sabato 23 Novembre 2024

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Diodato arriva al mondo con “Che vita meravigliosa” rimanendo se stesso – RECENSIONE

Recensione del nuovo album d’inediti della cantautore

Non sempre il talento viene percepito e afferrato all’istante dal pubblico ma spesso c’è bisogno del cosiddetto fattore tempo che non si traduce soltanto nella necessità di avviare un percorso di cui i frutti verranno raccolti più in là ma anche nella circostanza che, per ogni cosa, esiste un tempo giusto in cui essere percepita senza voler, quindi, per forza voler sottintendere l’avvenimento di una crescita e, dunque, un miglioramento della proposta. Per Diodato è un po’ questo il caso perchè l’artista tarantino, nato però ad Aosta, è da sempre un musicista meraviglioso, un autore raffinato ed un interprete di grande pathos eppure solo con Che vita meravigliosa, l’album pubblicato a febbraio 2020 durante la sua partecipazione (e vittoria) al Festival di Sanremo, è arrivato il tempo giusto per raccontarsi al grande pubblico mainstream che si è dimostrato finalmente pronto ad accoglierlo e capirlo.

Il disco si racconta per mezzo di undici tracce che raccolgono i singoli lanciati nel corso dell’ultimo anno per avvicinarsi alla pubblicazione dell’album oltre, ovviamente, ad alcuni brani totalmente inediti. A capeggiare il tutto, però, è la title-track, Che vita meravigliosa, che ancor più del brano sanremese rappresenta e racconta questo progetto per il riscontro che ha avuto anche senza la grande promozione mediatica del palco del Teatro Ariston. Scelta come colonna sonora dell’ultima opera cinematografica del regista Ferzan Özpetek la racconta porta con sè tutte le caratteristiche della scrittura di Diodato: una voce delicata e morbida che non cerca mai l’urlo ma, piuttosto, si lascia guidare dall’armonia della melodia, un testo che mette sul vetrino del microscopio la vita quotidiana fatta di concretezza, d’amore ma anche di sofferenza e un’orchestrazione capace di esaltare ogni suo elemento dalla parte ritmica a quella sinfonica restituendo all’ascolto un suono vivo, avvolgente e pieno.

Fai rumore semplifica il discorso e, dunque, arriva platealmente in modo più potente e manifesto: si racconta di quella vita che ci tocca tutti ma che ci rende uno diverso dall’altro. Diversi fino al momento in cui tutti, nessuno escluso, sente la necessità interiore di essere, di manifestarsi, di fare rumore per l’appunto. La solitudine, il dolore, l’opacità dei momenti bui che la vita ci regala insieme alle gioie, agli abbracci e agli attimi felici svaniscono di fronte alla prorompenza incontenibile della bellezza della vita stessa a cui questa canzone viene dedicata indirizzandola verso il godimento pieno dei suoi momenti rifiutando l’incomunicabilità.

Già editi erano anche i singoli Non ti amo più, un pezzo che resuscita potenti echi dagli anni ’60 tanto che manca poco a veder spuntare un casco biondo pronto a lanciarsi andare in un balletto contagioso tutto ginocchia e ritmo swing rifacendosi sull’utilizzo dei fiati, e Il commerciante, che invece gioca tutto su di un ritmo cadenzato per riflettere socialmente e raccontare la passione vera per il proprio lavoro a prescindere che esso sia umile o meno.

Tra i brani inediti Diodato si divide tra intensità e freschezza cantautorale pur senza rinunciare alla riflessione sull’attualità e sull’oggi. C’è la Fino a farci scomparire che adotta la più tradizionale delle ricette d’arrangiamento del cantautore per raccontare di un dolore d’amore che spinge i due protagonisti ad augurarsi di sparire l’uno per l’altra fino a diventare “due pazzi che si sono tolti tutto” aspettando che il tempo non renda possibile anche il tornare ad innamorarsi. Delicatissima suona anche la conclusiva Quello che mi manca di te in cui una voce quasi sussurrata racconta di una storia d’amore finita ma ancora presente nei ricordi, nelle abitudini accumulate “negli anni” tra “vecchi amori e eterni dolori a cui tu resti sempre, forse giustamente, riconoscente”. Anche un amore finito ed archiviato per il cuore, dunque, può rimanere vivo per l’animo e per la memoria che lo ricorda con quel piacere doloroso che si rivela vitale.

Suona più vintage Ciao, ci vediamo che adopera suoni distorti con dei sintetizzatori che nei suoni riportano indietro nel tempo per una crescita pop-rock che culmina in un inciso orecchiabile e canticchiabile con facilità e perfettamente adatto alla stagione estiva più fresca e di classe. Il suono pieno è protagonista anche di Alveari che, però, si sposta negli anni ’80 come mondo di riferimento per una crescita lenta e progressiva da strutturare con gli archi ma anche la parte ritmica che sottolineano, in un inciso implosivo, di quando ci si accorge che “è tutto così fragile, un equilibrio facile da perdere ma cadere non è inutile, cadere e ritrovarsi, ricordarsi dell’essenziale invisibile”.

La quotidianità più estrema ed il racconto del sociale torna protagonista per Lascio a voi questa domenica, che narra di un suicidio vissuto tra i vagoni di un treno tra i passeggeri insensibili per la vita di fronte alla preziosità del tempo nella nostra vita di tutti i giorni. Il viaggio, poi, si conclude con Solo, che recupera un pianoforte intimo per l’apertura per poi trovare un arricchimento strumentale strada facendo per sottolineare il peso di sentirsi soli anche se contornati dalla gente, ed E allora faccio così, che con un sapore pop-rock che spinge sulla ritmica racconta la voglia di evasione da un “ora” asfissiante ed opprimente che obbliga tutti ad assomigliarsi e a ricercare le tendenze che imprigionano e annullano le personalità e le individualità.

Questo progetto di Diodato racconta il valore del tempo. Il tempo per evolvere ma soprattutto il tempo giusto per farsi scoprire ed affermarsi senza cercare di compiacere gli altri bensì aspettando che siano gli altri a raggiungere il proprio credo e punto di vista. Diodato ci trascina nel suo mondo fatto di racconti intensi e reali, di vita vissuta tra i finestrini del mondo di sempre e di una società che non troppo spesso si ricorda le regole dell’essere umano. La ricetta è quella del Diodato di sempre a partire dalla scrittura orchestrale e melodica fino alla ricerca di un’attualità a partire dal recupero della tradizione e di quel “per sempre” che accompagna la storia per suo stesso senso valoriale.

Migliori tracce | Fai rumore / Che vita meravigliosa / Quello che mi manca di te

Voto complessivo | 8.3/10

Tracklist |

  1. Che vita meravigliosa
    [Diodato]
  2. Fino a farci scomparire
    [Diodato]
  3. Lascio a voi questa domenica 
    [Diodato]
  4. Fai rumore
    [Diodato – Diodato, Edwyn Roberts]
  5. Alveari 
    [Diodato]
  6. Ciao, ci vediamo 
    [Diodato]
  7. Non ti amo più
    [Diodato]
  8. Solo 
    [Diodato]
  9. Il commerciante 
    [Diodato]
  10. E allora faccio così 
    [Diodato]
  11. Quello che mi manca di te 
    [Diodato]

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.