Il pop d’autore “bellissimo”, senza una vera storia da raccontare
“Quando nevica”, il singolo che anticipa il progetto natalizio di Elisa, “Intimate – Recordings at Abbey Road Studios” , un album confezionato con le versioni già rese live nel tour “An Intimate Night”. La canzone estratta, nasce dalla penna di Calcutta e dal sound di Dardust; una promessa di qualità, dunque, decisamente esaudita, almeno per il pubblico del mainstream.
Nonostante la certezza dei grandi numeri che farà il pezzo, qualche perplessità si innesca in merito alla composizione del testo. Volutamente slegato a livello semantico, ci fa chiedere quale sia l’elemento di continuità che lega i versi d’apertura. (“Sei tu quel genio che non ha una logica Sei tu che arrivi a darmi la dinamica E mi chiedo perché Siano sfide per te Tu che hai nove vite come un gatto E in ogni tua vita c’è una come me”).
Proviamo a immaginare che si tratti di riflessioni e domande della persona innamorata, che si pone dentro di sé, per trovare il senso di una storia finita, o di una relazione ballerina, fatta di occasionali mordi e fuggi. Da qui, il possibile significato di pensieri frammentati e disordinati, che mangiano intere giornate fino a un’unica consapevolezza: ‘tempus fugit’, come direbbero i latini. (“Ma vola, il tempo vola fino a sera E non conta una parola niente vale più di un’ora con te”).
Il ritornello torna ancora sulla dimensione del tempo, conferendogli una certa concretezza; questo tempo “veloce” viene declinato in un giorno preciso della settimana, la domenica (“Resta la domenica se si sveglia la città”), con tutta la sua valenza simbolica, che tuttavia rimane implicita, e in una determinata stagione, identificabile con l’inverno, per un dettaglio meteorologico (“Quando nevica”) che accomoda il cuore in una cornice comoda per lo scandaglio interiore senza nulla aggiungere al racconto di fatti, finora inesistente (“Sono isterica, tu la sai la verità Ma poi sorridi angelico Quando mentirai io ti crederò”).
Se di questa storia, senza storia, scopriamo il finale prima ancora di sapere qualcosa dei protagonisti (“E poi te ne andrai come al solito Ma il mio cuore te lo porterai via tu”), dobbiamo aspettare la seconda strofa per sapere qualcosa dell’altra persona della coppia; così, impariamo della sua indole intuitiva e creativa, artistica e coinvolgente (“Sei tu Che suoni a orecchio anche la fisarmonica Sei tu con la risata contagiosa e unica”), poco incline a seguire le regole, ma sempre pronta vivere con intensità estrema (“E un divieto cos’è, vale poco per te Non hai tempo per starli a sentire o seguire Schiacci l’acceleratore”), come in una corsa dal volo incessante, che corre insieme allo scorrere lesto del tempo (“Ma vola, il tempo vola fino a sera E con te”).
Quindi, di nuovo la fugacità del tempo che sembra essere l’unico elemento di continuità nella canzone, di cui diremo sicuramente “bellissima” fin dal primo ascolto, ma che con molta probabilità dimenticheremo presto, andando a finire nella collezione infinita del repertorio “usa e getta” che padroneggia e mercifica la produzione discografica attuale. Tanto, sarà sempre colpa del tempo che, mentre va, cambia le persone e le cose, le storie personali e le dinamiche collettive, consegnando alla memoria alcuni luoghi comuni, difficili da decostruire e che, troppe volte, ritroviamo in certe canzoni.
Francesco Penta
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