giovedì 21 Novembre 2024

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Emma Nolde: “Un disco dal sapore di casa, di famiglia e di amici” – INTERVISTA

A tu per tu con Emma Nolde, in occasione dell’uscita dell’album “Nuovospaziotempo”. La nostra intervista alla giovane e talentuosa cantautrice

Esce venerdì 8 novembre il nuovo album di Emma Nolde, dal titolo “Nuovospaziotempo”, terzo disco in carriera e primo per Carosello Records, disponibile a partire da venerdì 8 novembre.

Il progetto include le inedite collaborazioni con Niccolò Fabi, Nayt e Mecna, un incontro di mondi apparentemente diversissimi tra loro ma che si accomunano a Emma Nolde per la grande capacità di soppesare con cura parole e messaggi all’interno della loro musica.

Come si è sviluppato il processo creativo di questo progetto?

«Sono nate diverse canzoni che poi si sono rivelate molto importanti per questo progetto. Siamo andati avanti sempre in famiglia, nel senso che siamo rimasti a Livorno. Io mi appoggio da sempre alla mia terra e al solito studio. Così insieme ad Andrea Pachetti, che ha prodotto il disco con me, e insieme alla cerchia ristretta di musicisti che suonano con me anche in tour, abbiamo realizzato tutto dall’inizio alla fine. Poi siamo andati da Tommaso Colliva in una fase di mixaggio e abbiamo fatto masterizzare invece il disco da un ragazzo svedese molto bravo. Avevo voglia di fare questa esperienza un po’ internazionale, ma di base è un disco che ha il sapore di casa, di famiglia e di amici».

Parli di un contrasto tra tempo quotidiano e un’idea interstellare, da quali riflessioni sei partita per arrivare a concepire il titolo?

«Dall’idea che il nostro tempo sia in qualche modo diventato elastico, per il semplice fatto che non c’è più una vera distinzione tra il giorno e la notte, quindi i giorni un po’ si mischiano uno dentro l’altro. La lampadina si è accesa pensando all’uso del telefonino, la prima cosa che vediamo quando ci svegliamo e prima di addormentarci. In questo contrasto, catturo la natura di un momento storico in cui non esistono solo la terra e il cielo, ma anche Google Earth e iCloud. Un contrasto in cui risiede la chiave del nostro essere umani e che ci porta, su un piano più collettivo. È il racconto di un quotidiano comune, ma nel quale mi sposto avanti e indietro, nel futuro e nel passato, in ordine sparso».

Lasciami dire che tu sei una dei pochi giovani artisti con una visione centrata, per questo ti chiedo: qual è il segreto per riuscire a mantenere una propria identità, per rifiutare questa attitudine una e getta, mantenendo una rotta per ritagliarsi un proprio spazio in questo nuovo tempo?

«Intanto grazie per be belle parole e per la bella domanda. Spesso me lo chiedo anch’io, anche se tendo a non dare mai colpa a quello che ho intorno, piuttosto cerco sempre di capire cosa non va e, magari, cosa sto sbagliando. Mi ha molto colpito una frase di Tommaso Colliva, quando mi ha detto: “a me non interessa se questo disco piacerà o non piacerà agli altri, però non voglio che nessuno dica di non averlo capito”. Sono molto d’accordo con lui, le persone devono capire quello che dico ed è necessario che prima le capisca io. Per me il segreto è restare tra le mie mura, tra le mie piccole certezze, cercando di renderle man mano sempre più grandi».

Per concludere, quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono orgogliosa di questo disco?

«L’utilizzo degli strumenti e la verità, il fatto che ho parlato di persone che ho veramente vicino, in casa, e che queste persone si siano ritrovate nelle mie parole. Di entrambe le cose possono ritenermi sono molto felice». Emma Nolde intervista

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.