Recensione del nuovo album d’inediti della cantautore
Non sempre il talento viene percepito e afferrato all’istante dal pubblico ma spesso c’è bisogno del cosiddetto fattore tempo che non si traduce soltanto nella necessità di avviare un percorso di cui i frutti verranno raccolti più in là ma anche nella circostanza che, per ogni cosa, esiste un tempo giusto in cui essere percepita senza voler, quindi, per forza voler sottintendere l’avvenimento di una crescita e, dunque, un miglioramento della proposta. Per Diodato è un po’ questo il caso perchè l’artista tarantino, nato però ad Aosta, è da sempre un musicista meraviglioso, un autore raffinato ed un interprete di grande pathos eppure solo con Che vita meravigliosa, l’album pubblicato a febbraio 2020 durante la sua partecipazione (e vittoria) al Festival di Sanremo, è arrivato il tempo giusto per raccontarsi al grande pubblico mainstream che si è dimostrato finalmente pronto ad accoglierlo e capirlo.
Fai rumore semplifica il discorso e, dunque, arriva platealmente in modo più potente e manifesto: si racconta di quella vita che ci tocca tutti ma che ci rende uno diverso dall’altro. Diversi fino al momento in cui tutti, nessuno escluso, sente la necessità interiore di essere, di manifestarsi, di fare rumore per l’appunto. La solitudine, il dolore, l’opacità dei momenti bui che la vita ci regala insieme alle gioie, agli abbracci e agli attimi felici svaniscono di fronte alla prorompenza incontenibile della bellezza della vita stessa a cui questa canzone viene dedicata indirizzandola verso il godimento pieno dei suoi momenti rifiutando l’incomunicabilità.
Già editi erano anche i singoli Non ti amo più, un pezzo che resuscita potenti echi dagli anni ’60 tanto che manca poco a veder spuntare un casco biondo pronto a lanciarsi andare in un balletto contagioso tutto ginocchia e ritmo swing rifacendosi sull’utilizzo dei fiati, e Il commerciante, che invece gioca tutto su di un ritmo cadenzato per riflettere socialmente e raccontare la passione vera per il proprio lavoro a prescindere che esso sia umile o meno.
Suona più vintage Ciao, ci vediamo che adopera suoni distorti con dei sintetizzatori che nei suoni riportano indietro nel tempo per una crescita pop-rock che culmina in un inciso orecchiabile e canticchiabile con facilità e perfettamente adatto alla stagione estiva più fresca e di classe. Il suono pieno è protagonista anche di Alveari che, però, si sposta negli anni ’80 come mondo di riferimento per una crescita lenta e progressiva da strutturare con gli archi ma anche la parte ritmica che sottolineano, in un inciso implosivo, di quando ci si accorge che “è tutto così fragile, un equilibrio facile da perdere ma cadere non è inutile, cadere e ritrovarsi, ricordarsi dell’essenziale invisibile”.
La quotidianità più estrema ed il racconto del sociale torna protagonista per Lascio a voi questa domenica, che narra di un suicidio vissuto tra i vagoni di un treno tra i passeggeri insensibili per la vita di fronte alla preziosità del tempo nella nostra vita di tutti i giorni. Il viaggio, poi, si conclude con Solo, che recupera un pianoforte intimo per l’apertura per poi trovare un arricchimento strumentale strada facendo per sottolineare il peso di sentirsi soli anche se contornati dalla gente, ed E allora faccio così, che con un sapore pop-rock che spinge sulla ritmica racconta la voglia di evasione da un “ora” asfissiante ed opprimente che obbliga tutti ad assomigliarsi e a ricercare le tendenze che imprigionano e annullano le personalità e le individualità.
Migliori tracce | Fai rumore / Che vita meravigliosa / Quello che mi manca di te
Voto complessivo | 8.3/10
Tracklist |
- Che vita meravigliosa
[Diodato] - Fino a farci scomparire