lunedì 25 Novembre 2024

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Eleonora Mazzotti e il tormentone estivo che supera la “prova costume” – INTERVISTA

A tu per tu con la cantante romagnola, presente sulle piattaforme digitali con il singolo “Todo Rainbow”

todo rainbowLa musica non va mai in vacanza, nemmeno d’estate, ma continua ad allietarci diventando la colonna sonora delle nostre giornate in spiaggia Ne sa qualcosa Eleonora Mazzotti che,  in collaborazione con DJ Besford, lancia sul mercato il suo personale tormentone per la bella stagione 2018, intitolato “Todo rainbow”, in radio a partire dallo scorso 29 giugno per la Do Not Records.

Ciao Eleonora, partiamo dal tuo nuovo singolo “Todo rainbow”, com’è nata la collaborazione con DJ Besford e cosa rappresenta per te questo brano?

«Besford e io ci siamo conosciuti un paio di anni fa e in quell’occasione è subito scattata la scintilla: sapevamo che ci sarebbe piaciuto poter lavorare assieme. Per “Todo Rainbow” ha avuto l’idea iniziale melodica e me l’ha subito sottoposta. Da lì il brano ha iniziato a prendere forma con grande entusiasmo di entrambi. Besford rappresenta proprio ciò che stavo cercando nell’ultimo periodo: freschezza, giovinezza e un pizzico di follia artistica. È un pezzo che mi ha permesso di giocare con nuove sonorità e nuovi ritmi, e per questo segna una tappa significativa del mio percorso».

Una canzone dalle forti sonorità estive, qual è la tua personale ricetta per realizzare un tormentone che possa superare la prova del tempo e non fermarsi alla prova costume?

«Sicuramente il messaggio. L’arrangiamento è un vestito cucito addosso a un’idea, il quale può seguire gli stili musicali del momento e, al contempo, deve riuscire a essere sempre sincero; a maggior ragione, il contenuto deve raccontare e deve poter andare oltre, superando così “la prova costume”. In questo caso credo che testo e groove si siano sposati bene».

Da quale idea iniziale siete partiti per la stesura del testo, scritto a quattro mani con Nicola Lombardo?

«Volevo infondere un’idea di “serena felicità”, che non fosse stereotipata ma che raccontasse la bellezza di stupirsi giorno dopo giorno delle cose positive che ci accadono. E possono accadere, se le vogliamo! Basta solo mettersi nelle condizioni di ascoltare e accogliere la felicità, pur nella consapevolezza delle difficoltà che la vita ci pone davanti».

Hai dichiarato di aver composto e inciso il brano durante la tua prima gravidanza, un ricordo che porterai per sempre con te?

«Decisamente sì, soprattutto in fase di registrazione. L’ho inciso in due diversi momenti, a inizio e fine gravidanza. Ho ascoltato molto il mio corpo che cambiava e si adattava a una nuova vita e, negli ultimi  take, percepivo chiaramente mia figlia che si scatenava nella pancia assieme a me. Un’emozione che sicuramente custodirò per sempre».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinata al mondo della musica?

«Dagli ascolti di mio padre in casa. Prevalentemente musica classica, ma non solo. Mi ha portato ad ascoltare tanti concerti, da cui si è sviluppato il seme musicale. È cresciuto con me, affiancandomi in ogni momento della mia vita».

Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato la tua crescita?

«Sono cresciuta ascoltando Whitney Houston e il soul americano; al contempo ho sempre amato molto i grandi cantautori italiani, da De André a Dalla. Poi c’è stato l’incontro con i grandi interpreti, una su tutte Mia Martini. Parallelamente mi ha sempre incuriosito il teatro, dalla prosa al musical, e da lì ho iniziato ad approfondire anche questo linguaggio antichissimo e denso di significati».

Come valuti l’attuale panorama discografico e con quale spirito ti affacci al mercato?

«Noto un gran ricambio generazionale e nuove leve che infiammano le piazze. Sono contenta di notare che c’è spazio per tutti, anche per nuovi generi musicali. Nel mio piccolo cerco di produrre brani che mi appassionino, che mi rappresentino e nei quali il pubblico possa poi ritrovarsi, a un certo punto della propria vita. Senza dimenticare il divertimento! La musica è Vita, prima di tutto».

Musicalmente parlando, ti collochi in un genere particolare?

«A volte le etichette sono molto utili per discernere, altre volte sono troppo sintetiche e un po’ riduttive. Appartengo al pop, ma il mio approccio teatrale mi dà la possibilità di passare dal canto ebraico al cantautorato. C’è anche la mia vena da speaker radiofonica che esce e si fa sentire… così come il nuovo esperimento musicale pop/reggae intrapreso con Besford. Diamo spazio alla fantasia!».

L’incontro che consideri fondamentale per la tua carriera?

«Sarebbe riduttivo prenderne in considerazione solo uno in particolare perché da ogni incontro ho imparato qualcosa, anche e soprattutto da quelli negati, o da quelli che si sono conclusi male. Tutti gli autori con cui ho lavorato mi hanno insegnato e trasmesso la propria visione della musica, e lo reputo molto prezioso. I maestri, i registi e anche i colleghi hanno condiviso con me storie preziose che custodisco preziosamente».

Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere e/o sogni nel cassetto?

«Stiamo lavorando ad alcuni progetti teatrali e altri legati al mio percorso da solista con la band. Più tante altre idee su cui sono al lavoro da tempo. Ma al momento la canzone più impellente è prendersi cura di mia figlia!».

Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica? 

«Vorrei approfittare dell’allegria estiva per far sì che le persone non si arrendano nel perseguire la ricerca della propria felicità, prodigandosi per realizzare i propri sogni, anche se questi sono stati nel cassetto per troppo tempo!».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.