Dietro le quinte: concerti in posti sempre più grandi, non è che stiamo esagerando?

Un aggiornamento sulla situazione del concerti in Italia: sempre più live in posti sempre più grandi. A che pro? Riflessione a cura di MisterY
Dietro le quinte è la rubrica che svela i segreti dell’industria musicale dal punto di vista di un insider che ha scelto di restare nell’ombra per preservare la purezza del suo pensiero. MisterY non si nasconde per paura, ma per offrire uno sguardo libero e autentico su un mondo dove spesso conta più chi parla che ciò che viene detto. Il tema di oggi riguarda il mondo dei concerti in Italia.
Grazie alla sua pluriennale esperienza alle spalle, l’autore di questa occasionale rubrica ci guida attraverso le dinamiche, le evoluzioni e le sfide di un settore in continua trasformazione. In ogni appuntamento un tema diverso, ma sempre con lo stesso obiettivo: portare alla luce ciò che resta nascosto nel frastuono del successo.
Concerti in posti sempre più grandi, non è che stiamo esagerando?
Dal Covid in poi, ovvero dopo una pausa forzata da tutte le attività live in ambito musicale e non solo, si è cercato di ripartire al massimo. E così, in poco tempo, anche a causa della crisi della vendita del supporto fisico, il core business di ogni artista è diventato il live.
In quattro anni abbiamo visto suonare chiunque ovunque, dai palazzetti agli stadi, artisti con due album all’attivo piazzati a San Siro e big della musica mondiale costretti a location scomode e piccole, scatenando così corse a biglietti rincarati e secondary ticketing vari.
Facendo un po’ caso ai numeri però, bisogna notare che alcune crepe nel sistema live si intravedono. Si sono viste ad esempio qualche anno fa con Blanco, artista bravo e giovane, ma forse troppo acerbo per essere spinto negli stadi dopo soli due album, invece che procedere con un sana gavetta in posti meno capienti come i palazzetti. I “non sold out” di Milano e Roma, e i tanti tagliandi omaggio staccati per riempire i buchi, sono una risposta abbastanza eloquente.
Negli ultimi mesi è toccato ad altri artisti annullare o spostare eventi in altre location con giustificazioni a dir poco strane. È stato così per Benji e Fede, dove i live nei palazzetti di Milano e Roma si sono trasformati in due date estive nelle stesse città ma in location molto meno capienti. La giustificazione del “non siamo riusciti a preparare in tempo i live” suona un po’ di scusa per non dire che i costi di produzione di due grossi eventi non sarebbero stati coperti dalle vendite non esaltanti.
Situazione simile per i The Kolors che, dopo Sanremo, hanno addirittura deciso di cancellare un tour nei palazzetti previsto per il 2026 spostandolo nelle arene nell’estate del 2025. Situazione strana e motivi oscuri… paura di non riempire? Programmazione troppo ottimistica per un tempo troppo futuro? Situazioni simili sono accadute di recente anche per eventi non prettamente pop, ma organizzati dalla stessa agenzia live dei casi sopra citati, ovvero Vivo Concerti.
Ecco quindi il tour nei palazzetti di Teenage Dream e la data al Forum di Assago degli Eiffel 65. I primi hanno deciso di cancellare il tour dopo una sola data riprogrammandolo in altre location, ovviamente più piccole. Per gli Eiffel, orfani di Gabry Ponte che invece ha riempito San Siro, si è scelto di cancellare la data per “problemi logistici”, ma è chiaro che la motivazione risulti uno scarso numero di tagliandi staccati in prevendita (si parla di 900/1000 biglietti venduti sugli oltre 10000 disponibili).
Guardiamo però anche al futuro e all’estate che sta per arrivare. Elodie ha programmato due date negli stadi di Milano e Napoli e la situazione non sembra diversa da quella vista con Blanco due anni fa… Nonostante Sanremo e un album in uscita è difficile prevedere un doppio sold out per queste due date programmate mesi e mesi fa. La situazione è simile, se non peggiore, per Gazzelle. Il cantautore suonerà al Circo Massimo nella sua Roma e soprattutto per la prima volta allo stadio San Siro di Milano: e qui arrivano le note dolenti. A parte i posti in parterre e gli anelli centrali, basta dare un occhio alla piantina messa a disposizione da TicketOne per intuire che, nonostante ci sia ancora del margine di vendita, è praticamente impossibile immaginare che il prossimo giugno Gazzelle non suonerà in uno stadio con tanti posti liberi.
Milano e Roma sono state anche le scelte di Tony Effe, e qui si apre un caso particolare. L’artista romano veniva da un periodo d’oro pre Sanremo con il disco più venduto d’Italia e un paio di eventi di grande successo nei palasport, oltre che un concerto a capodanno a Roma con oltre 10 mila presenze… poi? Poi è arrivato un Festival che sembra letteralmente averlo affossato. La critica ha distrutto il rapper e i tagliandi staccati per i due eventi sono stati finora pochissimi con un rischio di flop veramente alto ad ora, tant’è che tra i corridoi si parla anche qui di una riprogrammazione dei concerti.
La riflessione a questo punto si può spostare su livelli e chiavi di lettura diverse. Perchè rischiare di suonare in posti giganti? Le risposte anche qui possono essere molteplici, ma sicuramente pesa il fatto di puntare al prestigio. Annunciare live speciali in palazzetti e stadi aumenta l’autorevolezza di un artista e la sua “vendibilità” sul mercato. Nonostante eventuali buchi, posti liberi e tagliandi regalati per coprire, ci sarà sempre un ufficio stampa pronto a diramare comunicati con titoloni con alludono a sold out e grandi successi. Se si raggiunge a malapena il cosiddetto break even point, ovvero il punto in cui i ricavi pareggiano i costi, poi al massimo si attaccano nuove date più “comode” per cercare di mettersi in bolla.
Lo avevamo scritto qualche tempo fa: tutti NON possono suonare ovunque, il mercato live dove dopo un paio di dischi e senza gavetta si arriva allo stadio sembra essere ormai saturo. Troppi concerti e costi dei biglietti sempre più alti, eventi programmati con mesi e mesi, se non addirittura anni, di anticipo senza alcuna certezza se questi poi verranno garantiti. Altro fattore: i social. Anni fa se sui giornali si scriveva “concerto sold out”, nessuno poteva realmente smentire. Oggi no. Oggi anche coprendo settori interi con teloni neri, cambiando e ricambiando le piantine in modo da far sembrare una location con un bel colpo d’occhio di pubblico basta un video su Tik Tok e chiunque può rendersi conto della verità. Insomma, forse a questo punto occorre un ripensamento delle logiche attuali anche nel mondo live. Che dite?