giovedì, Marzo 28, 2024

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Disco Zodiac: “Cerchiamo di proporre qualcosa di diverso e di valido” – INTERVISTA

A tu per tu con la band romana, in uscita con il singolo “Vino“, in radio dallo scorso 4 ottobre

Si intitola “Vino” il brano che segna il ritorno discografico di Alessio Modica (voce e chitarra), Lorenzo Lambusta (chitarra), Marco Pula (batteria), Jacopo Pisu (basso) e Michele Tortora (tastiere), alias i Disco Zodiac. Il brano, prodotto da Marta Venturini, anticipa l’uscita del loro nuovo prevista per il 2020.

Ciao ragazzi, partiamo dal vostro ultimo singolo “Vino”, che gusto ha per voi questo pezzo?

«È un brano nostalgico e coinvolgente… può essere dolce per certi versi ma c’è una base di amaro non indifferente».

Cosa avete voluto raccontare tra le righe del testo e che tipo di sonorità avete scelto di abbracciare?

«Parla di una fuga d’amore spericolata spinta dal troppo vino forse frutto di qualche rimorso non dichiarato.
 La tematica ci riportava automaticamente ad sound anni ’80, un po’ vintage, quindi abbiamo assecondato questa sensazione e ci è sembrato da subito funzionale al pezzo».

Un brano prodotto da Marta Venturini, com’è stato lavorare con lei?

«Non è facile trovare qualcuno che ascolti le tue idee dandogli una forma e un suono ancora più preciso… con Marta Venturini c’è stato uno scambio di idee giuste e mirate nel cercare di creare un’identità musicale riconoscibile».

Cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Vincenzo Zeno?

«Sicuramente una componente vintage molto forte… avevamo deciso da subito che doveva essere una corsa in macchina, ma non credevamo saremmo arrivati a girare in un set cinematografico e il risultato è stato sorprendente anche se ci è sfuggita un po’ la mano…
».

Facciamo un salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di dare vita al vostro progetto musicale?

«Suonavamo nella stessa scuola di musica e non ci eravamo neanche simpatici, ci importava solo di suonare. Poi dopo aver fatto un paio di concerti come cover band degli Arctic Monkeys abbiamo capito che potevamo fare di più e magari mettere su delle canzoni tutte nostre, ci siamo semplicemente divertiti».


Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il vostro percorso?

«Sicuramente i The Strokes e i Daft Punk sono state le nostre band di riferimento per un bel po’… abbiamo spesso suonato loro brani dal vivo».

Con quale spirito vi affacciate al mercato e come valutate l’attuale settore discografico?

«Cerchiamo di proporre qualcosa di diverso e di valido. Al giorno d’oggi ci sembra sia tutto un po’ la copia di una copia per così dire, anche se ascoltiamo moltissimi cantautori italiani e band internazionali che ci piacciono, c’è altrettanta musica che scivola in “trucchetti” commerciali troppo facili secondo noi».

Quanto conta per voi la dimensione live?

«È la cosa che ci ha spinto più di tutte ad andare avanti nella musica, la risposta del pubblico, lo sfogarsi dal vivo, i suoni compatti e forti.
 È importantissimo per noi dare agli spettatori uno show suonato per bene e divertente».

Quali sono i vostri prossimi obiettivi professionali e i buoni propositi per il 2020?

«Beh certamente l’uscita dell’album è un obiettivo importante per noi.
 Ci basta prendere consapevolezza di quanto possa essere apprezzata o meno la nostra musica… da lì capiremo quali sono realmente i nostri obiettivi».

Per concludere, dove e a chi desiderate arrivare con la vostra musica?

«Il più lontano possibile e magari a più persone possibili che abbiano voglia di rivivere le stesse gioie e le stesse nostalgie che rievochiamo con la nostra musica: Retro Pop».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.