Come i testi delle canzoni hanno raccontato il tema della famiglia
Questa è una riflessione, anzi un tentativo di riflessione, visto che individuare testi di musica italiana che ‘parlino’ di famiglie è affare di non poco conto. Se è vero che sono varie le canzoni dedicate a mamma, papà e, soprattutto figli, non sono altrettanto numerosi i testi che raccontano dei modelli familiari, in grado, cioè, di dirci come il nostro bel Paese coltivi il progetto di essere e farsi famiglia, al di là di quella di origine.
Un fatto è certo: finché viviamo, anche da adulti, non smettiamo mai di essere figli. Ce lo dice, con parole intrise di malinconica poesia, Cesare Cremonini “padre, occhi gialli e stanchi Cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi Madre, butta i panni E prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi Perché mi manchi” oppure Luca Barbarossa, figlio ormai cresciuto e che ora sente il bisogno di chiedere alla mamma “parlami di te, di quello che facevi, se era proprio questa la vita che volevi. Di come ti vestivi, di come ti pettinavi, se avevo un posto già in fondo ai tuoi pensieri. Dai, mamma, dai questa sera lasciamo qua i tuoi problemi e quei discorsi sulle rughe e sull’età”.
Emerge dai testi la fatica di accettare fino in fondo la scelta dell’autonomia e del distacco fisico dal nido genitoriale, come se questo significasse slegarsi da loro, sciogliere i nodi affettivi di quella rete che unisce tutti i componenti di una famiglia. Se in Cremonini si legge, infatti, “e se son stato così lontano è stato solo per salvarmi”, in Barbarossa l’esortazione “dai, mamma, dai questa sera fuggiamo via” nasce da una motivazione precisa, “è tanto che non stiamo insieme e non è certo colpa tua” e si chiude con una rassicurazione “ma io ti sento sempre accanto anche quando non ci sono, io ti porto ancora dentro, anche adesso che sono un uomo”. Del resto, come potrebbe essere diversamente?
“Si nasce in famiglia Voluti o non voluti Nel migliore dei casi Da genitori innamorati”, canta Giorgio Gaber, in un testo che sintetizza pienamente le fasi evolutive di una famiglia: “si forma un gruppo chiuso(…) All’inizio tutti emozionati (…) E si cresce in famiglia Tra i baci e le carezze (…) Nella quiete di una vita(…) E il timore di equilibri incerti (…) E si soffre in famiglia (…) Si impazzisce in famiglia”, continua con una vivida metafora “la famiglia tanto amata È una morbida coperta Che ti lascia una ferita Che rimane sempre aperta” per concludersi con l’avversativa “ma all’improvviso gli occhi di una donna E ritrovi quella meraviglia Che ti invoglia giustamente A farti una famiglia”. Con lo sguardo rivolto al mondo contemporaneo, è così azzeccato quell’avverbio ‘giustamente’ in riferimento all’incontro visivo tra un uomo e una donna? Sicuramente sì, se consideriamo la famiglia naturale, ma diventa decisamente parziale se consideriamo la varietà delle realtà familiari di oggi, in cui uomini e donne si costituiscono famiglia indipendentemente dal genere sessuale.
E qui, si apre un vero e proprio vuoto testuale, perché se è vero che esistono canzoni a raccontarci gli amori omosessuali, non se ne trovano sulla tematica prettamente familiare. Ad ogni modo, un filo conduttore che accomuna le famiglie di ogni genere lo potremmo individuare nelle parole di Lucio Battisti e nella prospettiva di progettare, materialmente, un proprio spazio sicuro da condividere e dove identificarsi: la casa. “Dove arriva quel cespuglio, la cucina Che avrà il sole di mattina Dove adesso è il mio berretto Lì la camera da letto E in direzione dello stagno Costruiremo il nostro bagno Entra pure, è la tua casa La tua casa fra le rose Ora appena prendo il mese Il primo muro, la tua casa, te lo giuro Ora siediti qui dove ci sarà il camino E pensa a quando tutta quella gente Pur passandoci vicino Non vedrà più niente Quella porta non è un sogno È robusta, è di legno”.
Dubbi, incertezze e crisi segnano il percorso di una coppia che si fa famiglia e, certamente, Emma lo sa, quando canta senza mezze misure: “io voglio essere il posto dove deciderai di restare costruiamo una casa un giardino col cane una vita banale come una, una di quelle che nessuno vuole raccontare oddio che tristezza e ho capito di colpo da che parte stare”. Quindi, essere famiglia e sentirsi parte di essa è una questione di scelte; questo, anche quando parliamo di un altro tipo di famiglia, più allargata e accomunata da una passione, come per esempio quella artistica.
In questo caso, si fa forte e stretto il senso di appartenenza insieme alla condivisione sincera, senza maschere e senza trucchi. Ce lo canta MezzoSangue “la mia famiglia sa chi sono, sa da dove vengo Sa quanto ci credo in questo suono e sa quanto ci spendo La mia famiglia mi conosce dentro Perché ho fatto un puzzle del mio petto E in ogni testo ce ne ho messo un pezzo La mia famiglia ha mille volti e un solo nome e lo urlo al cielo (…)La mia famiglia ascolta, c’ha la testa buona (…) La mia famiglia abbraccia con la guardia alta E crede in me perché in me vede un fratello che mo’ ce l’ha fatta (…) Brindo alla parola nuda e alla famiglia larga (…)La mia famiglia Non è il sangue, non è il nome, non la dinastia”.
Così intesa, persino i luoghi possono diventare famiglia per Rhove, “Wesh, la famiglia Torino, la famiglia Milano, la famiglia Le Padove, la famiglia (eh, eh) Wesh, la famiglia Zona, la famiglia Milano è la famiglia Torino è la famiglia”. Provando, a chiudere questo viaggio musicale, dobbiamo riconoscere ancora un altro aspetto fondamentale della famiglia: i valori che impariamo dall’esempio di quelle persone fondamentali per la nostra crescita umana ed emotiva, a cui potremmo decidere di dedicare le nostre più intime carezze, anche attraverso una canzone.
Come Tedua, che “decido di dedicare a te Tutta quanta la mia vita Love ma’” per tanti validi motivi: perché “da bambino mi spiegavi L’amore tra due umani Non è facile È fragile un cuore tra le mani”; per i tanti sacrifici e le scelte difficili, “due lavori, due figli, Toy Story Part-time, no coin Klondike coi tuoi Lo sai cambierà tutto In affido non mi fido Sfido in camera il buio Ti ho visto in lista per le popolari Dall’amico nei conventi Conviventi musulmani (…)Mamma sei lo stesso bella”; per il messaggio educativo ricevuto “tu mi hai insegnato sai a vivere la vita E non puoi raggiungere i desideri Se non ti ricordi da dove provieni”.
Francesco Penta
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