A tu per tu con l’ugola di Monfalcone, pronta al ritorno dal vivo con il suo “Back to the Future Live Tour”
La musica è una chiave di lettura del nostro tempo. Ce lo ricorda Elisa, presentando quello che sembra possedere tutte le premesse per diventare uno degli appuntamenti live di riferimento della prossima estate: il “Back to the Future Live Tour”. Un viaggio nelle venti regioni d’Italia, in diverse location di interesse culturale e storico, tra natura e urbanizzazione. La cantante friulana (qui la nostra precedente chiacchierata) potrà vantare al suo fianco le Nazioni Unite, che l’hanno nominata come “alleato” per la campagna SDG Action sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. In occasione del tour partirà anche il progetto Music For The Planet a favore di Legambiente. Il tutto in pieno rispetto della natura, grazie ad un attento protocollo green redatto dal Politecnico di Milano e da Music Innovation Hub. Un progetto che dimostra come la sostenibilità abbia bisogno di una buona progettualità, di affondare le proprie radici in un modus operandi quotidiano.
Ciao Elisa, bentrovata. Dopo aver approfondito il tuo ultimo progetto discografico, ci ritroviamo per parlare del tour che ti vedrà coinvolta in estate, un progetto ampio e allo stesso tempo omogeneo, incentrato sull’impegno ambientale. Un bel modo per festeggiare questi venticinque anni di carriera e, soprattutto, questo “Ritorno al futuro“… no?
«Sì, sono super contenta di ripartire in questo modo, con questi concerti che hanno come obiettivo la sostenibilità. E’ una cosa bellissima, la più importante per me, proprio per questo non vedo l’ora. Quello che cercheremo di fare rispetto alle tournée precedenti, sarà ridurre la quantità di tir, trovando parte delle strutture sul posto, per far viaggiare meno materiali. Per questa ragione, stiamo progettando un palco con sistemi di video e luci che richiedano meno spazio. Bisogna cominciare dalle piccole cose. Ognuno di noi non può cambiare tutto e subito, ma può sicuramente migliorare tutto quello che è nelle proprie possibilità. Solo insieme possiamo lasciare un segno significativo».
Un progetto volto a sensibilizzare e responsabilizzare, senza però sottrarre nulla all’esperienza del concerto… considerato soprattutto quanto ci sono mancati i live in questo ultimo periodo…
«Sono pienamente d’accordo, abbiamo tutti quanti bisogno di sfogarci, di ballare e cantare sotto il cielo, nella maniera più naturale possibile. In questo senso, però, avremo anche un tema nobile e urgente su cui riflettere. Per ridurre l’impatto energetico mi era anche stato proposto di suonare solo durante il giorno, di fare i concerti con luce diurna, ma non ho accettato proprio per cercare di restituire al pubblico la magia che è mancata in questi due anni. Non mi andava di sottrarre, bensì di aggiungere qualcosa. Un concerto deve rimanere un concerto, il tema della sostenibilità verrà affrontato in maniera artistica, non voglio che tolga spazio al resto e, perché no, anche alla leggerezza tipica dei live. Sarà un percorso, un viaggio, l’inizio di quello che spero possa essere un cambiamento solido nella nostra industria».
A proposito di questi temi mi viene in mente Jovanotti, insieme avete avuto modo di lavorare anche di recente nel tuo ultimo disco. Anche lui quest’estate sarà impegnato con la tournée sulle spiagge, con un progetto diverso sotto molti punti di vista, ma con un parte che presta particolare attenzione al rispetto per l’ambiente. Hai avuto modo di confrontarti su questi temi con Lorenzo?
«Non abbiamo mai parlato di questo, anzi spero di riuscire ad andare a vederlo, sui social ho sempre visto immagini bellissime del suo Jova Beach Party, ma non ci sono mai andata personalmente. Diciamo che c’è un concetto ambientale anche in quel caso, perché le spiagge sono un patrimonio ed è giusto porre l’accento e la massima attenzione. Seguendo Lorenzo come fan da diverse decadi (sorride, ndr), ho sempre notato questo suo legame con la terra, ha realizzato tanti progetti dedicati al nostro pianeta. E’ stata anche un’ispirazione per me, sin dai tempi del disco “L’albero”, oppure quando nel libro “Il grande boh!” raccontava di quando andava in tenda nel deserto. E’ bello che lui porti avanti anche nella musica questo suo amore per la natura, mi sento totalmente allineata. In tal senso, ci sono anche altri esempi positivi, come Bjork, un artista che amo da sempre, ma anche i Coldplay si stanno muovendo tanto in questa direzione».
La tua tournée sarà articolata in luoghi e in orari diversi, questo prevede spettacoli e scalette differenti?
«Abbiamo cercato di essere presenti in tutte le regioni, in location molto diverse tra loro, senza seguire un criterio estetico di linearità, ma di abbracciare luoghi differenti. Infatti passeremo da concerti in alta quota che inizieranno all’ora di pranzo a concerti serali in altrettanti posti bellissimi. Non riuscirò a fare cambi a livello di scaletta, perché sono alle prese con un repertorio enorme, la lista di canzoni è lunghissima, in più sono appena uscita con un doppio album, quindi… ti lascio immaginare. Saranno le prove più lunghe che io abbia mai realizzato, se mi metto pure a cambiare gli arrangiamenti è la fine (ride, ndr). Eseguirò le canzoni in un unico modo, spero bene, farò del mio meglio. Sul palco sarò accompagnata da una band che avrà modo di suonare parecchio, ci saranno cinque musicisti e cinque coriste, per garantire un suono il più possibile organico».
Per concludere, in questo viaggio visiterai parchi, teatri, piazze, arene, realtà sia naturali che urbane. Desideravi portare questo messaggio in più posti possibili?
«Assolutamente sì, il mio desiderio è quello di arrivare ovunque, in tutte le regioni d’Italia, anche nelle province meno frequentate di solito dai concerti. E’ importante arrivare dappertutto, affinché questo messaggio raggiunga più persone possibili in maniera sia trasversale che capillare».
Nico Donvito
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