che ovviamente erano cover)».

Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?

«Dai sei ai 14 anni ho ascoltato praticamente solo musica classica e De Andrè. La scoperta del punk e del rock hanno influenzato molto la mia formazione, dai primi anni 2000 poi è nato l’interesse per l’elettronica, portandomi all’ascolto quindi dei Subsonica, Massive Attack, Radiohead, il primo Battiato etc».

Cosa ti affascina esattamente della fase di composizione di una canzone?

«Per me comporre è come entrare in meditazione. Passo ore a scrivere, senza neanche accorgermi che il tempo passa. Certe volte mi metto a smanettare con un synth e quando tiro su gli occhi è notte fonda ed ho scritto un’intera canzone».

Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa puoi anticiparci a riguardo?

«In questo momento sto collaborando con un produttore di Milano, Sveno Fagotto. Sta uscendo fuori un lavoro di cui sono molto soddisfatto, in quanto esula dalle sonorità che hanno caratterizzato la mia musica fino ad adesso, ma artisticamente parlando non mi snatura».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Sicuramente sono consapevole di andare un pò controcorrente rispetto a quelle che sono le tendenze musicali del momento. Il mio pubblico per la maggior parte è composto di miei coetanei, ma vorrei che la mia musica arrivasse anche ai più giovani, facendo comprendere loro la profondità musicale e compositiva del rock».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.