Il cantautore romano divide con una forte presa di posizione sull’attualità ma il suo è il messaggio più autentico
Ultimo non è di certo noto per essere uno che bada tanto alla forma o alle modalità per comunicare: è un ragazzo che trae dalla sua gioventù la forza per essere anche sregolato, non-impostato o allineato ai modi di comunicazione a cui sempre più siamo abituati.
Ricordate tutta quella polemica per la non vittoria al Festival di Sanremo 2019 dove fu superato (a sorpresa) dalla rivelazione di Mahmood? Ecco, quello è soltanto uno dei tanti esempi del carattere non ancora addomesticato (e gli auguro davvero che non lo sia mai) di questo giovanissimo artista romano che, negli ultimi mesi, ha imparato, forse, a frequentare meno giornali, radio e televisioni riuscendo, comunque, a rimanere nel cuore della gente con le sue canzoni.
Di ieri, però, è il post pubblicato via social in cui il cantautore è intervento in merito alla situazione attuale e alla possibilità, o meno, di realizzare il tour di ben 15 date (gran parte già sold-out) programmato negli stadi italiani per l’estate del 2020.
Il cantante ha fatto sapere che con tutte le probabilità il tour verrà rimandato esattamente di un anno (quindi al 2021) ma ha diviso il web e non solo con una serie di affermazioni piuttosto dure e taglienti che vanno a colpire, almeno metaforicamente, quel modo patinato e perfettivo di comunicare e di raccomandare che, nelle ultime settimane, l’ha fatta da padrone non solo sui social ma in tutti i mezzi di comunicazione di massa. Alle raccomandazioni continue hanno fatto seguito i motti, gli incoraggiamenti e, persino, le canzoncine (-ine) costruite attorno a messaggi di falsa speranza che nulla hanno a che vedere con il dolore vero, quello che ha toccato chi con questa situazione ha dovuto farci i conti sul serio, direttamente o indirettamente. Ipocrisia allo stato puro, dunque.
E allora ha ragione Ultimo quando dice che reputa ipocrita il fatto di dover lui per primo dare delle risposte su dei programmi che non dipendono più da lui nè dalla sua agenzia ma, piuttosto, da degli organi di governo che ancora tardano a dare risposte chiare e precise costringendo un’intera categoria di lavoratori a vivere nell’incertezza. E, ancora, ha ragione Ultimo quando trova che sia assurdo che agli artisti venga chiesto di cantare sui social o su Instagram per alleviare il dolore della gente. Ha ragione Ultimo quando dice che questo è, più che mai, il momento del silenzio in cui scoprire davvero che “dal dolore si può ricominciare” e che a quel dolore occorre affidarsi per ripartire facendone tesoro e non provando a dimenticarlo e alleviarlo. Ha ragione Ultimo, basta ipocrisia. Anche nella musica!
Ecco il testo integrale del messaggio postato da Ultimo sui propri social:
“Oggi avremmo dovuto iniziare le prove per i 15 stadi. Questa situazione ha spazzato via ogni nostra ambizione. Sono stato un anno a prepararmi fisicamente, mentalmente e vocalmente. Ora? Ora si parla di distanziamento sociale e numeri contingentati. Argomenti così crudi. Ricevo molti messaggi sul fatto che io non mi esponga sulla faccenda, in effetti avete ragione. Io non so fare quello che vi supplica di indossare la mascherina o di stare attenti ai contatti fisici. Per quello ci sono già troppi a farlo in tv ed io non ho le carte in regola per poter risultare credibile dicendolo. Il tour sarà rinviato, probabilmente al 2021, ma il motivo di un ritardo della comunicazione non dipende né da me, né dalla mia agenzia dei concerti. Dipende dal governo che forse non dà il giusto peso ed importanza alla musica e all’arte in generale. Poi però ci chiedono di cantare su instagram o in qualche trasmissione per alleviare il dolore alla gente, ma noi siamo la gente, almeno io mi colloco tra voi, tra noi.
Non canterò in qualche diretta o in qualche trasmissione per dimostrare quanto sia bella la musica che unisce le anime nostre. No. È una scelta menefreghista? No. Il contrario. Io credo nel silenzio di chi sa aspettare. Non ho bisogno di ricordarvi che esisto con qualche video o foto postata. Io sono a casa mia e scrivo, perché è quello che so fare… e scriverò finché le parole si faranno pescare dentro me. L’unica cosa che mi sento di dirvi da ragazzo di 24 anni è quello di fare ciò che voi ritenete giusto. Non so quando supereremo questa fase. So che questo è il momento per chiudersi un po’ dentro di noi e chiederci quelle cose che forse fanno male, ma ci faranno crescere… qualsiasi età abbiamo. A 15 anni ho scritto in Giusy, che dal dolore si può ricominciare… e allora mi affido a lui e penso: RICOMINCEREMO”.
Ilario Luisetto
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