A tu per tu con il giovane cantautore romano, al suo esordio discografico con il debut album “Presente”
A pochi mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Emanuele Maracchioni, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Emanuele Bianco, cantautore classe ’93 che abbiamo imparato a conoscere nel corso dell’ultimo anno. “Presente” è il disco che segna il suo debutto ufficiale, un lavoro omogeneo figlio di una grande ricerca dal punto di vista sonoro, impreziosito da una forte attenzione e una particolare cura per quanto concerne le tematiche.
Ciao Emanuele, bentrovato. Partiamo da “Presente”, il tuo debut album, cosa hai voluto portare con te in questo viaggio che, di fatto, rappresenta il tuo biglietto da visita musicale?
«Sicuramente “Presente” è una ricapitolazione degli ultimi anni, un’evoluzione sia musicale che personale. All’interno delle tracce c’è tutto un percorso, perchè alcune fanno parte del passato, mentre altre sono state scritte in periodi più recenti. Ho scelto di intitolarlo così per sottolineare la maturità artistica che ho raggiunto, anche grazie alle persone con cui collaboro, alla mia etichetta. La lezione che ho imparato in tutti questi anni è cercare di vivere il più possibile il proprio presente, senza stare troppo a proiettarsi nel futuro o crogiolarsi nei sensi di colpa del passato».
Quali sono gli aspetti e le caratteristiche che ti rendono più fiero di questo lavoro?
«A livello di produzione musicale, il grande lavoro è stato riuscire a far suonare in maniera omogenea tutte le tracce perchè, come ti dicevo, sono nate in momenti diversi, ad esempio “Lei” è uscita nel 2012, mentre tante altre le ho scritte nell’ultimo anno, come l’outro “A modo mio”, la title-track, “Resta con me” e “Un ritornello che non ha mai fine”, uno dei brani di cui sono più fiero. In generale, sono molto soddisfatto dell’omogeneità del risultato finale».
Nel disco ci sono tracce molto intime, quanto hai dovuto scavare in profondità per arrivare a metterti così a nudo?
«Sicuramente parecchio, la cosa che più mi fa piacere è riscontrare l’apprezzamento di tracce più introspettive, come ad esempio la stessa “Presente”, che possiede il testo più profondo, pur non parlando d’amore. Sono contento che anche a chi mi ascolta arrivi questa riflessione di vita, questa analisi sulla propria crescita che comunque smuove e induce pensieri. Aver lavorato su una propria accettazione personale, credo che si avverta tra le righe di questo disco».
Per concludere, considerato il momento che stiamo vivendo, quali riflessioni e quali suggestioni ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà “Presente“?
«Tanta energia, tanta carica. Vorrei che questo disco fosse un “assorbi pensieri negativi”, tipo uno sciogli-macchia che si mette in lavatrice, un depuratore di sangue, un trasformatore di energie da bassa ad alta frequenza. La musica ha il potere di dare, uno dei complimenti più belli che posso ricevere è sapere di essere riuscito a risollevare l’animo di chi mi ascolta attraverso le mie canzoni».
Nico Donvito
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