venerdì 4 Ottobre 2024

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Deschema: “Il nostro giro del mondo con Sanremo Giovani World Tour” – INTERVISTA

A tu per tu con la band toscana, reduce dalla tournée che ha attraversato i continenti in sette tappe

Dopo averli conosciuti lo scorso dicembre (qui la nostra precedente intervista), ritroviamo i Deschema al loro rientro da Sanremo Giovani World Tour, la tournée organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, promossa in collaborazione con la Direzione Comunicazione RAI, volta a promuovere la cultura e la lingua italiana e sostenere l’industria creativa del nostro Paese. Reduci dai sold out di Tunisi, Tokyo, Sydney, Buenos Aires, Toronto, Barcellona e Bruxelles, accogliamo la band toscana.

Ciao ragazzi, bentrovati su RecensiamoMusica. Sono trascorsi quattro mesi da Sanremo Giovani, cosa vi ha lasciato questa esperienza?

«Beh, sicuramente sono stati dei mesi molto intensi che ci hanno ripagato di tanti sacrifici fatti nell’ultimo periodo. É assurdo ripensare che tutto è iniziato la scorsa estate con un’audizione di Area Sanremo alla quale ne sono seguite molte altre. Le abbiamo superate tutte fino ad accedere al palco di Sanremo Giovani. Come se non bastasse, siamo arrivati sul podio e abbiamo vinto un tour mondiale. C’è tanta soddisfazione e tanto orgoglio da parte nostra e non finiremo mai di ringraziare Claudio Baglioni e la commissione artistica Rai, la giuria di Area Sanremo, la Farnesina e tutte le persone da casa che ci hanno dato quest’opportunità credendo in noi e nella nostra musica».  

Siete di rientro dal “Sanremo Giovani World Tour”, com’è andato questo giro del mondo?

«È stata un’avventura pazzesca e abbiamo già un po’ di nostalgia perchè non capita tutti i giorni di fare un tour mondiale in appena 20 giorni. Il giorno prima eravamo a Tokyo, il giorno dopo a Sydney; il giorno prima trovavamo l’estate a Buenos Aires, il giorno dopo la neve a Toronto. Certamente il peso delle 90 ore di volo si è fatto sentire ma abbiamo resistito bene tanta era l’adrenalina,

Abbiamo trovato teatri pieni in tutto il mondo, la maggior parte sold out, e questo ci ha resi fieri di aver rappresentato l’Italia nel mondo facendo conoscere la nostra musica in un’occasione così importante. Un ringraziamento doveroso anche a tutti gli istituti di cultura che ci hanno accolto benissimo in ogni città».

Come vi siete trovati con gli altri compagni di viaggio Einar, Federica Abbate, La Rua, Nyvinne e Mahmood?

«Fra di noi si è creato un rapporto speciale e non stiamo esagerando. É stato un tour particolare anche per questo, un legame umano oltre che artistico che ci ha fatto apprezzare ancora di più il tour. Abbiamo condiviso ogni momento di questo viaggio e siamo convinti che l’amicizia proseguirà anche dopo questo tour. Purtroppo Federica Abbate non ha potuto partecipare mentre Mahmood è intervenuto solo nelle date di Tunisi e Bruxelles.

Vorremmo inoltre menzionare anche la squadra di musicisti e tecnici che ha aiutato tutti noi, grandi professionisti come il Maestro Maurizio Filardo, Ivano Amati, Mirko Cascio e tutti gli altri».

Tunisi, Tokyo, Sydney, Buenos Aires, Toronto, Barcellona e Bruxelles, quali analogie e quali differenze avete riscontrato in queste sette tappe?

«Tutte città diverse, culture diverse, modi di vivere diversi. Passare da una città all’altra in così breve tempo è stata un’esperienza pazzesca perchè ora che iniziavi ad abituarti ad una cultura, venivi subito sbalzato in una dimensione nuova e diversa. Alcune città sono delle enormi metropoli, moderne e ben organizzate, come Tokyo e Sydney, mentre altre come Tunisi o Buenos Aires hanno vissuto o stanno vivendo momenti di crisi o sono in continua via di sviluppo, come Toronto. Le città europee sono ovviamente più simili all’Italia ma, in generale, ogni città ha le sue peculiarità e le sue bellezze da offrire e noi le ringraziamo tutte per la cordialità con la quale ci hanno accolto».  

Stando al vostro percepito, con quale tipo di interesse è vissuta la musica italiana all’estero?

«I teatri gremiti dimostrano che l’interesse è vivo e che c’era bisogno di organizzare un evento del genere. Fra gli italiani all’estero, c’è chi si è addirittura commosso per aver assistito al nostro concerto, e anche la gente del luogo era entusiasta perchè la musica italiana ha sempre il suo fascino e viene apprezzata ovunque».

Se avete ottenuto questa importante possibilità, grande merito è da attribuire a “Cristallo”, l’inedito che vi ha permesso di classificarvi terzi nella prima puntata di Sanremo Giovani. Un risultato arrivato del tutto a sorpresa oppure (ora potete dircelo) un pochino ve lo aspettavate?

«Siamo molto legati alla canzone “Cristallo” perchè ci ha permesso di ottenere così tanto. Come già detto, abbiamo superato molte selezioni per arrivare sul palco di Sanremo e siamo orgogliosi di avercela fatta con le nostre forze ma, proprio per questo, la strada era fin dall’inizio molto dura. Guardandoci indietro, a volte dobbiamo ancora realizzare quello che abbiamo fatto perchè era del tutto inaspettato. Non ci fraintendete, noi siamo consapevoli delle nostre potenzialità ma siamo partiti solo con l’impegno e la passione che mettiamo in quello che facciamo, passione che evidentemente è stata notata e apprezzata».

Siete al lavoro con del vostro nuovo album, cosa dobbiamo aspettarci a riguardo?

«Siamo già al lavoro su nuovo materiale da settimane ma non sappiamo ancora quando vedrà la luce. Vogliamo fare le cose per bene, un disco che contenga tutte le esperienze che abbiamo vissuto di recente. Magari qualcosa uscirà prossimamente…».

Con quali artisti vi piacerebbe collaborare e suonare in futuro?

«Non è facile rispondere a questa domanda perchè noi cinque abbiamo gusti musicali diversi. Come artisti italiani potremmo risponderti Elisa e infatti abbiamo portato la cover di “Luce” nel tour mondiale e il risultato è stato molto apprezzato. Come artisti internazionali invece potremmo azzardare i the1975, una band che ci piace un sacco sia come sound che come testi ma sono solo un paio di esempi».  

Vi vedremo suonare dal vivo in estate? 

«Quest’estate ci dedicheremo molto alla scrittura ma le date live non mancheranno, le annunceremo più avanti. Per noi il live è tutto, amiamo registrare canzoni ma la vera forza di questa band viene fuori dal vivo. Siamo degli inguaribili perfezionisti e cerchiamo sempre di fare la miglior performance che possiamo, come abbiamo dimostrato a Sanremo».

Per concludere, quale messaggio vi piacerebbe trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la vostra musica?

«Noi amiamo portare avanti il concetto di “desiderio di rivalsa” dai momenti cupi e più duri che tutti noi affrontiamo nella vita. In “Cristallo” questo concetto è centrale ma è possibile ritrovarlo anche in altri pezzi nostri. E poi ci piace parlare della realtà vista con i nostri occhi, quelli dei ragazzi della nostra generazione: nei testi c’è tutto lo spettro emotivo e, a volte, la descrizione di luoghi a noi cari».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.