Eddie Brock: “La gentilezza è una rivoluzione” – INTERVISTA

Eddie Brock

A tu per tu con Eddie Brock per parlare del suo nuovo album “Amarsi è la rivoluzione”, disponibile dallo scorso 2 maggio. La nostra intervista al cantautore romano classe 1997

Amarsi è la rivoluzione” è il titolo del nuovo album di Edoardo Iaschi, in arte Eddie Brock, che apre il cuore e lo mette in musica. In questa nostra intervista ci racconta del suo lavoro sincero, stratificato, costruito nel tempo, non per moda ma per necessità.

Nelle quindici tracce contenute in scaletta, c’è la storia di chi ha amato, ha perso, ha sbagliato, ma ha continuato a cercarsi. Una ricerca ostinata che diventa suono, parole, visione.

Prodotto da Vincenzo Leone per Sangita Records e distribuito da ADA Music Italy, il disco segna l’inizio di una nuova fase per il cantautore romano classe 1997, che si muove con naturalezza tra la canzone d’autore, le venature pop e qualche suggestione rock.

In attesa dei due live speciali in programma (il 15 maggio a Roma e il 5 giugno a Milano), abbiamo incontrato Eddie Brock per farci raccontare questo suo viaggio emotivo e sonoro.

Eddie Brock racconta il nuovo album “Amarsi è la rivoluzione”, l’intervista

Il titolo è forte e diretto, come lo hai scelto e quando hai capito che era quello giusto?

«Vidi un’intervista di Mastroianni in cui sosteneva che la gentilezza fosse il più grande atto di rivoluzione che una persona potesse mettere in atto, da lì mi è venuta l’idea. Eravamo al bar di sempre con Edoardo e Vincenzo, cercando un titolo che potesse rappresentare al meglio l’emozione che volevamo regalare agli ascoltatori, ed è uscito questo titolo. In un mondo in cui l’amore è passato in secondo piano, abbiamo voluto rimettere al centro questo sentimento».

Hai scelto di non proporre un semplice insieme di brani, una via di mezzo da una compilation e una playlist, bensì un racconto e un percorso. Come hai costruito l’ordine delle tracce?

«Questo disco per me è come un film, ogni traccia è un’inquadratura diversa della stessa realtà. L’ordine delle tracce non è casuale ma un viaggio tortuoso nelle emozioni di chi vive amando senza risparmiarsi».

La produzione è di Vincenzo Leone. Che tipo di lavoro c’è stato in studio per quanto riguarda la ricerca del sound?

«Io e Vincenzo abbiamo lavorato insieme a tutto il disco, nel nostro studio, cercando di essere il più sinceri e spontanei possibile. Il sound di tutto il disco è un po’ diverso da quello che esce in questo periodo, essendo io appassionato di cantautorato italiano dei giorni andati. Non abbiamo ricercato un suono specifico ma un vestito su misura per ogni canzone».

Hai individuato “Non è mica te” come focus track. osa rappresenta esattamente questo brano?

«“Non è mica te” è una canzone molto intensa. Racconta dei primi incontri con nuove persone dopo una rottura di una storia importante. La voglia di mettersi in gioco ma anche la nostalgia dei vecchi tempi, il rivedere negli occhi di una persona nuova le emozioni della relazione passata, cadendo in una malinconia che ti attanaglia. L’ho scelta come traccia principale del disco perché penso che sia una traccia sincera, senza fronzoli, che mette in luce la fragilità dei sentimenti».

C’è un brano dell’album che ti è costato più fatica scrivere? E quale, al contrario, ti è venuto di getto?

«I brani più difficili da scrivere per me sono i brani d’amore, non d’amore finito. “Rivoluzione” è stato il più difficile da completare, non solo perché sarebbe stata la prima traccia del disco, ma anche perché descrivere un’emozione così grande in 3 minuti di canzone non è mai facile. “Matematica”, invece, è stata quella più veloce, ho voluto raccontare i miei disagi, e la voglia di sognare. Scritti in metro in 10 minuti».

E quale pezzo, invece, non vedi l’ora di eseguire dal vivo nelle prossime due date in programma il 15 maggio a Roma e il 5 giugno a Milano?

«Bella domanda, ho tantissima voglia di cantare “Matematica” perché mi fa sentire parte di qualcosa, anche “Non è mica te” è una bella botta di emozioni».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver imparato dalla musica fino ad oggi?

«Non tutto è bianco o nero, le sfumature vanno apprezzate e amate, nella vita non esiste una sola via, ma possiamo tracciare tantissimi sentieri».

Scritto da Nico Donvito
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