A tu per tu con il giovane artista italo-francese, fuori con il singolo “Avec toi (ce soir)” feat. Patrik
Lo abbiamo conosciuto durante la fase pomeridiana della ventesima edizione di “Amici” di Maria De Filippi, stiamo parlando di Esa Abrate, cantautore e musicista classe ’98 di origine francese. “Avec toi (ce soir)“ è il titolo del suo nuovo singolo, impreziosito dal featuring con Patrik.
Ciao Esa, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Avec toi (ce soir)”, cosa racconta?
«”Avec toi (ce soir)” è un brano che vuole riportare un clima di festa, spensierato e senza limiti. Ho voluto ricordare delle sensazioni che, per il periodo storico che stiamo vivendo e abbiamo vissuto, sembravano sempre più lontane».
Com’è nato l’incontro con PATRIK e che valore aggiunto ha donato al pezzo?
«Io e Patrik ci siamo conosciuti circa un anno fa. Tra di noi è nata fin da subito una forte intesa, sia a livello personale che artistico, infatti ci eravamo promessi che prima o poi avremo scritto e cantato una canzone insieme; così è nata “Avec toi”. Sicuramente Patrik è stato in grado di aggiungere quel tassello in più di cui il pezzo aveva bisogno ed è anche grazie a lui se il brano ha una grande versatilità».
A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Ho abbracciato varie influenze musicali che già mi appartenevano, ma che non avevo ancora sperimentato. È stata una scommessa. L’idea di provare a inserire la dance come fulcro stilistico del mio nuovo percorso è partita dal mio produttore Etta Matters, ma sicuramente c’è una forte presenza del pop, soprattutto per ciò che riguarda le melodie, e qualche riferimento allo stile afro».
Dal punto di vista testuale, invece, quali riflessioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la stesura del brano?
«In realtà ho immaginato come avrei potuto voler trascorrere una serata d’estate ad una festa con i miei amici, quindi poi sono semplicemente andato a descrivere quelle immagini. Il clima di festa, l’attrazione tra due persone, le vibes che caratterizzano una serata che finisce solo nel momento in cui arriva l’alba: “Scalza, balla fino all’alba”».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinato alla musica?
«Penso che la musica già facesse parte di me. Me ne sono reso conto solo ad otto anni, età in cui ripetevo costantemente a mia madre: “Ho la musica in testa”. Quindi il mio primo approccio è stato quello da strumentista, fino poi ad arrivare a diventare direttore d’orchestra. Nonostante avessi davanti una possibile e promettente carriera decisi di mollare tutto per iniziare a cantare. Cantare perché mi sentivo vivo, cantare perché ne sentivo il bisogno, cantare perché sentivo che solo così potevo diventare la miglior versione di me».
Quali ascolti e quali generi musicali hanno influenzato la tua crescita?
«Ho sempre ascoltato un po’ di tutto, però sicuramente i generi in cui mi sento più a mio agio sono pop, rap / urban e R&B».
A distanza di qualche mese, cosa ti ha lasciato di concreto l’esperienza di “Amici”?
«Mi ha permesso di sentire realmente che cosa volevo trasmettere e come trasmetterlo. Mi ha fatto capire bene cosa fare con la mia musica in modo da cercare di essere il più unico possibile».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«Che abbiamo la fortuna di poter dire tutto quello che vogliamo, cose belle e brutte che siano. La differenza sta nel modo in cui lo facciamo».
© foto di Jacopo Rossini
Nico Donvito
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