venerdì 11 Ottobre 2024

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“Errori di felicità” è il disco della verità di Roberto Casalino – RECENSIONE

Scorre nelle vene di una musica reale e vera l’inno ad una verità rock d’altri tempi

Errori di felicità è il terzo album d’inediti di Roberto Casalino, nome noto ai più per la sua attività autorale che, da ormai dieci anni, mette proficuamente al servizio delle migliori ugole del pop nostrano collezionando, volta dopo volta, la testa di tutte le classifiche. Roberto, però, conserva quell’indole canora ed artistica che l’ha spinto alla musica e puntualmente la esprime in prima persona con lavori davvero suoi, sempre più autentici, per forza di cose, dei brani scritti per altri. Questo Errori di felicità è il disco della verità, la verità della vita. Quella verità che solo vivendo si può cogliere e che solo attraversando momenti bui e difficili si può riuscire a raccontare senza illusioni.

Errori di felicità è un disco che fin dal suo singolo d’apertura, nonché title track dell’intero lavoro, ha la capacità di guardare al presente non dimenticandosi, però, del passato vissuto. “Lascio andare via le cose migliori come fossero errori di felicità” canta con una viscerale forza ed incisività nel ritornello Casalino pronto a farsi scivolare addosso anche quell’amore quasi ingiustificato ed ingiustificabile. Un mondo musicale profondamente pop-rock con un arrangiamento fatto di strumenti davvero suonati richiama quel mondo anni ’90 a cui il brano s’ispira trovando una nuova chiave di lettura che permette di guardarsi dentro anche a livello musicale oltre che testuale.

Si viaggia in orbite fedeli al mondo pop-rock degli anni ’90 anche in Le mie giornate, secondo estratto radiofonico che riflette sulla portata dell’insicurezza che porta ogni giornata ad iniziare “sempre con un forse e quasi mai un sicuramente“. Rimane vivo il desiderio di voltare pagina e aprire un nuovo capitolo che trova sostanza nello special finale che con insistenza adotta un nuovo schema compositivo che riflette la ricerca di cambiamento.

Roberto CasalinoIn questa veste sonora c’è spazio, ovviamente, per il racconto di quell’amore di cui Casalino è abilissimo narratore dal punto di vista autorale. C’è l’amore corrisposto, fisico e concreto di Anche io te ne voglio ma c’è anche quello impossibile e ostacolato di Ne vale davvero la pena. Echi di “consoliana” memoria emergono prepotentemente tanto nella scrittura che nel cantato sia di Non sanno niente che di Sgualcito cuore, perfetto uptempo in cui si racconta l’eternità del sentimento d’amore sempre pronto a travolgere chiunque con rinnovata vitalità.

Se d’amore si deve parlare in Io non posso innamorarmi di te si trovano soluzioni nuove a livello d’arrangiamento che, in questo caso, adotta un interessantissimo uso di una ritmica scandente e potente perfetta per supportare una voce che si lascia andare al cantato più libero e rock possibile.

Nel disco trovano spazio anche due brani storici scritti dal cantautore di Avellino nel corso degli anni e donati a due interpreti della scuola di Amici di Maria De Filippi che, per un motivo o per l’altro, non hanno potuto dare a questi brani il giusto spazio e riconoscimento. A spiccare è quella intima e psicologicamente incentrata su di sé Prato di orchidee che Annalisa inserì nel suo “Mentre tutto cambia”. Un’atmosfera e dei suoni tutti acustici alla Damien Rice svestono totalmente il già intimo arrangiamento originale creando una di quelle canzoni perfette per i momenti bui in cui non c’è che “silenzio qui intorno“. In un sognante prato d’orchidee si disintegra il sogno di una vita macchiata dall’errore “non commesso mai” ma che non trova altra soluzione se non l’andarsene “lontano dai miei guai, da ciò che conosco“. Giorni bui, in contro canto, riprende quella sonorità più rock in cui con decisione e fermezza si sottolinea come “il paradiso è senza te” pur non rinunciando a manifestare la propria fragilità.

roberto casalinoA chiudere c’è la gemma dell’intero lavoro, quel brano che, più di ogni altro, si fa portatore di quella verità inseguita, voluta e cercata. Il mio manifesto è il racconto di una vita fatta di sogni ad occhi aperti mentre tutt’intorno ogni cosa procede non curante di quel canto che, nell’arioso ritornello, si eleva. È questo il momento giusto per Roberto per raccontare la sua infanzia, le proprie paure, i sogni, i ricordi di un padre che “è andato via” insieme al rumore della pioggia dopo che “sapeva tutto sin dal principio e paziente ha aspettato che lo capissi anch’io, che fossi pronto anch’io“. Un modo straziante, graffiante ed emotivamente importante per chiudere un album dedicato all’io.

Non c’è spazio per maschere o frasi fatte in un album che vuole raccontare, ma soprattutto raccontarsi, nella purezza della verità. Quella verità che, come dicevo in apertura, solo nelle difficoltà pare esser capace di trovare un senso imponendo quella durezza e spigolosità che la voce mutata, intensa, mascolina e ruvida di Roberto riesce ad esprimere al meglio. È con questo spirito che il cantautore di Avellino affronta la sua miglior prova artistica, consapevole di essersi donato nella sua integrità senza pudori, paure o rammarichi. Roberto espone la sua fragilità e la propria verità come la Venere di Urbino, dipinta da Tiziano nel Cinquecento, esponeva la propria nudità: entrambi non si risparmiano nel mostrare quanto di più non potrebbero e lo fanno con sicurezza, guardando fisso allo spettatore certi che le fragilità, la vita e l’intimità non sono debolezze ma, anzi, sono tratti somatici da raccontare se dell’arte si vuole essere espressione vera, autentica.

MIGLIORI TRACCE: Il mio manifesto – Errori di felicità

VOTO COMPLESSIVO: 8/10

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.