giovedì, Aprile 25, 2024

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“E lo obbligavo a dirmi sempre: sei bellissima” – Le canzoni sulla bellezza

Come i testi delle canzoni hanno raccontato la bellezza

“Stasera quando tornerai Fammi sentire bella“, canta Mia Martini, “bella come il mare Com’era fino a ieri il nostro amore Stasera quando tornerai Fammi sentire stella Al centro del tuo Cielo E della tua malinconia ed allegria Fammi sentire Sentire bella”.

Quanto è importante per una donna sentirsi dire che è bella? Cosa ci raccontano, in merito, i testi delle canzoni? Spesso, l’aggettivo viene usato col significato dantesco per intendere ‘quella cosa dice l’uomo essere bella cui le parti debitamente si rispondono, per che de la loro armonia resulta piacimento’ fisico e spirituale. Nelle trame musicali, lo stesso aggettivo sortisce un effetto diverso, a seconda del punto di vista della narrazione.

Essere bella può essere, innanzitutto, un dato di fatto; per The Showmen & Mal, per esempio, “tu sei bella come sei non cambiare gli occhi tuoi porti il sole dove vai non dimenticarlo mai Hai il sorriso di chi può cambiare tutto intorno a sè”. Lo stesso vale per Biagio Antonacci, che canta “tu sei bella Tanto da farne un vanto” e per Raf, che lo introduce con la dichiarativa, “sei la più bella del mondo (più del sole) La più bella per me (più del mare) Ed era tutta la vita che (più del cielo) Non aspettavo che te”. La base e il testo del ritornello vengono ripresi dal rapper Mecna, che li lega a un gergo sicuramente contemporaneo e modaiolo, ma forse meno romantico, “mi piaci più delle Nike, mi piaci più delle cose Che non ho avuto mai, più di un ombrello se piove Di un milione di like, di un milione di copie Più di un “Ciao, come stai?” scritto alle quattro di notte Mi piaci più della pizza il giorno dopo Di una bella notizia, un disco d’oro Di un hotel con vista, un sushi a Tokyo Di un tramonto ad Ibiza rosso fuoco”.

Torniamo agli Homo Sapiens, dove la bellezza della donna si fa passione pura, “che sei bella da morire, ragazzina, tu Sul tuo seno da rubare io non gioco più E sei bella da morire, tutto sembra un film Da girare troppo in fretta Con la fine sopra i tuoi blue jeans” e metafora naturale in Jovanotti, con la sua “bella come una mattina d’acqua cristallina Come una finestra che mi illumina il cuscino Calda come il pane Ombra sotto un pino Mentre t’allontani stai con me forever”. Un ‘per sempre’ su cui Neffa ha molti dubbi, se arriva a chiedere, “prima di andare via solo un momento sai può essere l’ultima buona occasione per me e sento che è possibile niente distanze ora no tu sei bellissima forse un pò troppo per me se avessi solo un attimo cose che ti direi se tu resti qui con me prima di andare via”.

Semplice e diretto, Ligabue ricorda “eri bellissima lasciatelo dire” e, per scacciare il dubbio che “anche stavolta so che non mi crederai”, paragona il suo sguardo a quello di un bimbo, cosicché “eri davanti a me davanti agli occhi del bambino E gli occhi del bambino quelli Non li danno proprio indietro mai Credimi mai, mai ti dico mai”. All’opposto, Riccardo Cocciante propone un maschio dominante, che ordina, senza possibilità di replica, “e adesso spogliati Come sai fare tu Ma non illuderti Io non ci casco più Tu mi rimpiangerai Bella senz’anima”.

Ancora diverso è il senso di certe canzoni, dove si fa precedere l’aggettivo ‘bella’ dal sostantivo ‘cosa’, attingendo a una consuetudine del parlato, che non è in sé negativa né discriminatoria; così leggiamo in Luchè, “tu sei la cosa più bella che abbia mai visto I tuoi capelli ricci mi stanno coprendo il viso Prendimi per mano, portami in paradiso Non abbiamo età, abbiamo già vinto, eh Tu sei la cosa più bella che abbia mai visto I tuoi capelli ricci mi stanno coprendo il viso Prendimi per mano portami in paradiso Non abbiamo età, abbiamo già vinto, eh”; o in Marina Rei “che bella cosa sei Non mi era capitata mai”; o anche in Eros Ramazzotti “più bella cosa non c’è Più bella cosa di te (…) Immensa quando vuoi Grazie di esistere”.

Certamente, la donna di Irama non ha potuto gioire di quel ‘grazie’, perché “hai smesso di studiare Sei andata a lavorare Per farti quattro soldi ed un vestito da sfilata Io che c’ho un vuoto dentro Tu bella e rovinata Da quella storia che ti ha fatto male E ti ha cambiata” e magari, come Fred De Palma, ricorderà soltanto l’estasi della passione e del vizio: “a far l’amore in mezzo a tutta la gente Eh, eh-eh-eh Sei la più bella di sempre Eh, eh-eh-eh Sì, la più bella di sempre Una notte così non ci capita più Ed è perfetto così Solo io, solo tu Solo io, solo tu Svestiti, perdo la testa, sì Extasi, mi mandi in estasi Resta qui, che voglio perdermi Extasi, mi mandi in estasi”. Chiudiamo con quattro donne che cantano la bellezza femminile dal loro punto di vista.

Donne belle e consapevoli, come Emma e il suo io sono bella, sono bella, sono bella, sì Ma non mi frega niente Io sono bella, sono bella, sono bella, sì Io sono bella sempre (…) stanca di essere come mi vogliono tutti” e pronta a dire “se vuoi restare va bene, va bene”. Donne belle, concrete e di prospettiva, come Irene Grandi e il suo invito “prova a prendere quelle Nessuna è più bella di me E non dirmi ti amo anche tu”.

Donne che conoscono il desiderio e giocano a far l’amore, come Annalisa “oddio però tu mi piaci Oh oh oh Ho fatto i salti mortali Oh oh oh No, non mi dire che è tardi Ah ah ah Avevo voglia di, vo-Voglia di, voglia di Dove vai Te ne vai Quella volta non dovevi andare via Ero bellissima Bellissima Dove vai Ma che cosa vuoi Quella volta ti aspettavo in Saint Laurent Ero bellissima Bellissima”.

Donne come Loredana Bertè, che sanno amare, nonostante l’amarezza di un compagno difficile, “che strano uomo avevo io, Mi teneva sotto braccio E se cercavo di essere seria Per lui ero solo un pagliaccio; E poi mi diceva sempre Non vali che un po’ più di niente, Io mi vestivo di ricordi Per affrontare il presente, E ripensavo ai primi tempi Quando ero innocente, A quando avevo nei capelli La luce rossa dei coralli, Quando ambiziosa come nessuna Mi specchiavo nella luna E lo obbligavo a dirmi sempre Sei bellissima Sei bellissima”, con una potenza che le sembrerà di sentire ancora “quando son passati buoni buoni un paio d’anni e di stagioni”.

Donne di ogni generazione, che non smetteranno di volersi sentire belle e di voler sentirselo dire. Perciò, non ci resta che cantare, a squarciagola, con Davide De Marinis, “sei troppo bella Troppo bella troppo bella Troppo bella troppo bella, per me Sei troppo bella Troppo bella troppo bella Troppo bella, da desiderare Sei troppo bella Troppo bella troppo bella Troppo bella E io ti ho scritto una canzone Sei troppo bella Troppo bella troppo bella, si Da televisione“.

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Francesco Penta

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica si ascolti il silenzio; da questo "vuoto sonoro" nasca un nuovo concerto.
Francesco Penta
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