Recensione del nuovo album d’inediti
Comprendere i momenti difficili è dote rara e, in effetti, quello di Fabrizio Moro dev’essere stato senz’altro un momento tosto quello in cui ha iniziato a lavorare seriamente ad un nuovo album d’inediti dopo la nuova consacrazione al successo. Un ritorno all’apice che, in questo caso, è stato maturato nel tempo e che ha ri-portato il cantautore romano sull’Olimpo della scena pop italiana dopo qualche anno passato nelle nicchie del pop d’autore, quello arrabbiato, deluso, respinto dal mondo. Figli di nessuno è la risposta a questo momento di gloria e di successo ma è anche la dimostrazione della consapevolezza che, in realtà , il mondo riserva ancora tante sfide e tante delusioni da vivere.
In effetti, il senso di dover ancora combattere esce prepotentemente dall’intero album e sono varie le soluzioni che il cantautore romano mette in pratica a partire da Ho bisogno di credere, primo estratto radiofonico di questo nuovo progetto, che di fronte alle sfide della vita individua il rifugio della fede come porto sicuro. Moro mette in campo il suo miglior talento autorale per presentare questo lavoro e lo fa confezionando una perfetta ballata pop che gioca con delle strofe quasi parlate, che nello special finale si trasformano quasi in delle barre rap, ed un inciso che si apre con le doppie voci e si fa cantare con facilità ricordando che “la fede è come un’arma per combattere ogni sfida”.
La tranche delle tracce più intense e “tradizionali” prevede anche la bella Filo d’erba, dedicata a quegli “occhi segnati di chi ha visto già ma pieni ancora di domande” di un figlio che stravolge e migliora la vita di qualsiasi genitore. Alla fine “crescere non è facile però tante cose ancora non le so ma non devi avere mai paura”. Un insegnamento che ogni padre vorrebbe avere la lucidità e la forza di dare al proprio figlio.
A conclusione di questo percorso più intimo si colloca, strizzando comunque gli occhi alle produzioni più ritmiche, Per me, che mette il focus sulla propria vita e sul proprio passato che ha insegnato a diventare uomini. In controtendenza, invece, si colloca #A, che invece si dedica ad affrontare con energia ad affrontare la vita come se fosse una “festa nel mondo”.
A conclusione arrivano la martellante Non mi sta bene niente, altra evoluzione sonora che spinge sull’acceleratore per quanto riguarda la frequenza delle parole e sull’introduzione di suoni più effettati, e Me’nnamoravo de te, autentica poesia sociale dedicata all’Italia raccontata a partire dagli anni ’70 di Berlinguer proseguendo con l’alternanza politica degli anni ’80 e l’evoluzione degli anni ’90. Moro racconta un Paese in continuo cammino ma poi sentenzia “l’Italia s’è desta fra santi e assassini, appare cattiva, ladra e fallita ma è solo stuprata, confusa e impaurita”: un ritratto quanto mai crudo e reale che solo una penna attenta come quella di Moro poteva regalarci a 12 anni da una pietra miliare sociale come ‘Pensa’.
Migliori tracce | Come te – Filo d’erba – Ho bisogno di credere
Voto complessivo |Â 7.5/10
Tracklist |
- Figli di nessuno Â