mercoledì 13 Novembre 2024

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Dillo con una canzone: “Cicale” di Colapesce Dimartino

Le parole che contano nell’era digitale: un viaggio tra i cantautori della Gen Z e oltre, alla scoperta della bellezza nascosta nelle canzoni degli ultimi anni. A cura di Sara Garlaschelli

“Dillo con una canzone” è una rubrica dedicata a chi crede ancora nel potere delle parole, anche in un’epoca digitale che sembra prediligere la velocità all’essenza. Sara Garlaschelli ci guiderà in un viaggio tra i cantautori del nuovo millennio, esplorando le loro opere. “Cicale” di Colapesce Dimartino

In un mondo sovraffollato e pieno di rumore, scavando con attenzione si possono trovare autentici gioielli: storie, emozioni e bellezze nascoste nelle canzoni di oggi, che sanno ancora parlare al cuore, attraverso concetti ed emozioni che non passeranno mai di moda.

Dillo con una canzone: “Cicale” di Colapesce Dimartino

Esiste una sensazione che colpisce tutti con diplomazia. Chi prima chi più tardi, nessuno è salvo dal passare, a cadenze regolari, attraverso una fase di incontrollabile voglia di scappare e lasciar tutto, ricominciare da zero senza niente e nessuno. Ricorre spesso in adolescenza, a cavallo tra il ragazzino che ero sono e il giovane adulto che sono-sarò, ci versa del pepe addosso e ci fa sognare irrequieti la fuga verso la pace. Ma la pace dov’è? Non importa nemmeno.  

Fuggire per fuggire, non serve meta né obiettivo, l’ignoto per la mente è sempre migliore della vita presente, governano immaginari di tropici e grandi città, campagne vuote o grattacieli grigi. Scappare non significa solo entusiasmo per il nuovo, ma anche frustrazione  verso la realtà che si vuole lasciare.

Le cicale sono esseri particolari, da sempre accompagnate da una narrazione, sono state protagoniste di fiabe e storie. “La Cicala e la Formica” di Esopo, il più famoso dei racconti, descrive bene l’immaginario che si accosta a questi animali. Cantano, girovagano e perdono tempo, tendono al disimpegno e a vivere giorno per giorno, non si curano del futuro e fuggono sempre senza destinazione. Proprio quel desiderio di vita che, di tanto in tanto,  vorremmo sperimentare tutti noi. E ancora, nel “Mito delle Cicale” di Platone, si racconta che queste creature altro non sarebbero che uomini che, un tempo, amando tantissimo la musica, si  dimenticarono di nutrirsi per poi morire, essendo costantemente  concentrati a cantare… 

“Ti vorrei lasciare per andare altrove
Sì, lo so che siamo due cicale
Impegnate poco nel sociale
Su una palma tropicale
Perché ci piace il sole e la tranquillità
Ci urtano i rumori dell’umanità
Che a fuoco lento sta bruciando già
Ma intanto cantiamo…” 

E cantano davvero, Colapesce e Dimartino, che in questo brano, “Cicale”, lottano per sopravvivere in una società che non cambia. Si tratta della quinta traccia del primo album in studio del duo, “I Mortali”, pubblicato nel 2020 da Sony Music, un disco scritto a quattro mani da  Lorenzo Urciullo (Colapesce) e Antonio di Martino (Dimartino). 

“Cicale” è un viaggio che, alla fine, giunge alla consapevolezza che le difficoltà e le ingiustizie siano di dominio universale, non si possono fuggire semplicemente scappando via. Ci lascia con una punta di disillusione, ma speranza nella possibilità di andare via da questa Terra… oltre queste foglie, sulle stelle.  

“Forse potremmo andarcene da qui
Sì, ma dove? A Singapore?
Ho un’alternativa, amico mio
Oltre queste foglie, sulle stelle
Ma ricordati che
Paese che vai, stronzi che trovi
Non si può fare il conto, sono a milioni
Paese che vai, senza eccezioni
Sono i peggiori e sopravvivono all’estinzioni”.

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Sara Garlaschelli

Classe 2001, gusto anni ‘80. Conduttrice e autrice radiofonica, collaboratrice giornalistica, laureata in Comunicazione, Innovazione e Multimedialità. Penna della newsletter settimanale “SaraCinesca” su Substack. Quando non scrive, pensa a cosa scrivere.