A tu per tu con l’interprete friulano, protagonista dell’undicesima edizione di Tale e Quale Show, in uscita con nuova musica
Si intitolano “Senti” e “L’effetto speciale di un film” i due nuovi singoli rilasciati da Dennis Fantina in questo 2021, un’annata importante che combacia con il suo ritorno televisivo come concorrente di Tale e Quale Show, a vent’anni di distanza dalla vittoria di Saranno Famosi, la prima storica edizione di “Amici” di Maria De Filippi. Abbiamo incontrato per voi l’artista, per ripercorrere insieme parte del suo percorso e approfondire questo bel momento professionale.
Ciao Dennis, benvenuto. Partiamo dai singoli “Senti” e “L’effetto speciale di un film”, ci racconti come sono nati questi due nuovi pezzi?
«Il primo è “Senti”, singolo partito un paio di mesi fa, perfettamente nelle mie corde, con queste aperture vocali che contraddistinguono da sempre i miei brani. Un gran bel pezzo, ma totalmente diverso dal secondo inedito “L’effetto speciale di un film”, rilasciato da qualche settimana. Un altro tipo di produzione, in cui ho sperimentato un nuovo approccio, nonostante la vocalità sia sempre la mia, riuscendo ad incastrarla con l’arrangiamento molto moderno».
Come si è evoluto nel tempo il modo di cantare e in che termini ti sta tornando utile la partecipazione a Tale e Quale Show?
«Nel tempo sono cambiate tante cose, crescendo maturi una consapevolezza diversa di quello che puoi riuscire a fare con la tua voce. Ti permetti di sperimentare molto di più, come per qualsiasi tipo di situazione o lavoro, si tende sempre a migliore. La mia voce è sempre la stessa, è solo il modo di utilizzarla ad essere diverso. La possibilità che mi da “Tale e quale” è quella di sperimentare maggiormente, per tentare di raggiungere il più possibile la somiglianza ad una vocalità diversa dalla mia. Un lavoro difficile, ma stimolante».
Quello che mi ha sempre impressionato della prima parte del tuo percorso, sono le belle canzoni e gli autori prestigiosi che hanno nobilitato il tuo repertorio. Com’è stato per un ragazzo di quell’età, che veniva comunque già da una bella gavetta, ritrovarsi a cantare pezzi di Mango, Elisa e Michele Zarrillo?
«E’ stato uno schiaffo mica da poco. Considera che quando sono andato a registrare il primo singolo “Non è il cuore”, in studio mi sono ritrovato Mango che l’aveva composto. Artista straordinario e grande persona, ha saputo mettermi subito a mio agio. Poi c’è stata la collaborazione con Elisa, con un pezzo che ho cantato in duetto con Monica Hill e, successivamente, anche l’incontro artistico con Michele Zarrillo, con cui avevo avuto il piacere di cantare nel corso della mia partecipazione a Saranno Famosi. Ho avuto la fortuna di interpretare tantissime belle canzoni, scritte da autori altrettanto prestigiosi».
Tutti sappiamo che sei il vincitore del primo talent della storia, Saranno Famosi o Amici che dir si voglia. Se mi permetti una battuta, possiamo considerarti un po’ come l’Adamo di tutti i talent show, poiché dalla tua costola sono venuti fuori poi tutti gli altri. Scherzi a parte, come valuti l’evoluzione di questo fenomeno negli anni?
«L’evoluzione c’è stata ed è evidente, sicuramente le case discografiche si sono accorte del fenomeno un po’ tardi, questo a discapito mio e di tutti quelli che sono usciti dal programma nei cinque-sei anni dopo di me. Non possiamo farci nulla, non è colpa di nessuno, tutto quanto si evolve. Ci è voluto del tempo e poi la cosa è esplosa, se prima le etichette snobbavano i talent, hanno poi intuito il potenziale della trasmissione, cominciando a “marciarci” sopra. Anche chi partecipa ora sa benissimo a cosa va incontro, di conseguenza è già preparato a quello che dovrà affrontare. Oggi come oggi è diventato più difficile entrare, ma più facile uscire».
Oltre ad essere stato il primo vincitore di un talent show, sei stato un precursore anche per quanto riguarda il filone dei tormentoni estivi, incidendo nel 2014 “La zumbada” e anticipando una moda che sarebbe arrivata due anni più tardi…
«”La zumbada” era una canzone prettamente e volutamente spagnoleggiante, avevo voglia di fare qualcosa di diverso. Di fatto ha anticipato l’ondata di tormentoni estivi, come hai sottolineato. Il problema era stato quello di non aver avuto la forza economica per poter spingere questo brano, per poter fare realmente da apripista a quello che, di lì a poco, sarebbe diventato un vero e proprio fenomeno. Effettivamente, però, i numeri sono quelli che contano, le date sono quelle e l’idea era molto avanti, arrivata praticamente due anni prima rispetto a ciò che è arrivato dopo».
La cosa che mi colpisce è come il tuo percorso iniziale, considerato sia l’appeal mediatico che l’ottimo livello delle produzioni, non si sia mai incastrato con quello del Festival di Sanremo. Si è trattato di una coincidenza, del pregiudizio che dicevamo prima o semplicemente di una scelta?
«Credo che il primo anno ci sia stato sicuramente un po’ di pregiudizio, perché mi presentai con una grande canzone scritta da Mango e mai pubblicata, talmente bella che quasi spiace che sia rimasta in un cassetto. Successivamente ci ho provato altre sei volte, con canzoni che poi riscuotevano puntualmente un bel riscontro sul mercato, come ad esempio “Non basti tu” nel 2005, rimasta per cinque settimane al secondo posto sia della classifica radio che delle vendite. Il perchè non sia mai stato preso non è dato sapere, i tentativi ci sono stati, poi uno ci prova e se non funziona pazienza. Diciamo pure che si è trattato di un connubio di sfortune e di posti giusti nei momenti sbagliati».
Per concludere, facendo ritorno al presente, o per meglio dire al futuro… manco fossimo a bordo di una DeLorean, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?
«Ci sono altre canzoni che stanno bollendo in pentola, vediamo che cosa succederà. Ad oggi, senza una promozione adeguata, diventa difficile far conoscere al pubblico le proprie novità. Nonostante questo, la musica resta la benzina che mi fa andare avanti, ma non so quel che accadrà sinceramente. La partecipazione a Tale e Quale Show è stata puramente casuale, non pretendo niente alla fine del programma, non ripongo alcuna aspettativa. Sarà quel che sarà, di più non posso dire e non posso neanche pensare. Al momento mi sto godendo questa nuova esperienza, c’è una bella energia e un bel gruppo di persone fantastiche. Del futuro non si cosa può succedere, a meno che tu non abbia una DeLorean (ride, ndr)».
© foto di Dario Sardo
Nico Donvito
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