domenica 24 Novembre 2024

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Enrico Nigiotti si riscopre “Nigio” raccontando la quotidianità – RECENSIONE

Recensione del nuovo album d’inediti

Raccontarsi per quel che si è e per quello che si sta vivendo nel presente non è mai una sfida facile da vincere: necessita di avere coraggio ma anche di saper fare i conti con se stessi, con le proprie paure, con le proprie fragilità interiori. Fare tutto questo per mostrarlo agli altri non fa che complicare ancora di più le cose ma, d’altronde, essere artisti significa anche e soprattutto questo: raccontare il proprio io per mezzo dell’arte senza filtri ma andando in profondità fino a mostrare l’anima. Questo è l’intento di Nigio, il nuovo progetto musicale di Enrico Nigiotti pubblicato a febbraio 2020 in occasione della sua partecipazione al Festival di Sanremo.

E proprio dal palco del Teatro Ariston ha inizio questo progetto con la Baciami adesso che ha contrassegnato la terza avventura sanremese del cantautore livornese (la seconda consecutiva tra i big) consentendogli di raggiungere il diciannovesimo posto finale. Si racconta di un amore dedicandogli le immagini della vita trascorsa insieme e cercando di lanciare il monito che la vita va vissuta sempre appieno perché, poi, ‘fa buio presto’.  In un’intensa carrellata di parole Enrico racconta la propria innamorata come “quello che proteggo dentro me ancora adesso che ti leggo senza scrivere, sei in ogni volta che non penso e penso a te, sei l’unica stanza che mi salva dal disordine” in una scrittura pop che fa leva su di un arrangiamento ritmico con la chitarra in primo piano ed una voce che viaggia tra graffio e sfumature delicate.

Nel disco, poi, trovano spazio (soltanto) altri 7 brani che si discostano dal brano sanremese per una concretezza più calata nella quotidianità e con il voluto allontanamento dal racconto pop dell’amore. A condire il tutto musicalmente, ovviamente, si fa affidamento soprattutto sulla parte ritmica degli arrangiamenti con la chitarra sempre in primo piano come accade per Pasolini, che si occupa di riflettere (con un piglio estivo e movimentato) sulle motivazioni che ogni giorno ci spronano ad affrontare la vita, o per la Notturna che ha accompagnato la nostra ultima estate puntando tutto su di un fischiettio orecchiabile ed un beat contagioso che risulta energico ed insieme sensuale per raccontare le avventure passionali.

Più melodiche suonano Highlander, che parte con un pianoforte costruendo un bel crescendo musicale che si concentra sulla riflessione su di una vita che si vorrebbe vivere appieno e prolungare fino al ‘per sempre’ che racchiude ogni cosa, e Corso Garibaldi, che si dedica ovviamente alla città di Milano raccontandone la sua grandezza e l’estrema particolarità rispetto alla vita che ogni altra città d’Italia offre. Il provinciale Vito, invece, giocano sul ritmo con la batteria in grande spolvero nella prima che si pone in contrasto con il “brano milanese” raccontando, invece, la vita di provincia ed il secondo che, piuttosto, punta a scardinare il perbenismo di una società che è sempre pronta a catalogare, indicare e giudicare con superficialità. Conclude il progetto L’ora dei tramonti, un brano che si avvicina volontariamente ad una canzone-teatro in cui il cantato si fa quasi da parte per concedere tutta l’attenzione sull’interpretazione di un testo che racconta una riflessione sull’essere avvalendosi anche della presenza di Giorgio Panariello che legge dei versi donando ancora più profondità al racconto.

Enrico arrivava a questo album con il peso dell’aspettativa e con la necessità di confermarsi in grande spolvero dopo la rinascita discografica e gli ottimi riscontri raccolti sia come cantautore delle proprie opere che come penna donata alla voce di altri grandi interpreti della nostra tradizione musicali. Probabilmente, però, il tempo non è stato abbastanza per scrivere un album all’altezza (il fatto che ci siano soltanto 8 tracce lo dimostra in parte) o, forse, la vita che un album necessita di vivere per tradursi poi in canzoni non è stata fonte d’abbastanza ispirazione. In questo progetto esce prepotentemente l’amore del cantautore livornese per la musica suonata, per il suono della chitarra e per la potenza degli arrangiamenti nella dimensione live ma manca la materia prima: le canzoni.

Manca la pietra miliare, manca la canzone manifesto, manca quel brano capace di emozionare. Manca il graffio nella voce di Enrico, manca il sentimento nei testi spesso troppo astratti e inafferrabili, manca il ritornello che si appiccica addosso, manca anche una scrittura davvero incisiva nella sua destinazione. Nigio è un album di vita ma viene da dire che, forse, ne contiene troppo poco o che, oppure, quella che contiene non è stata messa così a fuoco per riuscire a raccontarsi veramente come in passato era riuscito a fare la voce di successi come ‘Complici’ ‘Nonno Hollywood’ che, in questo disco, purtroppo mancano. Un buon progetto, sicuramente, ma incompleto e non del tutto centrato nell’obbiettivo e nelle aspettative con cui lo si aspettava.

Migliori tracce | Baciami adesso / Highlander

Voto complessivo | 6.9/10

Tracklist |

  1. Baciami adesso 
    [Enrico Nigiotti]
  2. Pasolini  
    [Enrico Nigiotti]
  3. Highlander 
    [Enrico Nigiotti]
  4. Vito 
    [Enrico Nigiotti]
  5. Corso Garibaldi 
    [Enrico Nigiotti]
  6. Il provinciale 
    [Enrico Nigiotti]
  7. L’ora dei tramonti feat. Giorgio Panariello
    [Enrico Nigiotti]
  8. Notturna 
    [Enrico Nigiotti]

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.