A tu per tu con il giovane cantante italo-cubano, al suo ritorno discografico con il singolo “Caligine“
A tre anni di distanza dalla nostra precedente chiacchierata realizzata in occasione della sua partecipazione al Festival di Sanremo, ritroviamo con piacere Einar per parlare del suo nuovo singolo intitolato “Caligine“, già disponibile su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica a partire dal prossimo 17 dicembre.
Ciao Einar, bentrovato. Partiamo da “Caligine”, che sapore hanno per te questo pezzo e questo ritorno?
«Questi due anni sono stati impegnativi e tosti, ma mi hanno fatto molto bene. Venivo da un percorso abbastanza accelerato: sono uscito da Amici, ho partecipato a Sanremo Giovani e poi al Festival, tutto nel giro di breve tempo. Ho fatto le cose più belle e più grandi che si possano desiderare, era tutto perfetto, ma io non mi sentivo al 100% me stesso. Questa pausa mi ha aiutato a capire cosa volessi fare realmente. Ho sfruttato questi due anni per poter scrivere, studiare e fare musica. “Caligine” è nata da un pezzo completamente diverso, composto da Daniele Conti, Federico Fabiano e Nicola Marotta. La melodia era molto orecchiabile, però il testo non mi convinceva fino in fondo, così chiesi di poter scriverci sopra qualcosa di mio. E’ stata tosta, ci ho sbattuto più volte la testa, fino a quando non è venuto fuori quello che potete ascoltare».
E’ un brano dichiaratamente pop, con influenze che richiamano le tue origini cubane calde e avvolgenti. A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro al sound?
«Diciamo che non ho voluto subito stravolgere tutto quanto, nel senso che volevo dimostrare che sono ancora lo stesso Einar di sempre. L’obiettivo era quello di cominciare a mostrare un altro lato di me, cosa che sarà man mano più evidente a partire dalle prossime uscite. Sono consapevole che ci sia ancora molta strada da fare, ma ho capito che applicandomi riesco a migliorare e a crescere. Oggi so chi sono e chi voglio essere, in più sono cosciente delle mie potenzialità».
Cosa ti ha lasciato un’esperienza così travolgente come quella del Festival di Sanremo?
«Sono molto contento, per me è stato un onore essere stato un concorrente del Festival. Sai, è una di quelle esperienze che restano nella storia e che potrò raccontare a chiunque un giorno. Quello di Sanremo è il palco che sognano tutti, per quanto possa essere stata prematura la mia partecipazione, non posso che conservare un ricordo meraviglioso. Di Sanremo mi hanno lasciato il segno i tanti incontri che ho avuto durante quella settimana, artisti che mi hanno dimostrato la loro umiltà e tutta la loro grandezza».
Avevi partecipato al Festival in quanto vincitore di Sanremo Giovani, formula che si ripropone in maniera analoga anche quest’anno. Essendoci già passato, che consiglio senti di dare ai ragazzi che avranno la tua stessa possibilità?
«L’unico consiglio che mi sento di dare a chi avrà la stessa fortuna che ho avuto io, è quello di rimanere sempre se stessi, non montarsi la testa, rimanere con i piedi per terra e di crederci. L’importante è avere alle spalle un po’ di esperienza e di gavetta, perchè dopo non è facile ritrovarsi in mezzo ai big, alla musica vera, non è semplice. Sono fermamente convinto che la chiave di tutto sia essere se stessi, senza voler strafare, poi il resto vien da sé».
“Caligine”, come già detto, è il primo capitolo di questa tua nuova fase artistica. Cosa dobbiamo aspettarci dalle tue prossime produzioni?
«Diciamo che “Caligine” è un crocevia di quello che saranno i prossimi pezzi. Sono voluto tornare in punta di piedi, più avanti ci saranno delle belle cose, credo molto nel lavoro che ho realizzato, perchè ho dato tutto me stesso, ci ho messo l’anima e il cuore. Non vedo l’ora di mostrare l’altro 50% di Einar che il pubblico non ha ancora conosciuto».
Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che senti di aver imparato dalla musica fino ad oggi?
«Ho imparato che è necessario fare sempre ciò che senti, ascoltare i consigli e le critiche, ma soprattutto il tuo cuore e la tua anima per fare quello che fa star bene te stesso e non gli altri. Non seguire le mode, bensì tirando fuori semplicemente quello che sei».
Nico Donvito
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