Necessario mettere luce su un virgolettato, riportato da Angelo Calculli su Mowmag, del numero uno della discografia in Italia
Sono parole che non possono passare inosservate quelle di Enzo Mazza, CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), pronunciate all’incontro tenutosi sabato scorso a Verona sul tema delle “Canzoni violente contro le donne. Che fare?“, voluto dal Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, molto sensibile alla difesa delle donne dai testi violenti di molti esponenti del genere trap.
A riportarle è, sulle pagine di Mowmag, uno degli invitati al convegno, il manager Angelo Calculli, artefice dal 2018 al 2022 del successo di Achille Lauro, che ci racconta come “quando Mazzi ha mostrato sul megaschermo estratti di alcuni dei brani incriminati è calato il gelo nella sala […]. Nella contrarietà generale, una sola voce fuori dal coro. Quella di Enzo Mazza“.
“Dopo gli impeccabili interventi – continua Calculli – di Davide Rondoni, Enrico Ruggeri e Mogol, tutti schierati a sostegno del fatto che alcune canzoni del genere trap in Italia sono palesemente da condannare perchè lesive della dignità, della moralità e della personalità delle donne, esordisce con una frase a dir poco ridicola e in spregio della presenza del Maestro Mogol: <<Quando faccio ascoltare Battisti a mio figlio, lui ride>>“. Un’affermazione gravissima se detta da chi è il numero uno della discografia in Italia.
Mazza infatti, nella posizione in cui si trova, dovrebbe fare gli interessi di tutta la musica e rispettare ogni genere musicale, e invece appare come uno strenuo difensore solo del genere trap perché, evidentemente, è ciò che oggi genera più profitto con lo streaming e sappiamo che la discografia – in particolare quella delle major – guarda prima di tutto a quello. La difesa di un genere, però, non può e non deve portare a umiliare un artista che ha fatto la storia della musica italiana, e continua a farla.
È la FIMI stessa, infatti, a dirci che, con il caricamento di tutto il repertorio di Battisti sulle piattaforme streaming avvenuto quattro anni fa, molte canzoni del nostro sono state nuovamente certificate. Parliamo di brani come “Il mio canto libero” che ha ottenuto un doppio disco di platino proprio recentemente, di “Mi ritorni in mente“, “Un’avventura“, “I giardini di marzo“, “Con il nastro rosa“, “La canzone del sole” (tutte certificate con il disco di platino tra questo e lo scorso anno), ma anche di “Pensieri e parole“, “Sì, viaggiare“, “Una donna per amico“, “Fiori rosa, fiori di pesco“, “Emozioni“, “Dieci ragazze“, “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi” (tutte certificate, invece, con il disco d’oro).
Se tutte queste canzoni sono riuscite a riaccumulare, nuovamente, tra le 50 e le 200 mila copie grazie agli ascolti sulle piattaforme streaming è perchè, evidentemente, ci sono anche ragazzi che sanno ancora apprezzare l’arte e che non la deridono, che le hanno ascoltate e le hanno sapute apprezzare. Perché canzoni di questo calibro hanno il dono di poter parlare a tutti, sono classici che non perdono mai valore e rimangono commercialmente valide anche a 50 anni dall’uscita. Cosa che difficilmente potrà accadere alle proposte trap, troppo incastrate in un unico target di pubblico.
Mazza, evidentemente troppo impegnato a difendere gli artisti che oggi muovono gli interessi maggiori, si è dimenticato tutto questo, umiliando la memoria di un artista che ha scritto pagine memorabili della musica italiana e che dovrebbe essere individuato come un modello per i ragazzi più giovani, non come un motivo di derisione. Attendendo quindi delle doverose scuse che crediamo saranno attese da ogni sincero appassionato di musica, ci sentiamo di fare nostre le parole con cui anche Calculli ha chiuso il proprio articolo: “In sua vece chiedo scusa a Lucio Battisti per le risate di chi non ne comprende l’Arte. Quella vera, non quella del profitto che è un’arte in cui le aziende che rappresenta sono maestre“. Ecco, scusaci Lucio.
Nick Tara
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