A tu per tu con il cantautore abruzzese, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Mondocane“
E’ disponibile dallo scorso 13 maggio “Mdondocane”, il nuovo singolo di Francesco Di Lello, meglio conosciuto con lo pseudonimo di DILE. Il brano, prodotto da Iacopo Sinigaglia, dà il via a un nuovo capitolo del percorso dell’artista abruzzese classe ’89.
Ciao Francesco, benvenuto. In “Mondocane” fotografi vari stati d’animo, cosa ti ha innescato questo mix di emozioni?
«Sicuramente il periodo che stavo vivendo. Quando una storia finisce ci sembra normale ributtarci subito, come fosse una terapia, nel traffico delle relazioni. Ci si intrappola in questo loop di incontri che molto spesso, invece che aiutarci, peggiora la situazione. In “Mondocane” c’è l’esigenza di stare meglio ma allo stesso tempo c’è la consapevolezza di non essere ancora pronti, questo mix di emozioni ci porta a sentirci intrappolati in questo loop senza uscita d’emergenza».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza il senso dell’intera canzone?
«“E non mi stringe mai, come facevi tu…” In questa frase credo si possa riassumere tutto il significato. C’è la voglia di cercare distrazione altrove, c’è il paragone con il passato e c’è la nostalgia».
Dal punto di vista sonoro, invece, che tipo di lavoro c’è stato in studio insieme a Iacopo Sinigallia?
«Con Iacopo è stato amore a prima vista, ci siamo incontrati a Roma e siamo andati subito a cena, siamo rimasti fino a tarda notte a parlare in macchina ascoltando quintali di musica. Qualche giorno dopo ci siamo chiusi in studio, è stato tutto molto veloce e naturale. Iacopo è un produttore a trecentosessanta gradi con una forte predisposizione per la musica elettronica, la sfida era quella di riuscire ad unire i nostri mondi senza perdere di vista la mia predisposizione cantautorale. Ci siamo divertiti e siamo diventati buoni amici, e credo che questa sia la chiave per fare un ottimo lavoro».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinato alla musica?
«Non ricordo di preciso come la musica sia entrata nella mia vita, ricordo solo che c’è sempre stata. Mio padre mi faceva ascoltare Lucio Battisti che io cantavo a squarciagola senza capire ovviamente nessun significato. Già da bambino scrivevo tantissimo, pagine e pagine di cose senza mai chiedermi perché lo stessi facendo, tutt’oggi non ho ben capito come quelle “cose” siano diventate canzoni».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Posso dire di aver avuto la fortuna di ascoltare tantissima musica già da quando ero solo un ragazzino, passavo da Kurt Cobain a Lucio Battisti, dai Led Zeppelin a Lucio Dalla. Forse anche per questo crescendo mi sono avvicinato sempre di più al cantautorato italiano. Amo la musica di esigenza e sono ossessionato dall’uso delle parole e dai significati, in Italia (oltre a quelli già citati) abbiamo davvero tantissimi esempi come Samuele Bersani, De Gregori, De Andrè e tantissimi altri».
A chi si rivolge, oggi, la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Quando scrivo un brano non penso mai a chi lo ascolta, provo semplicemente a raccontarmi e ad essere sincero, soprattutto con me stesso. Tutto ciò che scrivo è autobiografico, nei miei testi parlo spesso d’amore, di relazioni finite, di voglia di superare un momento difficile. Questo rende i miei brani accessibili a chiunque abbia voglia di sentirsi capito o semplicemente meno solo in compagnia di una canzone».
Nico Donvito
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