Deddè: “La musica mi ha insegnato che non serve essere perfetti” – INTERVISTA

A tu per tu con Deddè per parlare del suo nuovo singolo “D’estate”, prodotto dai Room9”. La nostra intervista al giovane cantautore campano che abbiamo imparato a conoscere ad Amici 24
Dopo l’esperienza ad Amici 24, dove ha mostrato una scrittura autentica e una voce capace di raccontare senza filtri, Deddè torna con un nuovo singolo dal sapore dolceamaro.
Si intitola “D’estate” e segna un passo importante nel suo percorso artistico: un brano prodotto dai Room9 che unisce malinconia e leggerezza, raccontando quei momenti che esistono solo nella stagione più intensa e sfuggente dell’anno.
A pochi giorni dall’uscita del brano, disponibile in radio e sulle piattaforme dallo scorso 27 giugno, abbiamo incontrato il giovane cantautore per parlare di musica, scrittura, crescita e nuove consapevolezze.
Deddè presenta il singolo “D’estate”, l’intervista
“D’estate” è il tuo nuovo singolo: da dove nasce l’urgenza di raccontare proprio questo tipo di estate?
«“D’estate” nasce da un’urgenza vera: quella di raccontare tutto ciò che sembra succedere solo in un periodo preciso dell’anno. In estate si vivono emozioni diverse, più intense, più leggere ma anche più sincere. È come se in quei mesi tutto fosse più spontaneo e ogni cosa potesse trasformarsi in un ricordo importante. Volevo raccontare proprio quel tipo di leggerezza profonda, quel mix di felicità e malinconia che senti quando sai che qualcosa è bello proprio perché non dura per sempre».
A proposito del tipo di immaginario che volevi evocare, quali pensieri e quali stati d’animo hanno favorito la nascita di questo pezzo?
«Il brano nasce da una riflessione personale, da quel sentimento che ti prende quando guardi un’estate che sta per finire. Volevo evocare immagini semplici ma cariche di significato: una corsa in motorino, una chiacchierata all’alba, un bacio rubato. Tutte quelle cose che, appunto, succedono solo d’estate. È un brano che nasce da un bisogno di leggerezza, ma anche dalla voglia di fermare certi istanti prima che passino via».
Dal punto di vista musicale, che tipo di lavoro c’è stato in studio con i Room9 per quanto riguarda la ricerca del sound?
«Con i Room9 c’è stato un grande scambio. L’obiettivo era unire una scrittura sincera a un sound fresco, che sapesse evocare l’estate senza essere banale. Abbiamo lavorato molto sugli arrangiamenti, cercando suoni caldi, naturali, ma con quella spinta ritmica che potesse far muovere la testa. Non volevamo fare un pezzo estivo “solo” da playlist: volevamo un brano che ti rimanesse dentro. E penso che “D’estate” abbia quella doppia anima, leggera ma piena di sentimento».
Nel tuo modo di scrivere e cantare c’è consapevolezza e si nota un’evoluzione. Come è cambiato il tuo rapporto con la scrittura e col modo di interpretare rispetto agli esordi?
«All’inizio scrivevo per liberarmi, per buttare fuori quello che avevo dentro. Ora cerco di capire meglio cosa voglio dire e come voglio farlo arrivare. Ho imparato ad ascoltare di più me stesso, a limare, a togliere. Anche nel cantato cerco di essere più vero che perfetto. Voglio che ogni parola abbia un peso, che chi ascolta possa ritrovarsi in quello che canto, senza filtri o costruzioni».
A proposito della tua esperienza ad Amici 24, quali skills pensi di aver acquisito nella scuola?
«Amici mi ha formato tanto, non solo come artista ma come persona. Ho imparato a reggere la pressione, a lavorare ogni giorno con disciplina, ad ascoltare e a mettermi in discussione. Ho capito che l’impatto emotivo conta tanto quanto la tecnica. È stato un percorso che mi ha fatto crescere in fretta e mi ha dato gli strumenti per affrontare il mondo della musica con più consapevolezza».
Nel corso del programma hai presentato l’inedito “Periferia”, quali sono i feedback che ti hanno più colpito a proposito di questo pezzo?
«“Periferia” è stato un pezzo importante per me. Parlava di un posto fisico ma anche mentale. I messaggi più belli sono stati quelli di chi mi ha scritto “mi hai raccontato”, “hai messo in musica quello che provo da sempre”. Quando una tua canzone diventa specchio per qualcun altro, capisci che stai andando nella direzione giusta».
Hai solo 19 anni, ma la tua musica ha già un’identità precisa. Cosa ti auguri di conservare e cosa invece vorresti ancora scoprire di te come artista?
«Mi auguro di non perdere mai l’urgenza di scrivere solo quando ho qualcosa da dire davvero. Voglio restare fedele a me stesso, ma allo stesso tempo sono curioso. Voglio sperimentare, scoprire nuovi suoni, nuovi mondi, nuovi modi di raccontarmi. Credo che la crescita artistica passi proprio da questo: dal non avere paura di cambiare, senza mai dimenticare da dove si viene».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«Che non serve essere perfetti, ma veri. Che si può dire tanto anche con poco, se è sincero. La musica mi ha insegnato ad accettarmi, ad aprirmi, a non avere paura delle emozioni. E mi ha fatto capire che la condivisione – con chi ascolta, con chi ti scrive, con chi si rivede in te – è il regalo più grande che questa strada può dare».