venerdì 22 Novembre 2024

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Deneb: “Scrivere e suonare è per noi una liberazione” – INTERVISTA

A tu per tu con la band milanese, fuori dallo scorso 11 ottobre con il nuovo singolo intitolato “Solo

Si intitola “Solo” il nuovo singolo dei Deneb, band composta da Carlotta Limonta aka Kali (voce), Jacopo Pierazzuoli (batteria & production) e Diego Pennati (Basso). Un power trio che fonde l’elettro-pop ad influenze future soul e trip hop, il tutto in maniera ipnotica e carismatica. Approfondiamo la loro conoscenza.

Ciao ragazzi, partiamo dal vostro ultimo singolo “Solo”, che sapore ha per voi questo pezzo?

«Il sapore che cercavamo: nuovo! “Solo” per noi è brano molto importante, frutto di un grande lavoro fatto in studio di registrazione. Scrivere e suonare questo brano è stata una liberazione, una esigenza che sentivamo di condividere».

A livello testuale avete voluto parlare di passione, in un’epoca come quella attuale votata al conseguimento costante e incessante degli obiettivi, quale messaggio avete voluto trasmettere?

«Che credere e mettere il massimo impegno nelle proprie passioni è qualcosa che ci fa onore! Soprattutto se è un percorso che si ha il coraggio di intraprende in solitaria. Vivere con passione, anche scegliendo di questa passione al di fuori di ogni standard imposto, è il modo più logico di vivere. Questo è e rimane anche uno dei temi principali che noi Deneb vogliamo trasmettere».

Dal punto di vista musicale, invece, quali sonorità avete scelto di abbracciare?

«Io stile dei Deneb rispecchia le esperienze musicali vissute dai membri che lo compongono, quindi: Diego, il bassista con la sua esperienza rock e punk-rock, Jacopo, il batterista con il suo bagaglio hard-core, metal e jazz, Carlotta con la sua passione per la black music e il pop, il tutto permeato da una decisa tendenza all’elettronica».

Facciamo un salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di dare vita al vostro progetto musicale?

«Ci siamo trovati quasi per caso, in occasione di una comparsata di Carlotta, la cantante, in un concerto con una band strumentale che avevamo io e Jacopo. Da quel concerto abbiamo deciso di proseguire insieme, come trio».

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il vostro percorso?

«Sicuramente James Blake, Royal Blood, Sevdaliza…. anche Meg, Subsonica e sicuramente i Bluvertigo, per citare anche artisti nostrani».

Con quale spirito vi affacciate al mercato e come valutate l’attuale settore discografico?

«Oggi la tua musica la riesci a diffondere e soprattutto a promuovere, molto semplicemente, attraverso i social. Da lì il progetto Deneb parte per affacciarsi sul mercato discografico attuale. La discografia italiana odierna è un po’ emblematica dell’andamento generale di tutto il Paese: un gran bel casino! ».

Quanto conta per voi la dimensione live?

«La dimensione live per noi è di gran lunga l’aspetto più rilevante. La verità sull’effettivo impatto di una band e la sua espressione massima sono le esibizioni dal vivo, soprattutto oggi».

Quali sono i vostri prossimi obiettivi professionali e i buoni propositi per il 2020?

«Sicuramente promuovere il singolo appena uscito. Speriamo, sulla base dei risultati ottenuti con “Solo”, di riuscire anche a registrare e promuovere un disco intero. La verità è che non vediamo l’ora di farvi conoscere il nostro nuovo lavoro, al momento un sacco di idee bollono in pentola!».

Per concludere, dove e a chi desiderate arrivare con la vostra musica?

«Noi abbiamo l’ambizione di abbracciare, con la nostra musica, tutte le persone che vogliono mettersi a nudo e ballare, godendosi un gran bello spettacolo dal vivo».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.