giovedì 12 Dicembre 2024

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Elito: “La musica unisce chi è lontano” – INTERVISTA

A tu per tu con Elito per parlare del suo primo album ufficiale intitolato “Devagar”. La nostra intervista al cantautore messicano

Il cantautore messicano Elito ha pubblicato il suo primo album ufficiale
“Devagar”, distribuito da The Orchard, disponibile a partire dallo scorso venerdì 29 novembre su tutte, con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del
programma “Per Chi Crea”. Elito INTERVISTA

L’album, composto da dieci tracce, è caratterizzato da un sound che spazia da suoni
latini a brasiliani con melodie urban fino ad arrivare all’indie, in un storytelling pieno di
texture sognanti e delicate. L’ascolto è arricchito dai featuring con Manu Beker, acclamato
artista emergente messicano indie pop, Acqua Distillata, cantautrice italiana e Lilly Yan,
artista pop indipendente honduregno-statunitense di prima generazione, che con le loro
collaborazioni impreziosiscono il progetto musicale, incastrando le loro rime autentiche con
quelle di elito insieme alle produzioni incisive e originali curate da ThisMiss (Marco
Grimaldi) per Waverb Italia, con la collaborazione di Alexander Fizzotti – già a lavoro su
alcune importanti uscite della scena urban italiana. Elito INTERVISTA

“Devagar” è il tuo primo album ufficiale. Cosa rappresenta per te questo biglietto da visita musicale?

«Per me rappresenta un passo importante, un’evoluzione nel mio percorso musicale di cui sono davvero felice. Anche se riprende certi elementi sonori che si possono riconoscere in lavori passati come Riviera – San Pedro, abbiamo lavorato tanto per innovare il nostro sound, e penso che siamo riusciti a creare qualcosa che ci soddisfa davvero. Ora però spetta a chi ascolta decidere se quello che abbiamo fatto arriva anche a loro. Spero di sì!».

Il titolo del disco significa “lentamente” in portoghese. A cosa si deve la scelta di questo titolo?

«Studio portoghese da qualche anno, ed è una lingua che mi affascina tantissimo. La prima volta che ho letto la parola “Devagar” mi ha colpito subito per il suono, tanto che l’ho segnata nelle mie note. Quando poi stavo sviluppando il concept dell’album, l’ho ripresa perché mi sembrava perfetta per racchiudere in una parola il senso del disco: storie di amore e disamore, dove la costante è sempre la percezione del tempo, che sembra scorrere, o che vorremmo scorresse, “Devagar”».

Qual è la canzone che ti ha richiesto più tempo di lavorazione e quale è nata più di getto?

«Penso che “Durante” sia stata la canzone che mi ha preso più tempo, perché ho cambiato completamente il modo di comporla. Sono partito da un giro di chitarre che di solito non avrei usato, ma mi è piaciuto proprio quell’esperimento , perché ha tirato fuori elementi che negli altri pezzi non ci sono. Quella che invece è venuta fuori più di getto è stata Duolingo, forse perché la storia che racconto mi era successa da poco, e le parole si sono incastrate quasi da sole. In scaletta sono presenti le collaborazioni con Manu Beker, Acqua Distillata e Lilly Yan».

Cosa aggiungono le loro presenze a questo progetto?

«Hanno portato tantissima magia e freschezza al disco. Sono persone stupende e artisti incredibili, ognuno con il suo modo unico di approcciare la scrittura, usare la voce e sviluppare le top line. Quando ho proposto loro di collaborare, ho sempre detto di sentirsi liberi di aggiungere o cambiare tutto quello che ritenevano giusto, e alla fine credo che siamo riusciti a creare brani che mescolano bene le nostre anime musicali, proprio grazie a questa libertà di cocreare».

A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato in studio dietro la ricerca del sound insieme al producer Marco Grimaldi (ThisMiss)?

«Insieme a ThisMiss abbiamo lavorato alla produzione un brano per volta, cercando di capire cosa serviva davvero a ciascuno, ma con un’idea generale del sound complessivo che volevamo ottenere. Per alcuni pezzi abbiamo puntato su suoni più vicini all’immaginario urban, con bassi super potenti e un approccio alle percussioni che ti fa muovere la testa. In questo ci ha dato una mano preziosissima Alexander Fizzotti, che ha una grande esperienza in quel mondo. Per altri brani, come Hablé con mi ex e Cómo, abbiamo scelto invece di usare batterie vere, per dare un po’ più di movimento e dinamica agli arrangiamenti. In generale, abbiamo cercato di mescolare elementi che richiamano l’America Latina, che per me è sempre una fonte di ispirazione, con l’Italia e il sound un po’ sognante che abbiamo sviluppato nelle produzioni precedenti».

Qual è il tuo pensiero sulla scena musicale italiana? Cosa ti piace e cosa meno?

«Secondo me, la scena italiana sta vivendo un periodo super interessante, con tante nuove proposte e artisti che ci mettono davvero il cuore nei loro progetti. Vivendo molto la scena di Milano, adoro anche quanto sia varia l’offerta musicale: puoi assistere a un sacco di concerti diversi o, se sei un artista emergente, provare a suonare dal vivo col tuo progetto. L’unica cosa che mi piace un po’ meno, e penso succeda ovunque, non solo qui, è quella rivalità tra certi generi musicali, dove sembra devono essere nemici solo perché fanno qualcosa di diverso. Alla fine, c’è spazio per tutti e per tutte, ed è proprio questo che rende tutto più bello».

Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che senti di aver appreso finora dalla musica?

«Mi ha dato la possibilità di sognare e di trasformare quei sogni in realtà. Certo, dietro c’è tanto lavoro e soprattutto tanto amore per quello che facciamo, ma tutto parte sempre da un sogno. È questa, secondo me, una delle cose più belle della musica: riesce a creare legami tra le persone, a unire anche chi è lontano e ti fa sognare, sia ascoltandola che creando».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.