“DoReMiCiak”, l’approccio innovativo di Bernard Herrmann

DoReMiCiak

Quando la musica incontra il grande schermo: alla scoperta delle colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema. A cura di Beatrice Castoldi

Le colonne sonore non accompagnano semplicemente un film: lo raccontano, lo amplificano, lo rendono eterno. In ogni scena, c’è una nota che vibra, un tema che ritorna, una melodia che parla più delle parole. “DoReMiCiak” è la rubrica che unisce due mondi solo all’apparenza distinti: quello della musica e quello del cinema. Un incontro tra partiture e pellicole che ha fatto la storia della settima arte.

Ogni settimana, Beatrice Castoldi ci conduce dietro le quinte dei grandi capolavori sonori del cinema, tra aneddoti, recensioni e riscoperta di musiche indimenticabili. Il titolo “DoReMiCiak” si ispira alla celebre rubrica di Vincenzo Mollica, e vuole esserne in quale modo un omaggio. Perché a volte basta una sola nota per riaccendere un ricordo, una scena, un’emozione.

“DoReMiCiak”, l’approccio innovativo di Bernard Herrmann

Nelle ultime settimane ci siamo soffermati sulla carriera e sulle opere più significative di John Williams, ma chi è stato il suo maestro? Proviamo a rispondere con le parole di Yoda (Star Wars Episodio I: La minaccia fantasma): “Sempre due ci sono, né più né meno. Un maestro e un apprendista”.

Il trionfo de “Lo squalo” nel 1975 e, a seguire, di “Guerre stellari” nel 1977 segnarono il ritorno dello stile musicale classico hollywoodiano, come ricorderete. Le musiche dei due film uniscono il fascino delle colonne sonore sinfoniche romantiche alla ricerca timbrica e stilistica più moderna, in linea con l’approccio innovativo di Bernard Herrmann.

Herrmann per tutta la sua carriera ebbe un piede nel passato e l’altro volto al futuro. Durante il suo impiego alla Radio CBS come direttore d’orchestra per la CBS Symphony Orchestra, conobbe il giovane Orson Welles con il quale collaborò alla realizzazione di numerosi programmi radiofonici, tra cui il celebre “La guerra tra i mondi“, trasmesso il 30 ottobre 1938 negli Stati Uniti. Herrmann era molto affezionato alla radio, nella quale trovava un veicolo ideale per sperimentare combinazioni strumentali insolite e tecniche compositive basate su brevi motivi e schemi ripetuti: elementi che sarebbero diventati punti fermi della sua scrittura per il cinema.

Quando Orson Welles fece il suo grande debutto a Hollywood, il regista portò con sé il fidato compositore per scrivere la colonna sonora di un ambizioso e audace progetto cinematografico intitolato “Quarto potere“. Hermann, all’epoca ventinovenne, accettò la sfida e iniziò subito a lavorare in modo non convenzionale. Invece di aspettare e vedere un primo montaggio del film (procedura standard ad Hollywood in quell’epoca), iniziò a scrivere la musica basandosi sulla sceneggiatura e sulle descrizioni di Welles, impostando il tono dell’imprevedibile storia del magnate Charles Foster Kane come se “Quarto potere” fosse un dramma radiofonico.

La tecnica narrativa innovativa di Welles e l’originale realizzazione offrirono a Herrmann un’opportunità unica per musicare il film in modo nuovo. Il compositore evitò qualsiasi tipo di riferimento alle sinfonie grandiose tipiche della RKO e della Warner Bros ed evitò anche la stretta sincronizzazione con le azioni sullo schermo, optando invece per uno stile cupo, quasi espressionista, utilizzando legni e archi bassi, e sviluppando brevi motivi inquietanti come materiale musicale principale attraverso una serie di spunti spesso molto brevi. Non diversamente da “King Kong” otto anni prima, la colonna sonora di Quarto potere cambiò il paradigma di ciò che la musica poteva fare in un film, portando il talento e il genio del suo compositore alla ribalta nel campo delle colonne sonore cinematografiche.

Herrmann capì immediatamente il potenziale dell’arte cinematografica e presto scelse di esplorare altre opportunità per scrivere musiche per i film di Hollywood, selezionando con cura i progetti e i registi con cui lavorare. A metà degli anni ’50, Herrmann incontrò Alfred Hitchcock e iniziò il sodalizio musicale più importante di tutta la sua carriera. Nel corso di undici anni, regista e compositore lavorano insieme su otto lungometraggi, tra cui alcuni dei più grandi e più riusciti successi di Hitchcock: “Vertigo”, “Intrigo internazionale”, “Psycho”, un trittico che rappresentò uno dei massimi traguardi nella storia del cinema e della musica per film.

Bernard Herrmann divenne l’analista musicale delle ossessioni cinematografiche di Hitchcock, musicando il dramma psicologico e i sentimenti interiori dei personaggi, amplificando paura, tensione e ansia attraverso brevi, ingegnose cellule motiviche e schemi ripetuti, ma anche sublimando il romanticismo e persino l’erotismo (spesso solo suggerito sullo schermo) con lirismo estatico.

È impossibile racchiudere Herrmann in una categoria specifica, né dare una definizione precisa alla sua persona musicale. Fu un uomo dai molti talenti, ma con un carattere complesso e turbolento. Dopo la brusca rottura con Alfred Hitchcock, il suo cattivo temperamento e le sue tendenze irascibili diventarono ancora più marcate e, alla fine degli anni ’60, lasciò persino Hollywood per la sua amata Inghilterra, dove si stabilì fino alla fine sua carriera. In questo periodo, vide una rinascita di interesse e persino devozione per la sua musica da parte di una nuova generazione di registi.

Brian De Palma, Martin Scorsese e Larry Cohen consegnarono a Bernard Herrmann l’ultimo trionfo della sua carriera con una serie di film e progetti nei quali il compositore infuse una quantità incredibile di energia creativa: “Obsession – Complesso di colpa” di De Palma e “Taxi Driver” di Scorsese rappresentano l’epitaffio musicale di un uomo geniale che fino alla fine mostrò di essere capace di andare in nuove e stimolanti direzioni.

John Williams sviluppò un’amicizia personale con Bernard Herrmann durante gli anni ’60, quando entrambi lavoravano alla 20th Century Fox e si incrociarono anche nella divisione televisiva degli Universal Studios. Williams considerò sempre Herrmann come una voce unica e personale, nonché come una sorta di mentore. Herrmann incoraggiò Williams a dedicare più tempo alla composizione di musica per sale da concerto e, come Williams ricorderà spesso in seguito, Herrmann fu consiglio e consulenza nell’ambito della creazione musicale: «Benny was encouraging; he came to some of my recording sessions. He was never flattering, but always encouraged me», dichiarò Williams in un’intervista del 2020 per il The New Yorker.

Williams portò avanti spirito ed eredità di Bernard Herrmann attraverso la propria musica, accompagnando il dramma con idee musicali semplici, ma potenti, con arrangiamenti creativi e un forte punto di vista musicale. Il tema principale per “Lo squalo” è probabilmente il discendente più vicino dell’iconica scena della doccia di “Psycho” di Herrmann, sia in termini di relazione musicale diretta (entrambi i brani sono caratterizzati da un cluster di archi staccati e stridenti, che suonano Mi e Fa, con l’aggiunta del Mi bemolle più in basso e del Fa diesis più in alto nel caso di Psycho), sia per il suo carattere aggressivo e tagliente e il suo potere trasformativo rispetto a ciò che vediamo sullo schermo.

Da Maestro ad Apprendista l’ispirazione creativa continua a trasmettersi ed a svilupparsi in una catena che passa da Herrmann a Williams per arrivare a Ludwig Görannsson, ma per saperne di più dovrete aspettare una settimana…

Scritto da Beatrice Castoldi
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