“Decenni” di Amedeo Minghi: te la ricordi questa?

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Decenni” di Amedeo Minghi
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1998 con “Decenni” di Amedeo Minghi.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “Decenni” di Amedeo Minghi
Torniamo indietro al 1998: Amedeo Minghi si appresta a chiudere quello che per lui è stato un prolifico decennio, oltre che la fine di un secolo e di un millennio, non a caso con “Decenni”. Questo il titolo del suo dodicesimo album in studio (che registrerà 300 000 copie vendute e otterrà quattro dischi d’oro), accompagnato dall’omonimo singolo che abbiamo scelto di riascoltare oggi.
Si tratta di un brano dove si nota chiaramente sia la cifra stilistica e il gusto di Minghi, ma anche la firma del coautore Pasquale Panella, paroliere noto per i suoi testi particolarmente criptici e metaforici ma, allo stesso tempo, altamente poetici e significativi.
“Decenni” affronta la tematica della nostalgia dei tempi andati e, soprattutto, della magia della memoria, la stessa che rende quegli anni affascinanti ed indimenticabili. Qui Minghi ci ricorda come determinate canzoni non ci si limita ad ascoltarle, ma si contemplano. Sono fotografie che si muovono, pellicole sfocate che riportano alla mente ciò che è stato e che, tra un ricordo e un rimpianto, si fa poesia.
Eppure, nonostante la malinconia, la canzone non rappresenta alcuna resa, bensì una presa di coscienza. È un abbraccio a ciò che siamo stati e a ciò che, in parte, saremo sempre. Perché è proprio vero che “questi anni non li avrai se non li perderai”, ed è proprio questo che li fa belli.
Il testo di “Decenni” di Amedeo Minghi
Tradiscono i decenni
Saranno gli anni fa
Il tempo li fa belli
Questi anni non li avrai
Se non li perderai
Tradiscono i decenni
Vedrai che ti vedrai
Nel taglio dei capelli
Ahi quanti ne tagliai
Nel mare ti vedrai
Nel mentre la canzone
L’estate è bella assai
Nel mentre la canzone
E tu scontenta stai
Prestata agli anni tuoi
Poi dopo penserai
Quel certo sole dov’è mai?
Negli anni, gli anni tuoi
Che vivi dopo in penombra
Sfogliando foto, riguardando un film
Questi anni ormai finiti
Che non c’è vita più
Ma strampalati miti
E quanti ne vedrai
Passare e andare via
La storia è lì che sta
In un disegno che guardai
L’estate è bella assai
E la canzone
I minuti della mia vita
Tenera con me
Tradiscono i decenni
Puoi farci quel che vuoi
Ma non ci fai l’amore
Perché quegli anni mai
Ti amarono così
Guardandomi da qui
Non è sicuro, c’ero anch’io
Guardandolo da qui
Fu un bel decennio
Troppo allegro
Ma non mi pare
Io non lo notai
Tradiscono i decenni
Decennio che volò
Nell’auto e sulla moto
Su quei modelli andò
Stilistico volò
Fatico a ritornare
Ed erano anni miei
Decennio che è passato
Sfrecciato, andato via
Questi anni non li avrai
Tradiscono i decenni
Saranno gli anni fa
Il tempo li fa belli
Questi anni non li avrai
Se non li perderai