venerdì, Marzo 29, 2024

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Dentro i ‘non t’amo più’ delle canzoni italiane: sentimenti opposti e contrari

I testi delle canzoni che raccontano la fine di un amore

Paola e Chiara tornano insieme (qui). Francesco Totti e Ilary Blasi annunciano la separazione. Quando è tempo di dirsi addio o di affrontare vite divise, siamo di fronte a qualcosa di nuovo; non siamo più quello che eravamo e, forse sarà che un po’ ‘non t’amo più’. Usiamo volutamente ‘forse’ e ‘un po” con l’intento di far emergere come il pop tratta il tema complesso e double face del ‘non ti amo’ e, addirittura, ‘ti odio’. Tanto dolce e abbagliante l’innamoramento quanto amara e ingarbugliata la fase in cui  si scopre che quell’amore era un calesse, giusto per citare un ‘non vecchio’ film. In tutti i casi, una cosa è certa: l’amore non ci lascia mai come ci ha trovati. Inevitabilmente ci cambia, non importa come, ma è importante averne consapevolezza.

Cosa fa Caterina Caselli dal momento che “insieme a te non ci sto più”? Semplicemente, “guardo le nuvole lassù”, perché “cercavo in te Le tenerezze che non ho La comprensione che non so Trovare in questo mondo stupido”. Un nobilissimo intento, quello di incarnare totalmente l’amore in una persona, “quella persona non sei più Quella persona non sei tu”  e allora “finisce qua” … in fondo “chi se ne va che male fa?”. Nessuno risponderebbe Diodato, che dopo qualche dubbio “no, non lo so Come fare, come fare, come fare a dirtelo (…) Come faccio, come faccio, come faccio a dirtelo” decide per la modalità diretta “di gridarti che Non ti amo più, non ti voglio più Non ho più nemmeno voglia di farmi toccare da te Toccare da te No, non ti amo più, non ti voglio più Non ho più nemmeno voglia di fare l’amore con te L’amore con te” e rafforza il messaggio mediante la ripetizione.

Marco Masini, con un uso lessicale simile, apre a un’altra peculiarità del fine amore, “c’è che non ti amo più”, ma anche “non ti odio più non vedi?”.  L’interrogativa retorica sposta l’attenzione sull’altra persona, come a dire ‘non la è la stessa cosa per te?’, o meglio ‘te ne rendi conto anche tu?’, e continuare “quante volte l’ho sognato che te l’avrei gridato io E invece te lo dico piano non mi sembra vero adesso Che non ti amo più”, certo che “ora posso stare senza… Te che soffocavi con me fra questi muri (E sogni semplici)”.

Non è facile decidere quando “è il momento di parlare” canta Patty Pravo, ma quando questo arriva “ti dirò la verità Non si può più andare avanti È il momento e parlerò Io ti odio e ti detesto Per la tua stupidità Tutto il mondo che conosci È quel metro intorno a te“. Resta, anche in questo caso, l’ambivalenza di un sentimento, espresso dal grande, grandissimo “ma t’amo, ti amo, amo” ad accertare la persistenza di un bene tutto sommato vivo, che rende più difficile ogni decisione definitiva. In sostanza, si può decidere di porre fine a una storia pur amando ancora l’altra persona? O ancora si può scegliere di rimanere in coppia nonostante le diversità e le divergenze? Siamo di nuovo di fronte ad almeno due possibilità, che aprono a percorsi opposti.

Se Mina sa che “con te dovrò combattere Non ti si può pigliare Come sei” perché “sei peggio di un bambino capriccioso La vuoi sempre vinta tu Sei l’uomo più egoista e prepotente Che abbia conosciuto mai”, riconosce “che al momento giusto Tu sai diventare un altro In un attimo tu Sei grande, grande, grande Le mie pene non me le ricordo più” e va a finire che “ti odio, poi ti amo, poi ti amo Poi ti odio, poi ti amo Non lasciarmi mai più”. Non la pensa ugualmente Mario Venuti, solerte a chiedere “fammi il piacere Prova a mettere da un’altra parte il tuo bel sedere”, rasentando l’offesa smisurata con un eufemismo “fammi il piacere Forse è meglio che ritorni a fare l’antico mestiere”.

Guè Pegno feat Marracash cercano soluzioni strong per non sentire il dolore, con “versa Coca e Jack Solo quando sono fuori e cerco te Ogni volta che ti chiamo sai perché Maledetto me Solo quando sono fuori sono in me” e di nuovo inveendo “maledetto me (me l’hai detto te) Me l’hai detto te (maledetta te)”. Non riescono a staccarsi da “lei che lei cercava proprio uno che va là e la spacca È fresca e ha la pelle di pesca, dove l’ho pescata?”. Toni diversi, ma allineati nel senso, per Francesco Renga che “ti ho visto amare senza amore E poi ricominciare Per mille notti ti ho voluta E mille ancora ti vorrei Ti ho visto amare senza amore E poi ricominciare Ora so di te”.

Stessa sofferenza, stessa intensità emotiva, sentimenti duplici ed estremi, irreversibili e inaccettabili se dovessero concretizzarsi in azione, sono le caratteristiche di quando finisce un’amicizia, che per molti versi, è riconducibile a un amore puro. Questo raccontano Ernia feat Luchè, “caro amico, sai cosa pensavo? Che forse era meglio che io non pensavo Che averti davanti dopo tanto tempo Non sei più il ragazzo che io ricordavo (…) E io sono rancoroso, oh, sì, lo sai, che sono rancoroso Se perdo fiducia, me la metto al dito Lo giuro, per sempre, come fa lo sposo”, così (…) E ti amo e poi ti odio (…) Non rimanderò a dopo Pensavo di ucciderti stanotte”.

Non ci resta che trattare un ultimo elemento che interviene negli amori al capolinea: la nostalgia dopo la fine e la mancanza di chi abbiamo amato; a cantarle Ermal Meta, che se “per stare bene penso a te Per stare male penso a te e me (…) Il futuro era bellissimo per noi Ti volevo bene e forse anche di più Fuoco che non brucia non si spegne mai Ti manco, non lo so Mi manchi e non lo sai”; di nuovo Luchè “non ti amo più e non so come dirtelo Dopo la rabbia noi ci stringevamo più forte di prima (più forte di prima) Io che morivo al solo pensiero di averti ferita (di averti ferita) Abbiamo dimenticato che l’amore è solo complicità Non è vero che se soffri ami di più”, e anche se “torna da me (lei dice) (…) Sai tornare indietro non si può Ora ho lei qui con me”.

Cosa rimane di questi amori che vanno, se non l’attimo stesso in cui si lasciano e minuscoli frammenti, simili alle tessere sparse di un mosaico? È Noemi a ricordarcelo: “questo è un giorno da vivere Se non si può descrivere Di un amore impossibile Rimangono le briciole Soltanto scuse insostenibili Da qualche tempo eri tu con me Non c’è più niente, niente, niente Che mi leghi a te Mi sento un vuoto da disperdere Toccare il fondo per capire che È un nuovo giorno senza te”, in cui dovremmo, comunque, cercare di non scordare che può diventare l’alba di un ulteriore capitolo di vita, intanto in compagnia di noi stessi, ma soprattutto, per noi stessi.

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Francesco Penta

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica si ascolti il silenzio; da questo "vuoto sonoro" nasca un nuovo concerto.
Francesco Penta
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Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica si ascolti il silenzio; da questo "vuoto sonoro" nasca un nuovo concerto.