Si tratta del primo estratto da “Caos“, decimo album del rapper
Il connubio rap-pop è sempre un matrimonio faticoso all’interno dell’industria discografica. Seppur prolifico, questo è innegabile, la collaborazione tra i due generi è un piatto da cuocere a puntino, con margine di errore bassissimo. Si tratta di unire due mondi e, soprattutto, due pubblici con esigenze assai diverse. Per i fruitori più viscerali dell’hip hop, avvicinarsi alle sonorità più radiofoniche potrebbe significare in qualche modo scalfire l’autenticità dell’artista, la cosiddetta “credibilità”, per alcuni più importante delle rime stesse. Di contro, chi ama il cantato spesso non apprezza il rap, giudicato a volte “prezzemolino” e fuori luogo.
Un esempio di chi in questa piscina piena di piranha ci sguazza è Fabri Fibra, giudicato non a caso come il promotore principale del rap mainstream. Le sue hit mescolano la godibilità del canto e la consistenza testuale dell’hip hop, offrendo un mix equilibrato e destinato a un target corposo. Rientra sicuramente tra queste definizioni “Propaganda”, primo brano estratto da “Caos”, ultima fatica del rapper marchigiano.
Analisi del brano di Fabri Fibra, “Propaganda” |
Fibra torna in radio e lo fa servendosi degli spiazzanti Colapesce e DiMartino, che caratterizzano il brano con un ritornello, scritto in origine da Davide Petrella, catchy ed identitario. Seppur la scelta della linea melodica possa sembrare superficiale, in realtà il ritmo dell’inciso rispecchia nel migliore dei modi la dissacrante ironia del brano.
Argomento di discussione del testo è l’apparente perfezione dei candidati politici nel corso della campagna elettorale, che con slogan altisonanti promettono gesta eroiche e tali da far vivere al Paese una clamorosa resilienza. Fibra parla di giustizia (“Finalmente qualcuno che mi sembra onesto in mezzo a tanti corrotti“), di comunicazione (“Che in tv parla la mia lingua“) e di tradizioni (“Che difende tutti quei valori, italiani tipo la famiglia“).
Il flow utilizzato nel brano è perfettamente incline allo stile dell’artista classe 1976, che come marchio di fabbrica detiene una scansione delle parole efficace e trasparente, che caratterizza le liriche di enfasi e intensità. Il risultato è un prodotto furbo e ben studiato, che non conserva le caratteristiche della “bomba pop” ma che agisce in maniera più sottile e riflessiva.
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