“DoReMiCiak”, benvenuti nel mondo delle colonne sonore

Quando la musica incontra il grande schermo: alla scoperta delle colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema. A cura di Beatrice Castoldi
Le colonne sonore non accompagnano semplicemente un film: lo raccontano, lo amplificano, lo rendono eterno. In ogni scena, c’è una nota che vibra, un tema che ritorna, una melodia che parla più delle parole. “DoReMiCiak” è la rubrica che unisce due mondi solo all’apparenza distinti: quello della musica e quello del cinema. Un incontro tra partiture e pellicole che ha fatto la storia della settima arte.
Ogni settimana, Beatrice Castoldi ci conduce dietro le quinte dei grandi capolavori sonori del cinema, tra aneddoti, recensioni e riscoperta di musiche indimenticabili. Il titolo “DoReMiCiak” si ispira alla celebre rubrica di Vincenzo Mollica, e vuole esserne in quale modo un omaggio. Perché a volte basta una sola nota per riaccendere un ricordo, una scena, un’emozione.
“DoReMiCiak”, benvenuti nel mondo delle colonne sonore
Siamo così abituati a sentire musica di accompagnamento alle immagini quando guardiamo un film, che la maggior parte di noi non si chiede che significato possa avere. Ma la musica ha sempre avuto questo ruolo nel cinema? E quale effetto provoca sugli spettatori la sua presenza (o assenza)?
La colonna sonora è la parte audio di un film, composta da dialoghi, rumori (effetti sonori) e musica. È inserita come traccia sincronizzata alle immagini (fotogrammi), impressionando una parte della pellicola cinematografica (colonna), ricreando la forma dei segnali audio che verranno letti da un apposito dispositivo del proiettore, e trasformandosi infine in suoni da diffondere nella sala cinematografica, durante la proiezione del film.
All’epoca del cinema muto, la musica esisteva solo come accompagnamento realizzato estemporaneamente nelle sale cinematografiche da un singolo pianista, o talvolta da un ensemble, per coprire il rumore del proiettore. Nei primi anni del ‘900 si diffuse l’abitudine di estrapolare brani dal repertorio classico che si potevano usare come accompagnamento di molte tipologie di sequenze e allungarli o accorciali a piacimento e nacquero veri e propri cataloghi con indicazioni di utilizzo: un esempio fu il “Suggestion for music”, pubblicato dalla casa cinematografica Edison, in cui a ciascun tipo di azione o emozione era associata una o più melodie del repertorio classico.
Accanto alla prassi di utilizzare delle musiche già predefinite se ne stabilì un’altra, ossia comporre musiche apposite per un film. Alcuni artisti furono coinvolti nella progettazione di film e scrissero (spesso malvolentieri) musiche originali per alcuni film dei primi anni del ‘900. La prima partitura fu commissionata dalla Film d’Art nel 1908 che produce il film “L’assassinat du Duc de Guise” di André Calmettes e Charles Le Bargy per il quale il settantatreenne Camille Saint-Saëns scrisse una musica originale, pubblicata poi come op. 128. La prima colonna sonora espressamente realizzata per un film fu scritta per il film Cabiria del 1914, ad opera dei compositori Ildebrando Pizzetti e Manlio Mazza.
Il 1926 rappresentò l’anno di svolta. Il 6 agosto i fratelli Warner collaudarono il Vitaphone, un sistema di cinema sonoro sound-on-disc, che registrava il suono su dischi fonografici da 16 pollici che venivano riprodotti in sincronia con la proiezione del film, collegando meccanicamente il giradischi al proiettore. Questo diede il via alla produzione dei talkies, i “film parlanti“, e il primo fu proprio della Warner che il 6 ottobre 1927 presentò “The Jazz Singer” di Alan Crosland che guadagnò un totale di 2,625 milioni di dollari. L’incredibile successo del film rivelò per il suono enormi potenzialità e dopo qualche altra pellicola parzialmente sonorizzata, il 1928 vide l’uscita trionfale del primo “sonoro al cento per cento”, vale a dire “Le luci di New York” di Brian Foy.
Queste prime pagine di storia del sonoro nel cinema mostrano come la musica abbia sempre svolto un ruolo fondamentale nei film, influenzando l’emozione degli spettatori e creando un legame emotivo tra questi ultimi, i personaggi e le storie rappresentate. La memoria emotiva è quel particolare settore della capacità mnestica preposto a conservare emozioni, sentimenti e sensazioni connesse ad eventi passati. Dipende dall’esperienza personale dell’individuo e può essere influenzata da molteplici fattori: ambiente, relazioni sociali e arte.
L’associazione di immagini e musica crea una memoria emotiva potente, che può sempre essere richiamata ogniqualvolta si ascolta la musica o si vede il film. Infatti, la colonna sonora influenza il modo in cui vengono percepite le immagini sullo schermo: amplifica le emozioni evocate dalle immagini, permette di superare barriere culturali e linguistiche ed evoca una dimensione emotiva collettiva. Nelle prossime settimane tratteremo diverse colonne sonore e ne conosceremo i compositori, in modo da permettere a chiunque sia interessato di incontrare la Musica.