Recensione del primo album d’inediti del giovane cantautore
Crescere fa parte della vita. E’ inevitabile. Crescere significa anche e soprattutto scoprirsi ogni giorno nuovi, ogni giorno rinnovati. Lo ha fatto anche Elodie che dopo il buon debutto musicale, figlio del passaggio televisivo in quel di ‘Amici di Maria de Filippi’ e del Festival di Sanremo 2017, ha avuto il tempo per crescere, per maturare, per scoprirsi nuova e diversa da quello che, forse per prima, lei stessa credeva di essere. This is Elodie, il suo nuovo album d’inediti, è figlio di questa crescita. Una crescita che parte dalla consapevolezza che non è ‘Tutta colpa mia’ come si era trovata a cantare, forse prematuramente, sul palco dell’Ariston ma che, invece, c’è un tempo per tutto: per resistere, per lottare, per ricercare. Anche per aspettare, cambiare, scoprirsi.
Questo disco, o questa playlist che racconta due anni di vita come ha detto la stessa cantante, è il risultato di questo riscoprirsi nuovi anche dal punto di vista musicale oltre che umano. Non è un caso che delle sedici tracce inedite (3 sono intermezzi vocali sotto forma di messaggi audio) quasi nessuna ripercorra le orme del debutto musicale di Elodie che, invece, in questi anni si è scoperta artista moderna, figlia del proprio tempo, desiderosa di contaminarsi musicalmente con un linguaggio a lei più affine, più prossimo anche anagraficamente rispetto a quello che aveva adottato, o le era stato appiccicato addosso, durante e dopo l’esperienza televisiva.
A proposito di collaborazioni e contaminazioni numerose altre sono le tracce di questo disco che si avvalgono di un’influenza esterna partendo dalle già note Pensare male con i The Kolors, che fanno esplorare ad Elodie tinte più spiccatamente r&B, e Rambla con Ghemon, che invece si concentrò su di una voce più blues-rap, fino all’inedita collaborazione con Margherita Vicario in Sposa dove le due vocalità si mischiano con efficacia su di un beat it-pop che strizza l’occhio al mondo dance raccontando l’amore da un punto di vista avanguardista tutto al femminile.
Il capitolo collaborazioni si chiude (e in sostanza si riferisce quasi totalmente) con il meglio del mondo rap/trap italiano di oggi includendo anche Gemitaiz in Non è la fine, in cui la nuova donna contemporanea si mostra sempre più forte del sentimentalismo tradizionale, Fabri Fibra in Mal di testa, che la produzione di Neffa rende inevitabilmente r&b nei suoi suoni, Ernia in una urbana ed attualissima Diamanti e Lazza e Low Kidd in Vado a ballare da sola che inneggia ancora una volta alla nuova consapevolezza interiore acquisita dalla sua interprete che gioca su sensualità vocale ed indipendenza femminista.
Su questa scia Elodie esplora in solitaria il reggae-pop con la nuova potenziale hit estiva Lupi solitari, che ricorda molto da vicino la ‘E la luna bussò’ di Loredana Bertè anche nelle intenzioni vocali ricche di provocazione e sensualità, ed il mondo funk con Superbowl, che gioca su di un inciso martellante ed una produzione che s’ispira pienamente alle influenze elettroniche. Concludono questa ventata di leggerezza Apposta per noi, tutta basata su di un beat electropop dal ritornello orecchiabile, e Lontano, che, invece, si appoggia su di un istinto più rilassato di pop pur giovandosi, comunque, di atmosfere contemporanee nella produzione.
L’album si chiude con una parentesi più “antica” e tradizionale grazie alla rivisitazione in chiave intimista di Niente canzoni d’amore, celebre brano di Marracash che qui viene privato della sua parte d’impatto sonoro per suonare elegante grazie all’accompagnamento di un pianoforte, e al brano inedito In fondo non c’è, che porta la firma di Levante insieme a tutta la sua eterea dimensione musicale che Elodie ben trasmette all’ascoltatore recuperando la sua dimensione più interpretativamente degna di nota che si dedica al ritratto di una storia d’amore struggente e senza tempo.
Elodie sperimenta (tanto, forse anche troppo) e colleziona pezzi su pezzi che magari anche poco centrano tra loro. A tratti appare una voce da hit radiofonica poi la si ritrova immediatamente affiancata a rapper che la trascinano nell’universo più “street” in cui è difficile risultare nazionalpopolare come, invece, la sua voce richiederebbe. Ecco, l’augurio è che Elodie possa trovare un equilibrio tra queste sue diverse sfumature concentrandosi nel creare un prodotto più omogeneo, attento nei messaggi testuali (qui a tratti davvero molto sfumati) e musicalmente attento a creare un linguaggio proprio e senza tempo piuttosto che ricalcare tendenze che, per definizione, tendono ad appiattire il prodotto ad una circoscritta dimensione temporale.
Migliori tracce | Andromeda / In fondo non c’è / Niente canzoni d’amore / Nero Bali
Voto complessivo | 7.5/10
Tracklist |
- Andromeda